Assofondipensione, l’associazione dei fondi pensione negoziali cui sono iscritti due milioni di lavoratori dipendenti, esprime la sorpresa di trovarsi destinataria di un nuovo provvedimento in materia di previdenza integrativa, contenuto nel DDL Concorrenza varato dal Consiglio dei Ministri, senza che alcuno avesse segnalato l’esistenza di un problema così urgente da intervenire a neanche due mesi di distanza rispetto alle novità introdotte con la Legge di stabilità, cioè l’anticipo del TFR in busta paga e l’aumento della tassazione sui rendimenti dei Fondi Pensione. L’affastellarsi di iniziative su un tema così delicato come la pensione dei lavoratori italiani dà comunque il senso di un approccio pericolosamente disorganico.
In merito all’art. 15 dell DDL Concorrenza, viene subito da osservare che qualsiasi intento teso alla liberalizzazione del mercato dovrebbe rispettare due presupposti: la prova che esistano la distorsione della concorrenza e la simulazione dei benefici post-intervento, sia breve, sia a medio termine. In altre parole: dimostrare che l’effetto auspicato sia a somma positiva.
In particolare, la previsione che estende la portabilità del frutto della contrattazione collettiva, cioè del contributo datoriale, nelle intenzioni del Governo dovrebbe costituire un miglioramento delle condizioni di concorrenza nel settore.
Questa nuova formulazione, invece, si palesa come incoerente con gli obiettivi fissati dal D.Lgs. n. 252/2005; non realizza un miglioramento delle condizioni concorrenziali del settore, ma induce uno squilibrio di posizioni relative tra i vari attori, contravvenendo ai principi generali in materia di efficacia soggettiva del contratto collettivo di lavoro.
Per Assofondipensione, la portabilità automatica del diritto al contributo datoriale, lungi dal creare condizioni di parità tra le diverse forme complementari, chiuse e aperte, darebbe luogo solo ad una discriminazione dei Fondi Pensione Negoziali. Innanzitutto, perché resterebbero comunque nell’impossibilità di ricevere iscrizioni provenienti da ambiti diversi da quello contrattualmente definito, a differenza dei soggetti di matrice assicurativa, che già oggi possono contare su un bacino di riferimento illimitato e sul supporto di una potente rete di vendita. Poi, perché sarà inevitabile che tale rete di vendita trasformi i lavoratori aderenti ai Fondi chiusi in una sorta di terreno di caccia preferenziale, invece di andare alla ricerca di nuove adesioni tra chi ancora non ha alcuna posizione previdenziale integrativa.
In conclusione, è chiaro che l’effetto complessivo sia a somma zero, visto che toglie a qualcuno, ciò che concede ad altri.