Previdenza
Per dimostrare l’equilibrio del saldo previdenziale molte Casse hanno dovuto rivedere requisiti di pensionamento
Autori: Alberto Cauzzi e Silvin Pashaj
ASSINEWS 239 – febbraio 2013
Gli istituti di previdenza e assistenza obbligatoria privatizzati (ex d.lgs n. 509 del 30 giugno 1994), che si occupano della previdenza ed assistenza di tutte le attività professionali svolte in Italia (si veda il quadro di sintesi riportato in questa pagina) sono stati obbligati a rivedere più o meno pesantemente i propri sistemi di previdenza obbligatoria, entro la fine dell’anno appena trascorso. Il motivo? La riforma Monti-Fornero ha imposto loro la verifica di sostenibilità cinquantennale dell’equilibrio finanziario delle gestioni (ai sensi dell’articolo 24, comma 24 del D.L. n. 201/2011, convertito dalla L. n.214/2011). Molto si è discusso a riguardo, sia in merito alla profondità richiesta (50 anni sono stati considerati eccessivi), sia per la metodologia di calcolo scelta, che, forse troppo prudentemente, impone di non considerare nel calcolo il patrimonio accumulato, ma solamente il rapporto tra i flussi di casa in entrata e uscita. Ciò ha evidentemente imposto una rigorosa, rigida ed alquanto profonda revisione dei meccanismi di calcolo della pensione, per non incorrere (se non ci fosse stata l’adeguatezza richiesta) nella penalizzazione del contributivo pro rata dal 2012 e nel contributo di solidarietà a carico dei pensionati attualmente in pensione.
Per dimostrare l’equilibrio del saldo previdenziale con i meccanismi molto rigidi definiti pocanzi, molte Casse hanno dovuto rivedere requisiti di pensionamento, aliquote contributive, base di calcolo delle prestazioni.CONTENUTO A PAGAMENTO
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