di Andrea Di Biase

 

Mediobanca prosegue con una prudente politica di impiego, che dovrebbe essere anche uno dei caposaldi del nuovo piano strategico che, come annunciato ieri dall’ad Alberto Nagel, dovrebbe essere pronto entro giugno.

Nel semestre al 31 dicembre, chiuso con un utile netto raddoppiato a 124 milioni nonostante la svalutazione da 95 milioni sulla partecipazione in Telco, Piazzetta Cuccia ha infatti ridotto in maniera significativa gli impieghi verso la clientela corporate, che si sono attestati a 16,1 miliardi rispetto ai 17,9 miliardi del 30 giugno 2012 (-17,1%). Una politica all’insegna della prudenza che, almeno in parte, è destinata a proseguire anche nei prossimi trimestri, anche se nel corso della conferenza telefonica con gli analisti Nagel ha sottolineato che a livello aggregato non dovrebbe esserci un ulteriore deleverage. L’erogazione di nuovo credito avverrà comunque con criteri di selezione estremamente rigorosi. Per esempio, ha spiegato l’ad di Mediobanca, in futuro l’istituto non sarà più propenso a finanziare operazioni di leverage buyout.

L’esigenza di preservare la qualità dell’attivo (nel wholesale banking le attività deteriorate nette rappresentano l’1,6% degli impieghi, mentre non figurano sofferenze) e di fare credito che dia ritorni, a fronte di una bassa domanda e di un costo della raccolta in crescita, ha tuttavia impattato sui ricavi di Mediobanca.

Nel semestre il margine di interesse ha registrato una flessione del 6,7% a 517,7 milioni. Un calo attribuibile principalmente proprio alla divisione corporate & investment banking, che ha visto il margine di interesse scendere da 204,5 a 157,4 milioni, ma che ha coinvolto, seppur in maniera più lieve, il comparto del credito al consumo. Nel semestre la controllata Compass ha mantenuto stabili a 9,2 miliardi gli impieghi (-12% l’erogato dall’intero sistema nel 2012). I ricavi si sono attestati a 346 milioni, in flessione del 4% ma a causa delle minori commissioni legate alla normativa più stringente sulla vendita di prodotti assicurativi. Nel retail banking CheBanca! ha ridotto la perdita semestrale a 7,6 milioni da 14,6 grazie alla riduzione dei costi di struttura. La crescita dei depositi (+15% a 12,2 miliardi) non si è invece riflessa sui ricavi (-3,8% a 78,5 milioni) a causa del maggiore costo della raccolta e la prudente politica di investimento degli attivi. La divisione Principal Investing ha invece chiuso il semestre con una perdita di 52 milioni per via della svalutazione della quota in Telecom e le perdite operative di Rcs (-18,7 milioni), in parte compensato dall’apporto positivo delle Generali (75,6 milioni da 65,9 milioni). Dal punto di vista patrimoniale, Mediobanca ha archiviato il primo semestre con un Core Tier 1 ratio in crescita dall’11,5 all’11,8%.

La giornata di ieri ha visto riunirsi anche il patto di sindacato della banca d’affari. I grandi soci di Mediobanca hanno autorizzato lo svincolo della partecipazione diPoligrafici Editoriale (0,11%)e hanno rimandato a settembre, quando dovrà essere rinnovato l’accordo, ogni decisione sulla partecipazione detenuta da FonSai. Il patto ha infine limitato i poteri del presidente Angelo Casò, che siede anche nel cda dell’istituto, per «rafforzare, sul piano della forma e dell’apparenza, il requisito di indipendenza dello stesso». Casò non eserciterà il diritto di voto nel comitato direttivo. Sarà poi lo stesso direttivo del patto a decidere se chiedere ai soci, in caso di superamento dei limiti di possesso previsti dall’accordo, di cedere la quota agli altri azionisti. (riproduzione riservata)