Le posizioni sono ancora distanti: le Federazioni spingono per gruppi bancari organizzati su base territoriale, ma Iccrea non disdegnerebbe un ruolo da capogruppo alla francese
di Claudia Cervini
La linea nazionale sull’autoriforma del sistema cooperativo ufficialmente non c’è ancora. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza la proposta dovrebbe arrivare sul tavolo del Consiglio nazionale di Federcasse il 12 marzo, ma le posizioni all’interno del sistema cooperativo sono ancora distanti. Le principali federazioni locali vorrebbero perseguire aggregazioni su base territoriale mantenendo il modello cooperativo e le sinergie sviluppate in questi anni. In questo modo verrebbe valorizzata l’integrazione dando vita a gruppi industriali veri e propri, ma senza mettere in discussione il modello associativo. A Iccrea Holding, la banca di secondo livello che offre prodotti e servizi alle oltre 380 banche di credito cooperativo, secondo quanto riportato da alcune fonti, non dispiacerebbe il modello francese e spagnolo che la vedrebbe come unica capogruppo (partecipata in misura più o meno ampia dalle stesse cooperative appartenenti al gruppo) con maggiori poteri. A queste due posizioni si aggiungono quelle delle singole Bcc: alcune banche vorrebbero, come prevedibile, mantenere lo status quo, ma secondo alcune fonti si tratta di un numero inferiore alle aspettative e rappresenterebbe un falso problema che potrebbe essere controllato dalle stesse federazioni ormai certe (almeno nella maggior parte dei casi) che lo status quo non è più sostenibile. Federcasse, per voce del suo direttore generale Sergio Gatti, ha recentemente dichiarato in un’intervista proprio a MF-Milano Finanza di essere pronta al cambiamento portando due episodi a sostegno della capacità del sistema ad autoriformarsi (la riforma degli statuti-tipo del 2011 e l’avvio del Fondo di garanzia obbligazionisti nel 2007). Eppure una linea nazionale non è ancora stata proposta ufficialmente, nemmeno alle federazioni. Probabilmente perché, fa notare qualche osservatore, in questo momento qualsiasi posizione sarebbe vittima della fronda, anche se soltanto in modo pregiudiziale. Il dato di fatto è che, alla scadenza del 12 marzo, mancano soltanto tre settimane: il tempo stringe, dunque, per raggiungere una posizione comune che possa essere condivisa dal sistema. Nel corso della recente audizione alla Camera, Federcasse aveva chiesto «qualche settimana, un mese, massimo due» per lavorare all’autoriforma. E in un recentissimo intervento il ministro Pier Carlo Padoan ha gettato acqua sul fuoco dichiarando che «per le banche di credito cooperativo non è allo studio un decreto». Questo è indubbio, ma se la federazione nazionale del credito cooperativo non raggiungesse un risultato definitivo in tempi utili, allora la palla passerebbe al Governo. La posizione della federazione presieduta da Alessandro Azzi sarebbe quella di lavorare a una terza via, lontana da un modello europeo definito che preveda maggiore integrazione, ma senza guardare al modello Crédit Agricole. Intanto le Casse rurali, quelle che Bankitalia ha definito (a ragione) più virtuose, hanno chiuso il 2014 con un rosso da 30 milioni. (riproduzione riservata)