Carige vara la fase 2 del progetto di rafforzamento patrimoniale delineato un anno fa. Dopo il perfezionamento dello spin-off con la nascita di Carige Italia (per la gestione degli sportelli fuori dalla Liguria), che ha portato benefici economici per un ammontare complessivo di 715 milioni per i bilanci individuali delle due banche spa e di 259,3 milioni a livello consolidato, adesso parte il piano di adeguamento patrimoniale, in quanto la banca è rientrata nel novero degli istituti italiani di rilevanza europea.
Ieri il cda ha deliberato «il rafforzamento della struttura patrimoniale ed economica» che prevede un adeguamento complessivo di 800 milioni tra cessione di asset non core e ricorso al mercato dei capitali. Tra le attività da valorizzare potrebbero finire le due compagnie assicurative (la Danni e Vita Nuova) che negli ultimi anni sono state oggetto di importanti ristrutturazioni. Ma non è da escludere che si vendano anche le partecipazioni nell’Autostrada dei Fiori (16,6%), in Infrastrutture Lavori Italia (7%) ed Esaote (8,2%). Sono tre gli obiettivi dell’ampia rivisitazione del perimetro aziendale varata ieri dal presidente Giovanni Berneschi e dal dg Ennio La Monica: il raggiungimento «di una dotazione patrimoniale conforme ai più elevati coefficienti richiesti dal nuovo quadro regolamentare»; il reperimento «di risorse più idonee ad affrontare il difficile contesto macro-economico»; la volontà di «sostenere gli investimenti necessari per l’innovazione tecnologia e la rete distributiva».
L’articolata fase 2 del progetto prevede inoltre la rivisitazione della governance e il relativo taglio dei costi, la revisione dal 2014 delle spese generali, la razionalizzazione della rete distributiva e infine «una politica di esodo su base volontaria» che dovrebbe coinvolgere tra il 2013 e il 2017 «oltre 450 dipendenti, con minori costi di personale pari a 30 milioni annui a regime», si legge nella nota della banca.
Intanto, mentre resta aperta l’indagine di Bankitalia sugli adeguamenti degli accantonamenti di bilancio, l’istituto di Genova «ritiene di poter pervenire a una proposta di distribuzione del dividendo in denaro», come già più volte ribadito da Berneschi. A questo punto resta da capire se la Fondazione Carige (primo azionista con il 49,4%) continuerà a sostenere in toto la banca e a partecipare pro quota alla ricapitalizzazione in arrivo o se si diluirà consentendo l’ingresso in scena di nuovi protagonisti, bancari e finanziari. (riproduzione riservata)