Sator e Palladio, che fanno rispettivamente capo al banchiere Matteo Arpe e al finanziere Roberto Meneguzzo, hanno reso noto al mercato qualche giorno fa di detenere complessivamente una partecipazione dell’8% nel capitale di FonSai e di aver stretto un patto di consultazione.
Mercoledì hanno ufficializzato un’offerta per rilevare il controllo di Premafin.
L’offerta, vincolante, prevede la sottoscrizione di un aumento di capitale fino a 450 milioni – di cui 400 riservato a Palladio e Sator e gli altri 50 offerti in opzione agli attuali azionisti della holding – e la ristrutturazione del debito della società.
L’operazione è subordinata all’ok del cda di Premafin e alla conferma da Consob che non ci sia obbligo di Opa, oltre all’approvazione da parte delle banche finanziatrici.
Palladio e Sator sostengono che l’operazione preveda « una maggiore dotazione di risorse finanziarie a disposizione di Premafin e per la ricapitalizzazione della controllata FonSai» e garantisca « la continuità e l’indipendenza di Premafin in qualità di azionista di maggioranza relativa di FonSai, con conseguente rinuncia alla prospettata operazione di fusione tra Premafin e FonSai di cui all’accordo con Unipol», fusione ritenuta «non congrua» rispetto allo stato di crisi dei due gruppi e «potenzialmente lesiva degli interessi degli azionisti di minoranza di FonSai».
«Naturalmente, una proposta del genere andrà valutata dalla compagnia, dalla proprietà e dall’assemblea» dei soci, ha dichiarato Fausto Marchionni, consigliere di FonSai, a margine di un Cda della compagnia assicurativa che fa capo alla famiglia Ligresti.
Quanto a Salvatore Ligresti, la sua risposta in merito alla nuova offerta è stata: «Noi valutiamo tutto».
A complicare le carte in tavola il presidente di Axa, Henri De Castries e la sua “visita di cortesia” proprio nello stesso giorno in Mediobanca.
Nel frattempo, la Consob ha ricostruito che i trust esteri che detengono complessivamente circa il 20% di Premafin sono riconducibili a Salvatore Ligresti.