Il 53% degli italiani è sempre più attento alle spese per la salute e permane la percezione di lunghe liste di attesa nel pubblico e di costi elevati nel privato. Sono i principali risultati dell’ultimo Osservatorio Sanità, l’indagine periodica sulla sanità avviata nel 2002 da Unisalute, la compagnia di assicurazione sanitaria del gruppo Unipol (prima in Italia per numero di assicurati, 4,8 milioni). Dall’Osservatorio Sanità 2014 emerge che il 38% dei cittadini fa solo le visite indispensabili quando ne ha davvero bisogno, mentre il 15% dichiara apertamente di effettuare meno controlli per motivi economici. Si risparmia anche sulla sanità privata: più di un italiano su quattro (27%) ha diminuito la frequenza con cui si rivolge alla sanità a pagamento e ben il 75% dichiara che ciò è dovuto a questioni economiche. In un momento di forte revisione della spesa dello Stato per la sanità è necessaria una strategia per aiutare gli italiani a curarsi di più e meglio. Come spiega Fiammetta Fabris, direttore generale di Unisalute.
Domanda. Dottoressa Fabris, in questo momento di difficoltà dell’economia come stanno reagendo gli italiani sul fronte della spesa sanitaria privata?
Risposta. Negli ultimi anni gli italiani hanno ridotto il consumo di beni e servizi sanitari per motivi economici. Secondo la Corte dei Conti, la spesa sanitaria privata conferma il trend già iniziato nel 2011, registrando nel 2013 il valore di 26,9 miliardi di euro, in calo del 5,3%, circa 1,5 miliardi di euro, rispetto al 2012. L’indagine Censis sulla situazione delle famiglie stima che, a fronte della riduzione della spesa sanitaria pubblica e di quella privata, le famiglie italiane hanno rinunciato a 6,9 milioni di prestazioni mediche private nel 2013. Nei prossimi anni la sanità dovrà essere sostenuta da forme di assistenza integrativa che supplisca alla contrazione dei redditi delle famiglie permettendo loro di accedere in tempi rapidi a prestazioni sanitarie di qualità.
D. Dal suo osservatorio quali sono le ultime tendenze in atto nel comparto dell’assistenza sanitaria integrativa a livello aziendale?
R. Le aziende sono sempre più consapevoli dell’importanza di misure di welfare a favore dei propri dipendenti: si tratta di soluzioni che aiutano la fidelizzazione degli stessi, contribuiscono a un clima più sereno all’interno dell’azienda e permettono anche di usufruire di vantaggi fiscali. Tra i servizi offerti in ambito di welfare aziendale, quelli legati alla sanità integrativa sono tra i più apprezzati tanto da diffondersi sempre in più settori lavorativi: dal commercio al metalmeccanico, dagli artigiani ai trasporti, passando per settori quali l’edilizia, le telecomunicazioni, la distribuzione e i servizi ambientali. In Unisalute studiamo soluzioni dedicate per le aziende, anche per i soggetti solitamente non coperti da forme di sanità integrativa.
D. Secondo lei il modello che prevede un’unione tra fondi pensione e fondi sanitari è praticabile o è meglio tenere distinte le due aree?
R. Personalmente ritengo che ci possano essere forme di sinergia tra i due strumenti di welfare pur presentando specifiche aree di diversità. Ad esempio gli impegni dei fondi sanitari sono completamente diversi da quelli pensionistici. I primi hanno necessità di erogare risorse durante la fase di adesione del contribuente, i secondi invece sono chiamati a versare la rendita a fine periodo ovvero nel momento in cui l’iscritto va in pensione. Sono quindi necessari modelli organizzativi e gestionali diversi.
D. Nelle long term care, ovvero le coperture per la perdita dell’autosufficienza su cui in Italia c’è molto da lavorare, qual è secondo lei il modello che potrebbe funzionare meglio?
R. In Europa, l’Italia è seconda solo alla Germania per indice d’invecchiamento. Gli ultra 65enni passeranno dal 20,3% attuale al 33% nel 2030 (fonte Istat), e le persone non autosufficienti dai 2,1 milioni attuali a 3,5 milioni. Questo comporterà una crescente richiesta di assistenza sanitaria e una nuova integrazione tra gli strumenti di welfare pubblici e privati, che dovranno garantire la tutela sanitaria e sociale delle persone attraverso la costituzione di fondi sanitari territoriali. L’obiettivo è quello di offrire a tutti i cittadini nuove forme di tutela derivanti da un mix pubblico-privato per l’offerta di servizi assistenziali, oggi fortemente insufficiente o lasciata all’assistenza informale da parte delle famiglie.
D. Cosa risponde a chi afferma che le coperture sanitarie finora sono state poco sottoscritte dagli italiani anche perché alla fine dei conti sono care e coprono solo pochi eventi o vengono viste come doppione della sanità pubblica?
R. Questo modo di pensare poteva essere comune a molti italiani fino a qualche tempo fa, ma oggi i tempi sono maturi per un cambio di tendenza. Ritengo infatti che il mercato delle polizze individuali potrà avere ampi spazi di sviluppo nel prossimo futuro, in quanto sarà necessario integrare la copertura pubblica con soluzioni private anche attraverso strumenti assicurativi. Sarà un processo lento ma inevitabile.
D. Quali sono le novità che ha in serbo UniSalute per quest’anno in tema di welfare e sanità integrativa?
R. Siamo stati i primi nel 2011 ad avere ideato per il singolo o la famiglia la vendita online di piani sanitari modulari per costruire una copertura personalizzata. Per le nostre coperture collettive legate al mondo del lavoro, studiamo Piani sanitari personalizzati per tutte le esigenze che comprendono ad esempio garanzie innovative come programmi di prevenzione per le principali patologie o piani di assistenza domiciliare in caso di non autosufficienza o post ricovero. Inoltre stiamo studiando soluzioni di welfare per le categorie trasversali della popolazione che, nel mondo del lavoro, sono protette solo marginalmente. Il passaggio dal modello di assunzione a tempo indeterminato a quello di precariato ha posto un tema nuovo sul tavolo della parti sociali. La soluzione che abbiamo individuato è la costituzione di fondi aperti, che consentono anche a chi ha meno tutele di aderire alla sanità in forma libera. (riproduzione riservata)