La strada che porta al matrimonio assicurativo dell’anno, tra Unipol e Fondiaria-Sai, si fa più turtuosa. A complicare il quadro è stata la mossa a sorpresa comunicata la sera del 9 febbraio da Palladio Finanziaria, che ha annunciato di avere in portafoglio il 2,26% della compagnia che fa capo alla famiglia Ligresti. La holding guidata da Roberto Meneguzzo e Giorgio Drago aveva allungato gli occhi su Fonsai già tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012, quando per la compagnia era ormai diventato evidente che i conti finanziari si sarebbero risollevati soltanto con l’apporto di altri capitali freschi e l’arrivo di nuovi investitori. A guardare il dossier erano stati in molti: da Clessidra, che era arrivata a inviare una manifestazione di interesse non vincolante per la ricapitalizzazione di Premafin, a Sator, che, almeno in un primo momento, sembrava principalmente interessata alla parte immobiliare della galassia Fonsai. Poi, però, soprattutto Mediobanca e Unicredit, ossia i due principali creditori del gruppo Ligresti, hanno individuato nell’integrazione con Unipol la soluzione preferibile per la società guidata da Emanuele Erbetta. E in parallelo sembravano essere sfumate tutte le altre ipotesi alternative. Ma evidentemente così non è stato, altrimenti non si spiegherebbe la mossa della finanziaria con base a Vicenza. Da quel che si apprende da fonti finanziarie, sia Mediobanca sia Unicredit avrebbero attivato le proprie diplomazie per comprendere la strategia di Palladio, tanto più che in questo momento fervono i preparativi per le nozze con Unipol.
Le ipotesi sono le più disparate: da una operazione non ostile, fino alla possibilità che la holding vicentina, tra l’altro già socia di Generali con quasi il 4% attraverso i veicoli Ferak ed Effeti, metta in piedi una cordata alternativa a Unipol. L’opzione di una mossa non ostile (che però non spiegherebbe appieno il fatto che dal quartier generale di Mediobanca si starebbe cercando di interpretarla) è prospettata da Equita Sim: «I quotidiani ipotizzano che Palladio possa fare parte di una cordata di investitori, tra cui Sator di Matteo Arpe, che potrebbe presentare un piano di salvataggio alternativo a quello di Unipol. Ci sembra improbabile – proseguono gli esperti di Equita – si possa trattare di un’azione ostile. Potrebbe a nostro avviso trattarsi di un posizionamento in vista delle cessioni che necessariamente il gruppo dovrà affrontare per far fronte alle richieste delle Authority». Tranchant l’analisi di Intermonte, secondo cui sarebbe «altamente improbabile che Palladio possa portare avanti un progetto alternativo a Unipol senza avere l’appoggio dei creditori Mediobanca e Unicredit e per l’entità di un’operazione di salvataggio stand-alone». Sulla base della chiusura di Piazza Affari del 10 febbraio (+10,12% a 1,36 euro), la capitalizzazione di mercato di Fonsai ammonta a 572,28 milioni, mentre Palladio sembra potere contare su una liquidità intorno ai 200 milioni. Ciò significa che, se davvero il blitz di Palladio si proponesse come alternativa alle nozze con Unipol e se si dovesse mai arrivare – come qualcuno si spinge a ipotizzare – al lancio di un’Opa, ci sarebbe bisogno che qualche altro socio apportasse fondi.
Nel frattempo, il 10 febbraio, c’è stata una nuova riunione, giudicata «interlocutoria», tra Imco e Sinergia, collocate a monte della galassia Ligresti, e le banche, per affrontare il nodo dell’indebitamento oltre 300 milioni. Secondo quanto risulta a B&F, in attesa della creazione della holding dove far confluire gli asset immobiliari (che potrebbe essere gestita da Hines, così come da Fimit e Sator), sarebbe stato affidato l’incarico di procedere con una due diligence a Proto Consulting ed Ernst & Young. Sempre il 10 febbraio Premafin, che custodisce il 36% di Fonsai, ha costituito «un comitato di amministratori non esecutivi indipendenti e non correlati» per esprimersi sulle operazioni con parti correlate nell’operazione Unipol.