Aviva non molla la presa sull’Italia; anzi è pronta a smentire le voci che negli ultimi mesi avevano ipotizzato una graduale riduzione della sua esposizione nel Paese, dove occupa oggi l’ottava posizione del mercato assicurativo con una raccolta Vita di 2,5 miliardi e circa 500 milioni nel comparto Danni. «I legami con le banche alleate,Unicredit, Ubi e Banco Popolare restano solidi.
Ho fiducia nell’economia italiana che ripartirà probabilmente prima di altri mercati, Francia compresa, e sono ottimista anche sulla crescita del mercato assicurativo italiano», dice a MF-Milano Finanza, Patrick Dixneuf, arrivato alla guida delle attività italiane di Aviva nove mesi fa. «Non vedo quindi nessuna ragione per ridurre gli investimenti. Un messaggio di ottimismo che ho trasmesso anche alla casa madre di Londra con cui abbiamo creato un dialogo più fluido e dalla quale ho ricevuto un mandato chiaro al momento del mio insediamento: far fruttare al meglio il miliardo di sterline che il gruppo ha investito negli anni in Italia».
L’obiettivo è raggiungere un rendimento del 12%, lo stesso prefissato per altri mercati europei e il traguardo non sembra poi così difficile da raggiungere. Quest’anno Aviva chiuderà in utile in Italia (il bilancio 2012 del gruppo sarà presentato ai mercati il 7 marzo) e il risultato operativo è già piuttosto vicino all’asticella di rendimento fissata dal quartier generale, ma sul risultato netto peseranno ancora un po’ di svalutazioni. «Per quanto riguarda il futuro continueremo a puntare sui quattro pilastri principali che rappresentano l’attività di Aviva in Italia. Ovvero l’alleanza nel ramo Vita con Unicredit e Ubi da una parte e la partnership Danni con il Banco Popolare dall’altra che sarà presto ampliata con la distribuzione di polizze Rc Auto negli sportelli. Oltre alla rete dei circa 500 agenti plurimandatari che ci hanno dato ottime soddisfazioni e su cui stiamo investendo molto». Da sistemare ci sono poi una serie di partecipazioni più piccole «su cui decideremo cosa fare nei prossimi mesi», dice Dixneuf. A partire da Eurovita, la compagnia di bancassicurazione che distribuisce i suoi prodotti tramite banche locali di cui Aviva e il Banco Popolare detengono l’81% tramite la joint venture Finoa. Una partita che, come anticipato da MF-Milano Finanza lo scorso 11 gennaio è ora nelle mani di Morgan Stanley che ha avuto incarico di cercare eventuali acquirenti per sbrogliare definitivamente l’intricato dossier. «Tutte le ipotesi sono aperte», dice Dixneuf, «l’unica cosa certa è che la situazione attuale, in cui non è chiaro chi sia responsabile della governance di Eurovita, non va bene a noi e neppure all’autorità di controllo». Per quanto riguarda invece i legami con le banche alleate di cui Aviva è anche azionista (con poco più dell’1% in Unicredit e quote partecipative in tre banche del gruppo Ubi) Dixneuf non ha dubbi: «Sono partnership solide e negli anni scorsi ci hanno dato anche buoni dividendi», dice. «Ora il momento è più difficile, ma anche se dopo la crisi il mondo assicurativo non sarà più lo stesso potremo continuare a fare buoni affari con loro». (riproduzione riservata)