L’atteggiamento del risparmiatore italiano nei confronti dei mercati finanziari è sempre stato caratterizzato da una sostanziale prudenza. Anche in ambito previdenziale sembra confermarsi tale tendenza. Dai dati riportati nel recente Bollettino statistico 54 del Mefop circa un quarto degli aderenti ai fondi pensione è in linee garantite (il 23% degli iscritti nei fondi negoziali e il 26% nei fondi pensione aperti). Il tema della garanzia assumerà poi valenza soprattutto psicologica di assoluto rilievo anche in vista del tema del Tfr in busta paga. Il nuovo provvedimento voluto dal premier Matteo Renzi prevede infatti che i lavoratori potranno scegliere di ricevere, da marzo, il Tfr nello stipendio mensile. Va ricordato che il trattamento di fine rapporto in base all’articolo 2120 del codice civile gode di un meccanismo di rivalutazione legale (1,5% +75% dell’inflazione Istat) che pesa molto nell’immaginario collettivo. È anche da ricordare che in base alla normativa previdenziale i fondi pensione collettivi, per recepire il tfr dei lavoratori con il meccanismo del silenzio assenso, devono essere dotati di linee «a contenuto più prudenziale tali da garantire la restituzione del capitale e rendimenti comparabili, nei limiti previsti dalla normativa statale e comunitaria, al tasso di rivalutazione del tfr» quantomeno in un orizzonte temporale pluriennale. Ma in cosa consiste questa garanzia? La Covip, con specifica comunicazione, ha precisato che il termine «garanzia» deve essere inteso come un effettivo impegno ad assicurare con certezza il risultato della restituzione integrale del capitale, al netto di qualsiasi onere, entro un lasso di tempo predeterminato o al realizzarsi di determinati eventi che vengono individuati nel pensionamento, nel decesso, in una grave invalidità permanente che limiti la capacità lavorativa a meno di un terzo, nella disoccupazione per almeno 48 mesi.
La stessa comunicazione Covip precisa anche che l’importo minimo garantito, vale a dire il capitale minimo da restituire all’aderente al verificarsi degli eventi coperti da garanzia, va inteso come la somma dei contributi versati al fondo (inclusi gli eventuali importi derivanti da trasferimenti e i versamenti effettuati per il reintegro delle anticipazioni percepite, ridotto da eventuali riscatti parziali e anticipazioni), decurtata dei costi eventualmente posti direttamente a carico degli aderenti. Non devono invece intaccare il capitale minimo garantito le commissioni da corrispondere ai gestori finanziari per la gestione delle risorse (ivi incluse le eventuali commissioni di incentivo) e per la prestazione della garanzia, nonché gli oneri di negoziazione.
Qual è la offerta del mercato previdenziale in termini di garanzia e come va utilizzata tale possibilità dal risparmiatore? Sempre attingendo al Bollettino Mefop sono dotate di garanzia il 33% delle linee dei fondi pensione negoziali, il 31% dei fondi pensione aperti e il 43% dei pip. Nell’ambito dei fondi negoziali nel 100% dei casi si coprono ad evento i casi della inoccupazione per 48 mesi, l’invalidità permanente, il decesso dell’aderente, la prestazione pensionistica, la scadenza del mandato di gestione; nel 67% dei casi le anticipazioni per spese sanitarie; nel 17% dei casi la perdita dei requisiti di partecipazione, nel 6% il trasferimento, nel 6% l’anticipazione per acquisto abitazione, nel 3% l’anticipazione per altre esigenze e quella per ristrutturazione dell’abitazione. Nel caso dei fondi pensione aperti nel 100% dei casi si coprono l’invalidità permanente, il decesso, la prestazione pensionistica; nell’88% dei casi l’inoccupazione a 48 mesi, nel 26% il trasferimento, nel 15% l’anticipazione per spese sanitarie, nell’8% l’anticipazione per altre esigenze, per acquisto e ristrutturazione abitazione, e nel 6% l’inoccupazione a 12 mesi. Per i pip nel 98% dei casi vi è un rendimento consolidato anno per anno e il 2% copre invece la prestazione pensionistica. Come interpretare poi la opportunità della linea garantita? La garanzia è un paracadute nel breve periodo, ma in una più articolata strategia di lungo la scelta va ricondotta il binomio fondamentale di ogni scelta di investimento: rischio e rendimento.
A livelli di tolleranza al rischio bassi corrispondono rendimenti potenziali ridotti. Mentre a soglie di rischio più elevate corrispondono invece speranze di rendimento più consistenti. L’utilizzo consigliabile può essere quello di tipo conservativo, in età prossima al pensionamento oppure come strumento di diversificazione in un portafoglio previdenziale multilinea: si potrebbe ad esempio fare confluire i flussi di tfr in una linea con garanzia di conservazione del capitale o con rendimento minimo garantito e invece dirottare il contributo del lavoratore e del datore di lavoro in linee più aggressive. Nel lungo periodo è preferibile diversificare sia in senso spaziale (tra linee) che in senso temporale (nel durante), in rapporto all’età anagrafica ed in rapporto agli anni mancanti al pensionamento. (riproduzione riservata)