di Andrea Di Biase
Adesso non si tratta più di indiscrezioni. La cordata italiana pronta a salire al 20% di Fondiaria- Sai (ma c’è chi sostiene che l’obiettivo ultimo sia addirittura il 30%) si è finalmente materializzata. Nella serata di ieri il fondo Sator guidato da Matteo Arpe e la Palladio Finanziaria di Roberto Meneguzzo e Giorgio Drago sono infatti uscite allo scoperto confermando l’esistenza di una strategia comune alla base del forte rastrellamento di titoli Fondiaria-Sai effettuato nelle ultime settimane. Rastrellamento che ha portato la società vicentina a passare in una settimana dal 2,25% fino al 5% di FonSai e che ha consentito al fondo guidato dall’ex ad di Capitalia di attestarsi al 3,01% nel capitale della compagnia presieduta da Jonella Ligresti. Nella giornata di ieri, i due investitori, che detengono dunque più dell’8% di Fondiaria-Sai, forse anche per liberare il campo da equivoci su una presunta azione di concerto non dichiarata, considerato che la Consob sta monitorando con attenzione l’andamento dei titoli a Piazza Affari, hanno firmato un patto di consultazione. L’accordo, recita la doppia nota emessa da Palladio e Sator, «non prevede alcuna intesa o obbligo in merito all’esercizio dei diritti di voto» e lascia anche mano libera ai due investitori di procedere a eventuali altri acquisti, dando però loro un ombrello giuridico di fronte a possibili ipotesi di azione di concerto nel rastrellamento dei titoli. A questo punto Sator e Palladio hanno la strada spianata per salire fino al 9,9% di FonSai, soglia oltre la quale è necessaria l’autorizzazione dell’Isvap. Arpe e Meneguzzo, sulla carta, hanno la possibililtà di arrivare congiuntamente in prossimità del 20%. Per arrivare fino al 30%, a meno che la cordata non si arrichisca nei prossimi giorni di uno o più partner, Sator e Palladio sarebebro tenuti a chiedere l’ok dell’authority sulle assicurazioni e in tal caso potrebbero essere sollecitati a esporre all’Isvap i loro piani sulla compagnia. Piani che finora non sono ancora stati svelati al mercato. Nella doppia comunicazione, Arpe e Meneguzzo si sono limitati a spiegare che la firma del patto «si fonda sul comune interesse a sostenere il piano di ricapitalizzazione » di FonSai. Ma si tratta del medesimo piano di rafforzamento patrimoniale predisposto da Unipol nell’ambito dell’accordo siglato il 30 gennaio con Premafin? Difficile pensarlo visto che, nei momenti precedenti l’accordo tra i bolognesi e la holding della famiglia Ligresti, sia Palladio sia Sator portavano avanti soluzioni alternative a quella messa in campo dalla compagnia delle coop e sostenuta da Mediobanca e Unicredit. Secondo voci non confermate, il vero obiettivo della cordata sarebbe, una volta preso il controllo di FonSai, procedere a un breakup degli asset: la cessione della Milano e nuovi progetti sugli immobili della compagnia, che potrebbero vedere anche il coinvolgimento di Paolo Ligresti. Nonostante il pressing borsistico di Sator e Palladio, a Bologna continuano a mostrarsi sereni, forti di un progetto industriale ben definito. Tanto che sul mercato c’è chi è arrivato a pensare che per scardinare l’accordo raggiunto tra Unipol e Premafin nelle settimane scorse e portare avanti i propri disegni, la cordata italiana non abbia altra soluzione che procedere al lancio di un’opa sulla compagnia. (riproduzione riservata)