Il giorno dopo l’annuncio del patto di consultazione tra Palladio e Sator su Fondiaria-Sai, scende in campo Consob. Stando a indiscrezioni, ieri mattina, negli uffici dell’Authority guidata da Giuseppe Vegas, sarebbero stati sentiti esponenti – verosimilmente i due manager che la guidano: Giorgio Drago e Roberto Meneguzzo – di Palladio Finanziaria, che giovedì 9 febbraio, con una mossa a sorpresa ha annunciato di avere il 2,26% della compagnia della famiglia Ligresti. Due giorni fa, poi, gli ulteriori sviluppi della vicenda, con la boutique vicentina che ha fatto sapere di essere salita al 5,002% e di avere siglato un patto di consultazione con Sator, a sua volta al 3,011% di Fonsai. Ebbene, l’accordo tra la holding vicentina e il fondo di Matteo Arpe sarebbe finito nel mirino di Consob, che starebbe raccogliendo informazioni sul dossier. Non si esclude, quindi, che nei prossimi giorni (forse già oggi) possa essere sentito lo stesso Arpe, o qualche uomo di sua fiducia. La Commissione di vigilanza, così come il mercato in generale, vorrebbe comprendere qualche dettaglio in più sul progetto, che sembra sempre più porsi come alternativo al matrimonio tra Fonsai e Unipol disegnato da Mediobanca. Un’idea che ieri circolava sui mercati finanziari è che Palladio e Sator potrebbero votare contro l’aumento fino a 1,1 miliardi nell’assemblea di Fonsai del 19 marzo, in modo da bloccare la ricapitalizzazione e spingere Mediobanca alla conversione totale o parziale del prestito da 1 miliardo che la vincola alla compagnia dei Ligresti. È pacifico che, nel caso in cui ciò dovesse tradursi in realtà, Piazzetta Cuccia, primo socio delle Generali con il 13,24%, sarebbe costretta a cedere immediatamente il pacchetto per motivi di Antitrust. Va notato, tuttavia, che anche Palladio figura tra gli azionisti del gruppo del Leone, con una partecipazione di quasi il 4% suddivisa in Ferak ed Effeti (veicolo composto dalla stessa Ferak e Fondazione Crt). E proprio seguendo questo filone, secondo alcune interpretazioni, si potrebbe individuare una famiglia pronta a unire le forze con Palladio e Sator: gli Amenduni. Questi ultimi, infatti, vicentini, usciti dal patto di sindacato di Mediobanca nel 2010 (ma ancora azionisti per una quota sotto l’1%), sono soci diretti di Palladio e alleati della holding proprio in Ferak. Sembra invece da escludere un coinvolgimento, ancorché ventilato dalla stampa, degli imprenditori Leonardo del Vecchio e Lorenzo Pellicioli. A prendere le distanze dalla contro-mossa anche il Banco Popolare, tra i soci di Palladio, che sottolinea la validità del progetto Fonsai-Unipol. «No comment» dall’altra banca azionista della boutique vicentina, Veneto Banca, che si è sempre definita «socio finanziario», senza poteri gestionali. Tant’è che il suo ad, Vincenzo Consoli, non ha mai partecipato ad alcun comitato esecutivo di Palladio. Un’altra ipotesi, rilanciata anche dai report di alcuni analisti, è che il fronte anti-Mediobanca possa puntare a mettere le mani sulle partecipazioni nei salotti di Fonsai (ad esempio, nella stessa Mediobanca) nonché sulla sua controllata al 61% Milano Assicurazioni, tra i pilastri della maxi-fusione con Unipol, anche grazie a un margine di solvibilità di oltre il 170 per cento. Complici tali rumor, le azioni della Milano ieri a Piazza Affari hanno chiuso con un balzo di oltre il 10 per cento. Sempre su di giri anche Fonsai, che ha guadagnato il 5,52% vedendo passare di mano un altro 5,39% del capitale.