ANDREA RUSTICHELLI

Per i più critici si tratta di un regalo, l’ennesimo, alle compagnie assicurative. Per gli altri, secondo lo spirito sbandierato dal provvedimento, è piuttosto una garanzia a tutela del cittadinocliente. Fatto sta che l’obbligatorietà della polizza per i professionisti debutta sotto l’ombrello dell’incertezza. Per esempio, nel caso delle società di capitali (previste ora anche tra professionisti), quale soggetto dovrebbe dotarsi di assicurazione, la società o il singolo professionista? Ma il problema immediato è la data da cui lo stesso obbligo della polizza deve decorrere: il 24 gennaio scorso o il prossimo agosto?
Tutto è cominciato col decreto di Ferragosto (convertito nella legge 148 del 14 settembre), che prescrive la riforma degli ordini da attuarsi entro la metà di agosto 2012. L’articolo 3 recita in particolare che «a tutela del cliente, il professionista è tenuto a stipulare idonea assicurazione per i rischi derivanti dall’esercizio dell’attività professionale», aggiungendo che «le condizioni generali delle polizze assicurative possono essere negoziate, in convenzione con i propri iscritti, dai Consigli Nazionali e dagli enti previdenziali dei professionisti».
Ma a mettere scompiglio, quanto alle tempistiche, è venuto il decreto “Cresci Italia”, entrato in vigore il 24 gennaio. Si chiede al professionista (articolo 9) di indicare al cliente «i dati della polizza assicurativa per i danni provocati nell’esercizio dell’attività professionale». Dunque, in vista della necessaria armonizzazione, gli occhi sono ora puntati sull’iter parlamentare di conversione in legge, che deve avvenire entro 60 giorni.
«Riteniamo che il termine ultimo sia il 13 agosto 2012», dice Massimo Mellacina, membro del Consiglio Nazionale dei Commercialisti. «Dal 2010 – aggiunge – noi abbiamo comunque messo a disposizione degli iscritti un’assicurazione convenzionata: ciascun commercialista si può costruire una polizza su misura. Un’iniziativa cui ha aderito circa il 10 per cento degli iscritti. E ora stiamo registrando un’impennata nelle richieste». Secondo un preventivo minimo, un commercialista (giovane) con fatturato di 40 mila euro paga un premio annuo di circa 260 euro con un massimale di 250 mila euro a sinistro.
Certo è che la gran parte dei professionisti ancora non è in grado di presentare al cliente gli estremi della polizza. E intanto, a restringere la platea dei potenziali sottoscrittori delle assicurazioni, si fa strada un possibile principio interpretativo, in attesa di maggiori chiarimenti: a sancire l’obbligatorietà non basta l’iscrizione a un albo (che è comunque conditio sine qua non), occorre piuttosto che il professionista svolga, in regime di autonomia, una prestazione pattuita con un cliente.
Da questa fattispecie si chiamano fuori i giornalisti: «Stiamo in trattative col ministero. Facciamo leva sul fatto che i giornalisti non forniscono prestazioni direttamente al cittadino. Anche nel caso dei cosiddetti “free lance”, la loro opera è svolta per un editore», afferma l’avvocato Giancarlo Tartaglia, direttore del sindacato Fnsi. Caso tipico dell’obbligatorietà, invece, appare quello dei profili liberoprofessionali di avvocati, notai, commercialisti, architetti, dentisti.
«Malgrado la confusione normativa, noi teniamo come scadenza l’agosto 2012. Detto questo, siamo molto favorevoli alla polizza obbligatoria, che già stiamo valutando da tempo», afferma Lucio Del Paggio, tesoriere del Consiglio Nazionale Forense. «Nostra priorità è ottenere tariffe agevolate, soprattutto per i giovani professionisti. Sul mercato si sta determinando una ridda di offerte. Una strada possibile ci sembra la stipula da parte del Consiglio di un’assicurazione che copra tutti gli iscritti. Ma stiamo esplorando anche la via delle convenzioni: cerchiamo, cioè, le offerte più vantaggiose che poi ogni avvocato potrà declinare secondo le proprie esigenze». Nel primo caso, si stima un ricarico pro capite sull’annuale tariffa ordinistica di circa 7080 euro.
Due casi consolidati, medici e notai, permettono intanto alcune valutazioni. I primi si cimentano da anni con le polizze, per cui pagano premi altissimi in un contesto che vede proliferare il contenzioso. E spesso le compagnie, in gaso di guai, scaricano i sottoscrittori. «Il principio dell’obbligatorietà sarebbe buono, perché permette di abbassare le tariffe», dice Maurizio Maggiorotti, presidente A.m.a.m.i. (Associazione medici accusati di malpractice ingiustamente). «Ma occorre segnalare un drammatico paradosso di cui il legislatore deve occuparsi: l’obbligo vincola ora il professionista ma non le compagnie assicuratrici. Queste continuano a rifiutare di stipulare le polizze per i medici, giudicate poco vantaggiose». Replicano gli assicuratori: «Le coperture per la responsabilità civile del medico, in generale, si trovano facilmente», afferma Roberto Manzato, direttore “danni non auto e vita” dell’Ania. «L’obbligo a contrarre in capo alle imprese di assicurazione è una misura rarissima, a nostra conoscenza presente solo nel mercato italiano per la Rc Auto, giustificata solo da motivi di ordine sociale. E comunque controproducente, perché avrebbe l’ovvio effetto di restringere l’offerta con conseguente diminuzione della concorrenza e spinta al rialzo dei prezzi».
Più pacifica la situazione dei notai, che già dal 2006 hanno l’obbligo dell’assicurazione. Il contraente è qui il Consiglio Nazionale del Notariato, mentre l’assicurato è ogni singolo notaio. Il costo è di circa 14 milioni di euro l’anno, pagati con i contributi versati all’ordine dai 5 mila iscritti (in media, 2.800 euro ciascuno). Sono coperti tutti i danni professionali derivanti da colpa, per un importo massimo di 3 milioni di euro. Facoltativamente, il notaio può optare per un’assicurazione di importo superiore fino a un valore massimo di 50 milioni di euro.