Per comprendere le reazioni del mercato alla proposta su Fondiaria-Sai avanzata da Palladio e Sator, basta osservare l’andamento di ieri dei titoli. La seduta, la prima dall’annuncio giunto a sorpresa due giorni fa in serata del piano alternativo a Unipol, si è chiusa con Premafin in cima alla classifica dei guadagni (+36,39%) e Fonsai (-13,12%) in coda. Due posizioni agli antipodi, a testimonianza del fatto che la proposta della holding vicentina e del fondo di private equity sembra premiare soprattutto la cassaforte quotata della famiglia Ligresti. 
Il ragionamento è che l’offerta di Palladio e Sator, a differenza di quella di Unipol che si basa su un aumento di capitale riservato, dà la possibilità agli azionisti di Premafin (quindi alla famiglia Ligresti, anche alla luce delle ultime notizie giunte da Consob sui trust) di partecipare alla ricapitalizzazione. Con la nuova proposta l’asticella dell’aumento della società collocata a monte della catena arriva fino a 450 milioni, permettendo al duo Palladio-Sator di entrare nell’azionariato con il 60%. Nel contempo, in caso di adesione alla ricapitalizzazione, gran parte del restante 40% andrebbe alla famiglia dell’ingegnere siciliano. La quale, dopo la «mala gestio» degli ultimi anni, riuscirebbe a mantenere in qualche modo la presa sulla holding che custodisce il 36% (interamente in pegno alle banche) di Fonsai.
Tuttavia qualcuno fa notare che è difficile che i Ligresti riescano a trovare i fondi per partecipare alla ricapitalizzazione. Ma se così fosse, Sator e Palladio hanno fatto sapere che Banca Profilo promuoverà un consorzio di collocamento per garantire il buon esito dell’operazione. In altri termini, se i Ligresti non fossero in grado di aderire all’aumento, essendo l’ammontare massimo dell’operazione più elevato di quello stabilito da Unipol (450 contro 400 milioni), la diluizione sarebbe più consistente. Inoltre, il fatto che il piano Palladio-Sator non preveda la fusione di Premafin in Fonsai consente di superare il problema del diritto di recesso da monetizzare alla famiglia di Paternò a causa della modifica dell’oggetto sociale. Tema sollevato invece dalla proposta Unipol che prevede una fusione a quattro con Premafin, Fonsai e Milano Assicurazioni. Che ne sarà – si chiedono intanto gli analisti interpellati da F&M – della Milano? Nella nota di due giorni fa la compagnia controllata da Fonsai con oltre il 61% non viene neppure menzionata. Anche per questo, probabilmente, dopo il rally dei giorni scorsi, ieri in Borsa la società è crollata del 10,62%. 
Ancora peggio, però, è andata a Fonsai. Anche in questo caso, il mercato ha qualche dubbio che riguarda in primo luogo la ricapitalizzazione necessaria per riportare il margine di solvibilità, ora al 75%, in sicurezza. Il piano Unipol-Mediobanca ne aveva fissato l’ammontare a 1,1 miliardi, ma Palladio e Sator, anche in virtù della ristrutturazione del debito con le banche, sembrano convinti che si possa scendere di un paio di centinaia di milioni. In relazione al debito con gli istituti di credito si apre un ulteriore tema: la proposta della holding guidata da Roberto Meneguzzo e Giorgio Drago e del private equity di Matteo Arpe si rivolge agli azionisti di Premafin, ossia ai Ligresti. Qualche osservatore fa notare che difficilmente la famiglia siciliana potrà voltare le spalle agli istituti di credito (Unicredit e Mediobanca in primis, dalla parte Unipol), che tanto l’hanno foraggiata negli ultimi anni. Qualche altro osservatore, invece, pone l’accento sulle spese che Palladio e Sator potrebbero doversi sobbarcare nel caso in cui scalzassero Unipol, il cui progetto sembra essere tutelato da alcune clausole ad hoc. In ogni caso, va rilevato che ieri, il patron di Fonsai Salvatore Ligresti, ha dichiarato: «Valutiamo tutto», senza dunque escludere a priori l’offerta di Meneguzzo, Drago e Arpe. Intanto, ieri si sono tenuti i cda sia di Unipol sia di Fonsai. 
La compagnia bolognese, da quel che si apprende, sarebbe intenzionata a procedere spedita con il proprio progetto. Il cda di Fonsai, stando a rumor, avrebbe invece deciso di riaggiornarsi il 29 febbraio, anche per esaminare le nuove proposte, che potrebbero avere un impatto diretto sulla ricapitalizzazione. Anche per discutere di questi aspetti, la famiglia siciliana ieri sera ha incontrato l’advisor Leonardo & Co.