Il calo dei rendimenti dei Btp e i criteri di calcolo di Solvency contenuti nel milleproroghe hanno messo le ali al Leone, che ieri è volato del 4,12%, chiudendo a 12,39 euro, in testa al Ftse/Mib, anche grazie a due report positivi diffusi da Bank of America Merrill Lynch e da Equita. In particolare, secondo BofA, che ha alzato il giudizio da underperform a neutral portando il target price da 12,8 a 13 euro, il calo dei rendimenti dei Btp e i criteri di calcolo di Solvency mettono la compagnia, «in una posizione decisamente più che confortante, con un patrimonio in eccesso di almeno 2,4 miliardi». La recente proposta del legislatore, che prevede il calcolo della Solvency senza tenere conto delle rivalutazioni latenti e – soprattutto – delle perdite sui debiti sovrani, dovrebbe quindi beneficiare Generali. Si allontana così il fantasma di un ipotizzato aumento di capitale per la compagnia di Trieste. «Il titolo è stato pesantemente penalizzato dalle preoccupazioni per un aumento di capitale, ma noi lo riteniamo improbabile anche grazie ai benefici del decreto milleproroghe attualmente in fase di conversione», si legge nel report di Equita, che ha confermato il giudizio buy sul titolo Generali con target price a 14,4 euro. Alla base della raccomandazione buy ci sono diversi fattori. «La crisi del 2011 ha sottolineato i punti di forza del modello di business di Generali: diversificazione geografica, politica d’investimento prudente e solide riserve tecniche», si legge nel report di Equita. La strategia di Generali è, infatti, quella di consolidare la propria posizione nei paesi core dell’Europa continentale (come, per esempio, Italia, Francia, Germania), dove il gruppo è il primo o secondo operatore del mercato, e svilupparsi in quelli a più alto potenziale come Est Europa, Cina, India e Sud America (primis in Brasile). Oggi il gruppo assicurativo è presente in oltre 60 Paesi del mondo. Negli ultimi anni Generali ha avuto una grossa spinta all’internazionalizzazione, che ha portato a incrementare la quota di premi raccolti all’estero. Nel 2003 quasi il 40% dei premi proveniva dall’Italia e il 61% dall’estero. A fine 2010, invece, il peso dell’estero ha raggiunto circa il 70 per cento. Per vedere i risultati del 2011 si dovrà attendere fine marzo, mentre domani si conosceranno i dati sulla produzione. Secondo Equita, «l’aumento dei rendimenti dei bond e la stabilità dei margini tecnici permetteranno alla compagnia di spostare l’utile netto a oltre 2 miliardi nel 2013 rispetto a 1 miliardo nel 2011»