di Roberta Castellarin
L’Italia si trova a un punto di svolta e il consensus sul Paese appare troppo pessimista. Così il capo economista di Exane Bnp Paribas , Pierre Olivier Beffy, in un report pubblicato ieri. «L’Italia è il Paese che beneficerà di più del Qe della Bce. Il rapporto debito pubblico/pil è uno dei più elevati nell’Eurozona (132%), ma dai conti pubblici emerge un avanzo primario.
Per questo motivo, l’acquisto di una parte del debito pubblico italiano da parte della Banca d’Italia continuerà a favorire la riduzione dello spread. È interessante evidenziare che lo spread italiano a 10 anni sta già colmando il gap rispetto a quello dei titoli spagnoli».
Exane ricorda che l’economia italiana potrebbe inoltre beneficiare del maggiore rialzo degli investimenti delle aziende in maniera superiore agli altri Paesi dell’eurozona. Dopo che gli investimenti sono diminuiti per anni, ora le condizioni per la concessione di credito alle imprese sono significativamente migliorate. In un Paese ricco di piccole banche e di pmi le condizioni alle quali il credito può esser concesso sono molto importanti per definire gli investimenti. Per questo motivo, anche se sull’Eurozona vi possono essere sorprese positive sull’andamento della spesa dei consumatori e, in alcuni Paesi, sull’andamento del settore immobiliare, in Italia sono gli investimenti delle imprese che potrebbero sorprendere. «Non va inoltre dimenticato che l’Italia è uno dei Paesi che beneficerà maggiormente delle nuove direttive fiscali europee.
Le nuove regole consentono ufficialmente a un Paese di allentare le misure utilizzate per raggiungere il consolidamento fiscale, a condizione che il disavanzo sia mantenuto al di sotto del 3% del pil, come è il caso dell’Italia. Inoltre, l’Italia potrà aumentare gli investimenti pubblici grazie ai co-finanziamenti delle istituzioni europee. Questi due elementi fanno sì che la politica di bilancio sia più accomodante rispetto a quanto sarebbe stata se le regole fossero rimaste immutate», dice Beffy.
Inoltre, il processo delle riforme è ormai ben avviato. «E, dato che le riforme strutturali tendono, nel breve termine, a svantaggiare alcune categorie, il primo ministro Matteo Renzi ha messo in pratica misure per attutire quest’impatto negativo. Per esempio il Jobs Act è stato accompagnato dall’estensione delle indennità di disoccupazione. Con le prossime elezioni in programma nel 2018, Renzi ha ancora molto tempo per implementare le riforme necessarie», spiega Beffy.
Nel lungo termine l’economia italiana dovrà tuttavia affrontare ancora molte sfide strutturali. La crescita demografica è bassa, la competitività in termini di costo deve migliorare e devono essere ancora implementate molte riforme strutturali. «Tuttavia, quest’anno la situazione dell’economia italiana sembra finalmente volgere al positivo e, dopo anni di false partenze e delusioni, il 2015 potrebbe essere, all’interno dell’Eurozona, l’anno dell’Italia», conclude Beffy. (riproduzione riservata)