Paolo Possamai
Trieste U n avviso di garanzia per Giovanni Perissinotto e Raffaele Agrusti, rispettivamente ex amministratore delegato e ex direttore generale di Generali. L’iniziativa del procuratore Federico Frezza è stata suscitata dal dossier inviato alla Procura della Repubblica di Trieste da Consob e Ivass nell’ottobre scorso. Il pm dall’autunno passato ha ascoltato parecchi dei protagonisti di questa vicenda – da Mario Greco a Enrico Marchi – tutte ‘persone informate sui fatti’. A lla fine, e per la precisione tre settimane fa, il pm triestino ha deciso che Perissinotto e Agrusti dovevano essere indagati per un reato tutt’altro che corrente in Italia: ostacolo alle Autorità di vigilanza. Non è stato un balzo di fantasia del pm l’ipotesi di reato, dato che proprio Consob e Ivass sottolineano di avere avuto comunicazioni scarse e opache da Generali su una serie di specifici dossier. Dossier che, benché ricercati con la massima determinazione dai funzionari competenti della compagnia del Leone, sono spariti. Volatilizzati. Non una carta, non un faldone, non una mail sono stati rinvenuti negli archivi e negli uffici della compagnia riguardo a determinate operazioni che – quale comune denominatore – sono contraddistinte dalla presenza di alcuni azionisti di Generali riuniti nei veicoli Ferak e Effeti. Tale particolare, che fa pensare a una vicenda da spy story ambientata tra le eleganti boiseries della compagnia, è emerso durante un colloquio avvenuto a dicembre tra il pm Frezza e l’attuale Ceo, Mario Greco. Il magistrato ha chiesto
al manager di poter disporre di tutti i documenti inerenti le sette operazioni rilevate da Consob e Ivass, incredulo ne ha ascoltato la risposta: Greco ha sostenuto che la ricerca è avvenuta in ogni dove, sia alla direzione centrale che nelle altre sedi principali, che a livello internazionale nelle varie finanziarie coinvolte. Ma non è stato possibile raccogliere alcun documento. Su tale versante il pm intende orientare la propria attività investigativa: la Guardia di Finanza avrà tante porte cui bussare, incluse blasonate istituzioni finanziarie internazionali. Parliamo delle stesse vicende che – il 19 febbraio scorso – hanno condotto il consiglio di amministrazione presieduto da Gabriele Galateri a deliberare una causa di lavoro nei riguardi dell’ex capoazienda Perissinotto e del suo braccio destro Agrusti. E mentre al palazzo rosa affacciato al Porto Vecchio di Trieste il board decideva sulle posizioni di due manager che hanno portato per mano il Leone lungo due lustri e mezzo, i loro avvocati erano già alle prese con due avvisi di garanzia che – per tanti versi – hanno un tono coerente con l’attitudine di fondo dei pareri legali firmati da Erede e Mucciarelli nell’estate scorsa per conto di Generali. Le puntate giudiziarie odierne, in effetti, richiamano un indispensabile prologo. Per preparare la riunione del board di inizio luglio 2013, che aveva bocciato l’azione di responsabilità verso Perissinotto e Agrusti, Generali aveva chiesto allo studio legale Bonelli Erede Pappalardo e all’avvocato Mucciarelli di valutare cinque operazioni catalogate come ‘investimenti alternativi’. A finire sotto la lente erano state allora la sottoscrizione tra il 2000 e il 2002 di notes emesse da Capital Appreciation ltd, veicolo off-shore caraibico, per un importo complessivo di 52,2 milioni; la sottoscrizione di notes emessi nel 2003 da Cartooner Enterprises ltd, altro veicolo off-shore, per 70 milioni di dollari; il finanziamento nel 2007 al gruppo Finanziaria Internazionale, che fa capo a Enrico Marchi e Andrea De Vido, per 40 milioni destinato alla operazione ‘Carta Commerciale Finleasing’. Meritano poi un capitolo a se stante, all’interno della categoria battezzata ‘investimenti alternativi’, gli investimenti realizzati da World Global Opportunities, ennesimo veicolo off-shore creato nel 2002. Spicca la sottoscrizione di un bond per 180 milioni emesso dalla lussemburghese Allbest sa, finalizzato all’acquisto del 2,95% di Ilva, impresa siderurgica di cui la famiglia Amenduni – primario sottoscrittore di Ferak e Effeti – possiede il 10%. in secondo luogo, emerge pure il coinvolgimento di World Global Opportunities, tramite un contratto di total return swap, nell’operazione con cui Hsbc ha sottoscritto nel 2007 degli strumenti partecipativi emessi da Palladio Finanziaria, equivalenti a circa il 49% del capitale di PFH1 holding di controllo del Gruppo Palladio, la cui maggioranza fa capo ai due ammini-stratori delegati Roberto Meneguzzo e Giorgio Drago. A proposito di carte introvabili, in Generali non vi sarebbe copia nemmeno del contratto con Hsbc e il colosso bancario inglese si sarebbe rifiutato di farne avere una a chi guida il nuovo corso a Trieste. Non è dunque ancora ben chiaro il ruolo avuto da Generali in questa complicata vicenda con Palladio, resa quanto mai oscura dalla triangolazione su varie società domiciliate in altrettanti paradisi fiscali. Di sicuro vi è la battuta, secondo la quale l’allora presidente di Generali, Cesare Geronzi, aveva visto in questo fitto intreccio di partecipazioni incrociate tra la Compagnia e alcuni azionisti del Leone un éscamotage del top management per blindarsi. Da notare poi che, rispetto al perimetro di analisi dell’estate scorsa, nelle ultime settimane sono entrati due nuovi ‘investimenti (che salgono dunque in totale a sette). Finiscono sotto al faro la sottoscrizione di una obbligazione di Finanziaria Internazionale da 50 milioni (rimborsata in questo mese) e l’ingresso di Generali con una dote di 150 milioni nel fondo infrastrutturale Vei, promosso da Palladio. Meneguzzo ha spiegato in varie occasioni che l’iniziativa è nata da una precedente e fallimentare intrapresa di Generali con Valiance, che aveva messo sul piatto addirittura mezzo miliardo. Tutte le operazioni rubricate alla voce ‘investimenti alternativi’ sono precedenti al 2007, anno in cui Raffaele Agrusti ha assunto accanto ai gradi da direttore generale – anche le funzioni di direttore finanziario, dunque con competenza specifica. E da questo punto di partenza muoverà Agrusti, che con i suoi legali sta valutando di denunciare la compagnia del Leone per danni reputazionali. Chi frequenta Agrusti di questi tempi ne descrive l’amarezza per l’epilogo di un rapporto di lavoro lungo trent’anni, ma nel contempo l’intenzione di dare battaglia: Agrusti rileva in particolare di non essere mai stato chiamato dal nuovo top management del Gruppo a contro- argomentare le contestazioni poi divenute di pubblico dominio e materia giudiziaria infine. Da notare che Agrusti ha lasciato ogni carica in Generali al 31 dicembre 2013 e per questo il board la settimana scorsa ha potuto decidere il blocco della liquidazione di 6,1 milioni. Possibile immaginare in questo caso una transazione, dunque; più arduo lo stesso percorso con Perissinotto, cui la Compagnia ha da un anno consegnato una liquidazione di 11 milioni. Dicevamo che la linea di condotta sin qui seguita dal pm Frezza appare sintonica alle conclusioni di Erede e Mucciarelli della scorsa estate. Il professor Francesco Mucciarelli sosteneva che l’analisi «non ha evidenziato profili di rilevanza penale» e «le condotte non integrano nessuna delle tre fattispecie considerate (articoli 2621-2622, articolo 2628 e 2634)». «Molte delle risultanze delle indagini» si legge nel corposo parere dello studio legale milanese – sono «indiziarie, il cui significato potrebbe essere smentito da elementi non noti e che emergessero in un contraddittorio in sede giudiziaria». A ulteriore riprova di una linea di pensiero orientata a massima prudenza, Erede sottolineava che «l’onere della prova dell’inadempimento, così come la prova del danno che ne sia derivato, sarebbe in giudizio a carico della società». E comunque, tenendo conto «del sicuramente gravoso ulteriore impegno di risorse in un contenzioso del genere qui considerato, l’ammontare dei danni effettivamente recuperabile difficilmente si avvicinerebbe a quelli subiti». Vero che tra le preoccupazioni emergenti dai pareri legali acquisiti nel luglio scorso risultavano particolarmente marcati il tema della «reputazione della società» e gli effetti che un’azione di responsabilità potrebbe determinare sul gruppo circa «la tenuta di punti nevralgici della governance». Questioni che alla magistratura ovviamente non interessano. Vedremo dunque che cosa troverà il pm Frezza arando il campo. L’ex ad Giovanni Perissinotto insieme all’ex dg Raffaele Agrusti Nella foto, la sede della direzione delle Assicurazioni Generali a Trieste