Secondo l’ultima edizione del Global Pension Assets Study di Towers Watson, nel 2013 i fondi pensioni globali nei 13 principali mercati sono cresciuti del 9,5% (rispetto al 6,9% del 2012) raggiungendo un nuovo massimo di quasi 32 trilioni di dollari. Prosegue quindi la crescita iniziata nel 2009 quando gli asset registrarono un aumento del 18%, in netto contrasto con il calo del 22% nel 2008 quando la raccolta fu appena di 20 miliardi di dollari. Dal 2003 la crescita media annuale degli asset dei fondi pensione globali è stata del 6,7%.

L’indagine rivela che, nel 2013, la crescita degli asset ha contribuito a rafforzare a livello globale i bilanci dei fondi pensione1. Inoltre, il rapporto tra gli asset globali e il PIL mondiale è il più alto di sempre. In particolare, le attività previdenziali ammontano oggi a circa l’83% del PIL mondiale, un forte incremento rispetto al 76% del 2012 e nettamente superiore anche rispetto al 57% registrato nel 2008.

Alessandra Pasquoni, Responsabile dell’attività di Investment Consulting per Italia di Tower Watson, ha commentato: “Durante il 2013, i mercati azionari hanno vissuto il loro migliore anno dall’inizio della crisi finanziaria e di conseguenza, anche i fondi pensione nella maggior parte dei mercati stanno vivendo il loro momento migliore. La ripresa economica globale è proseguita per tutto il 2013 grazie all’assenza di particolari eventi negativi e a una serie di notizie economiche positive: dopo un lungo periodo di austerità e incertezza finanziaria, tutto questo è davvero incoraggiante. In linea generale, i fondi pensione stanno implementando delle strategie di investimento più flessibili e che incorporano una più ampia visione del rischio, così da tenere in maggiore considerazione l’estrema volatilità economica e di mercato che hanno sperimentato negli ultimi cinque anni. Questo perché la ripresa economica globale – e l’implicita normalizzazione delle condizioni di mercato – non è affatto garantita”.

Altri importanti risultati emersi dal report:

Il tasso medio di crescita decennale dei fondi pensione globali (in valuta locale) è poco inferiore all’8%. I più grandi mercati sono gli Stati Uniti, il Regno Unito e il Giappone con rispettivamente il 59%, 10% e 10% del totale dei fondi pensione. In particolare, il Regno Unito gli asset dei fondi pensione hanno fatto segnare il maggior incremento in proporzione al PIL, seguito da Paesi Bassi e Stati Uniti. Inoltre, in termini di tasso di crescita annuo medio, il Sud Africa ha quello più alto (oltre il 14%), seguito da Hong Kong (12%), Australia (12%), Regno Unito (11%) e Brasile (11%).

Relativamente all’asset allocation per i sette più grandi mercati pensionistici, è emerso che la quota dei bond è diminuita nel complesso del 12% negli ultimi 19 anni (da 40% a 28%) mentre la quota di equity è diminuita del 3% (al 52%) nello stesso periodo.

Le asset allocation in investimenti alternativi invece, in particolare immobiliari e meno in hedge funds, private equity e commodities, sono aumentate passando dal 5% del 1995 al 18%.

“In Italia il peso degli investimenti alternativi nei portafogli degli istituzionali è tradizionalmente basso e solo parzialmente riconducibile a limiti regolamentari”, prosegue la Pasquoni. “Tuttavia, l’attuale contesto di bassi tassi di interesse e aumento della volatilità nei mercati azionari, pone oggi l’esigenza di diversificare il portafoglio verso investimenti alternativi, aventi un profilo di rendimento più alto e un orizzonte temporale più lungo. Inoltre, molti investitori riconoscono oggi l’importanza di investire in uno spettro di opportunità più ampio, non più limitato ai confini nazionali, ma aperto ad esplorare una dimensione globale. Esempi evidenti sono riconducibili ad assets, come il Real estate, che tradizionalmente hanno avuto una connotazione puramente nazionale e che oggi intraprendono un percorso di diversificazione geografica più marcato. Va comunque ricordato che, se da un lato molti istituzionali mostrano un interesse verso assets alternative, la loro implementazione nei portafogli è ancora limitata. Data la natura illiquida di questi strumenti, un eventuale investimento richiederebbe una consapevolezza della complessità dell’asset class, del suo processo di selezione e monitoraggio, nonchè del livello di governance richiesto”. ha concluso Alessandra Pasquoni.