Intervenire urgentemente sui ritardi dei pagamenti della Pubblica Amministrazione. È quanto chiedono i vertici di Assifact, l’Associazione Italiana per il Factoring che riunisce gli operatori del settore, dopo aver denunciato l’aggravarsi di un problema che pesa drammaticamente sulle imprese italiane in una fase di recessione come l’attuale. “Non incassando i corrispettivi delle forniture di beni e servizi alla Pubblica Amministrazione – ha sottolineato Massimo Ferraris, Presidente di Assifact – non riescono per carenza di liquidità a far fronte ai pagamenti alle proprie imprese fornitrici, per di più in un contesto di scarsità di credito. L’effetto domino negativo è evidente”.
Già guardando ai pagamenti in generale la situazione italiana é di gran lunga la più grave tra i Paesi europei avanzati: la durata effettiva media dei crediti commerciali in Italia (dati Intrum Justitia 2012) è infatti di 96 giorni, con un ritardo medio dei pagamenti di 31 giorni. In Germania la durata è di soli 35 giorni con 10 di ritardo, nel Regno Unito di 44 giorni con 19 di ritardo, in Francia di 57 giorni con 17 di ritardo. Il divario diventa abissale considerando soltanto i crediti vantati dalle imprese verso la Pubblica Amministrazione: la durata media in Italia è di 180 giorni con un ritardo medio di 90 giorni, contro i 36 giorni (11 di ritardo medio) della Germania, i 43 (18 di ritardo) del Regno Unito e i 65 (21 di ritardo) della Francia. I responsabili di Assifact hanno presentato anche i dati di una ricerca condotta dalla stessa associazione su un portafoglio di 17 miliardi di crediti vantati da imprese private verso la pubblica amministrazione al 31 dicembre 2011 ( e ceduti a società di factoring): il 60% del crediti analizzati risultava scaduto, un quarto di essi da oltre un anno. La classifica dei cattivi pagatori, anche secondo la ricerca Assifact, vede largamente in testa gli enti della Sanità pubblica, protagonisti di oltre metà (54%) del totale dei debiti scaduti oltre un anno.
I vertici di Assifact hanno citato anche una ricerca del Finest (network europeo di studi sull’intermediazione finanziaria) che ha calcolato quale sarebbe stato il beneficio per l’economia italiana nel 2011 se lo Stato avesse pagato i suoi debiti a 30 giorni, come previsto dalle norme europee: ben 5,3 miliardi di euro, pari allo 0,33% del Pil , che sarebbe così cresciuto dello 0,83% invece che dello 0,5%.
Nel suo intervento il Segretario generale di Assifact Alessandro Carretta, dopo aver sottolineato quanto l’estremo allungamento dei tempi di incasso aumenti il fabbisogno finanziario delle imprese, che hanno grave difficoltà a coprire il circolante, ha ricordato i recenti sforzi del governo uscente per dare ossigeno al sistema riducendo i debiti della Pubblica Amministrazione verso le imprese. “I segnali sono positivi – ha osservato Carretta – ma gli effetti sono stati frenati a causa della ancora non completa attuazione dei decreti sulle certificazioni e del permanere di normative che di fatto consentono alla Pubblica Amministrazione di sospendere i pagamenti delle somme dovute”. Secondo Carretta i provvedimenti sinora adottati “hanno tamponato ma non sostanzialmente modificato la situazione di disagio e grave penalizzazione in cui versano le imprese italiane”. Di qui l’appello al futuro nuovo governo affinché intervenga per sanare la situazione.
Per le imprese italiane, in difficoltà finanziarie per la scarsità di credito da parte del sistema bancario, che vede a sua volta aggravarsi le sofferenze, il factoring si avvia a essere anche nel 2013 una delle principali fonti di finanziamento e di sostegno. Nel 2012 il volume d’affari del settore è ulteriormente cresciuto, superando 175 miliardi di euro (oltre l’11% del PIL) con un incremento del 3,8% (totale mercato, che diventa 4,3% considerando il campione costante) a fronte di un calo del Pil del 2,2%. Per il 2013 è previsto un nuovo incremento, stimato intorno al 4,5%.
La crescita non si traduce tuttavia in un’assunzione di maggiori rischi da parte delle società di factoring. Il tasso di sofferenze è rimasto infatti anche nel 2012 a livelli accettabili: 2,87%, contro il 6,12% del sistema bancario. Anche sul fronte dei tassi di interesse il factoring rimane estremamente competitivo: nonostante una contrazione nel 2012 dei tassi applicati dalle banche sui nuovi prestiti alle imprese, i tassi medi praticati dalle società di factoring risultano in linea o addirittura più bassi rispetto agli altri strumenti finanziari: 4,36% per operazioni oltre 50 mila euro e 6,56% sotto 50 mila euro contro tassi bancari tra l’8 e il 9% per anticipi e sconti commerciali sotto i 100 mila euro e superiori al 10% per le aperture di credito in conto corrente. “La competitività del nostro settore – ha rilevato il Segretario generale di Assifact Alessandro Carretta – dipende dal fatto che nel rapporto di factoring, contrariamente a quanto accade nel credito, la società di factoring valuta non soltanto l’impresa che cede i crediti, ma anche la qualità dei crediti stessi e quindi dei debitori. Nel factoring il rischio è quindi più contenuto rispetto a un finanziamento bancario”.
Al 31 dicembre 2012 quasi il 60% del mercato del factoring, in termini di clienti cedenti (imprese che cedono i loro cediti commerciali alle società di factoring), risultava localizzato in due regioni, Lombardia (31%) e Lazio (29%). A seguire Piemonte (9%), Emilia Romagna (8%), Veneto e Campania (5% ciascuna).
Anche in termini di localizzazione dei debitori ceduti il Lazio e la Lombardia, rispettivamente con il 30% e il 20%, risultavano leader tra le regioni. Secondo le stime di Assifact, l’88% della clientela delle società di factoring è rappresentato da imprese private, prevalentemente manifatturiere (31%) e del commercio (15%). Il 30% dei debitori ceduti è rappresentato dalla Pubblica Amministrazione.