è un promotore finanziario moderno che cavalca l’onda della tecnologia, nonostante un’età media non proprio bassa, soddisfatto della società in cui opera, che consiglierebbe anche ai colleghi. È questo in sintesi il quadro d’insieme che emerge dalla XI edizione di PF Monitor 2012, ricerca annuale condotta da Gfk Eurisko. Il campione di intervistati, costituito da oltre 1.800 promotori finanziari appartenenti a undici diverse società estratti casualmente dal sito Apf, sono stati selezionati in base a due criteri, l’attuale esercizio della professione e la rete di appartenenza. La novità di quest’anno? L’analisi di aree di indagine prima non considerate e cioè il time budget del pf, le dotazioni come tablet e smartphone e l’utilizzo dei new media, tra gli altri.
Ed ecco le prime evidenze. La soddisfazione complessiva si mantiene costante rispetto al passato e si attesta nell’ultima indagine su una media che supera i tre punti in un range che va da un minimo di 1 a un massimo di 4. Nel dettaglio, circa un intervistato su tre si è detto completamente soddisfatto e il 60% piuttosto soddisfatto. In termini di inserimento e sviluppo professionale in azienda si rileva uno spostamento di opzioni di risposta da chi si dice completamente soddisfatto a chi invece si definisce piuttosto insoddisfatto, raccogliendo il 15% dei favori del campione. «Questo può avere una doppia lettura», ha sottolineato Nicola Ronchetti, Business Director di Gfk Eurisko, che ha curato la ricerca. «Rileviamo che non ci sono state cadute nel livello di soddisfazione ma neppure un incremento. Questo perché la relazione tra promotore finanziario e rete di appartenenza si può definire come un lungo matrimonio grigio. Dobbiamo anche considerare tuttavia che il promotore finanziario ha un’età media di 47 anni e ogni anno ha un anno in più e quindi le prospettive di sviluppo professionale si abbassano. Ci dobbiamo tuttavia aspettare un’esplosione di iscrizioni all’Albo, è prevedibile che si verificherà un’iniezione di nuove leve, derivanti non solo da esuberi bancari, con i front desk delle agenzie che verranno riposizionati nei dipartimenti commerciali».
Quanto alla possibilità di interagire con la società emerge poi una distribuzione di risposte spalmata su opzioni differenti: il 28% è completamente soddisfatto, il 48% lo è completamente, mentre il 19% è piuttosto insoddisfatto. Qual è dunque l’area di miglioramento per le reti? «Quel promotore su cinque che prende le distanze dalla preponente probabilmente proviene da una struttura articolata con matrice bancaria», ha spiegato Ronchetti. «È importante che il promotore finanziario si senta parte di un complesso, di un disegno comune ed è necessario costruire con lui una forte empatia», ha aggiunto.
Formazione e informazione da parte delle società sono state poi le altre aree di indagine della ricerca che ha portato alla luce un dato rassicurante, che rappresenta anche il rovescio della medaglia, poco sopra descritto: «In una grande azienda i promotori finanziari hanno maggiori strumenti di profilazione della clientela come anche di interpretazione dei mercati e questo aiuta molto nello svolgimento dell’attività quotidiana», ha sottolineato Ronchetti.
I promotori finanziari consiglierebbero quindi la società per cui operano ai propri colleghi? La risposta è affermativa, senza alcuna esitazione per il 59% del campione e «probabilmente» per il 34%. E sulla propensione a continuare il rapporto lavorativo nell’attuale ambiente di operatività quanto emerge è che rispetto a qualche anno fa esiste una sicurezza inferiore rispetto al presente e al futuro. «Oggi il mercato è più concentrato e non ci si strappa più i promotori finanziari a peso d’oro come accadeva nel passato, nel 2005 e nel 2006», ha spiegato Ronchetti. «Oggi i promotori finanziari si spostano grazie al loro network e lo fanno per conoscenze più o meno dirette; tra cinque anni potrebbe cambiare il mondo di riferimento. Al momento il campione prevede di continuare il rapporto di lavoro con la propria attuale società almeno fino al prossimo anno», ha aggiunto. Scende infatti dal 78% al 57% e poi al 43% la percentuale di chi dà per certa la propria permanenza nell’attuale rete distributiva rispettivamente a uno, tre e cinque anni.
Ma quanto tempo impiegano i promotori finanziari nelle varie attività che la professione comporta? Fatto 100 il totale del tempo a disposizione, il 44% è destinato alla gestione dei clienti attuali, il 19 alla ricerca di nuovi clienti, altrettanto alla formazione e il 18% è dedicata alle attività amministrative e burocratiche. «Una percentuale, quest’ultima, elevata», ha commentato Ronchetti. «Dipende tuttavia dal tipo di struttura in cui il promotore finanziario opera. Alcune strutture sono più in grado di cavalcare l’innovazione tecnologica e quindi questa percentuale scende, rendendo più snelle e veloci alcune procedure; sul resto, la distribuzione del proprio tempo dipende in buona parte dal portafoglio che si detiene e non dimentichiamo anche il fattore età media della categoria, aspetto che rende ancora più significativo il dato relativo alle dotazioni del pf e all’utilizzo dei new media: se tutti possiedono un pc portatile e oltre la maggioranza ha uno smartphone, ben il 44% possiede un tablet e il 53% è iscritto a un social network», ha concluso Nicola Ronchetti. Che sia l’inizio di una nuova era?