di Andrea Di Biase
Ufficialmente una cordata, composta in prevalenza da soggetti italiani, intenzionata a mettere in campo una proposta per la sistemazione di Fondiaria-Sai alternativa a quella di Unipol, ancora non c’è. Non è escluso però che, anche alla luce del robusto rastrellamento di titoli FonSai proseguito nella seduta di ieri (+18,3% a 1,6 euro, con circa il 7% del capitale scambiato) la cordata possa uscire allo scoperto già nei prossimi giorni. Questa, almeno, è l’aspettativa che in molti hanno a Piazza Affari. Di ufficiale, per ora, c’è solo che il 3 febbraio scorso la merchant bank vicentina Palladio Finanziaria ha superato la soglia del 2% nel capitale della compagnia presieduta da Jonella Ligresti, attestandosi così al 2,25% (come comunicato al mercato lo scorso 10 febbraio). Tuttavia, mettendo in fila le indiscrezioni circolate negli ultimi giorni contestualmente al rally del titolo FonSai (che dal 30 gennaio, giorno dell’accordo tra Premafin e Unipol, ha guadagnato oltre il 150%), sembra emergere in maniera piuttosto evidente che le mosse dei vari soggetti in campo possano avere una qualche forma di coordinamento. Più fonti, interpellate da MF-Milano Finanza, hanno infatti confermato che circa due settimane fa ci sarebbe stato un incontro tra l’ad della Palladio, Roberto Meneguzzo, e il presidente di Banca Profilo, Matteo Arpe. Anche quest’ultimo, attraverso il fondo Sator, di cui è amministratore delegato, avrebbe una quota in FonSai di circa l’1,9% e, prima che Unipol raggiungesse l’accordo con Premafin, aveva studiato, così come Palladio, il dossier per il rilancio della compagnia assicurativa. I vicentini, in realtà, come svelato da MF-Milano Finanza la settimana scorsa, il 28 dicembre erano stati addirittura sul punto di chiudere un accordo con la famiglia Ligresti per entrare in Premafin, ma l’intervento di Mediobanca a favore dell’opzione Unipol avrebbe fatto saltare la soluzione messa a punto da Meneguzzo e dall’altro ad della merchant bank veneta, Giorgio Drago. Per questa ragione alcune fonti indicano proprio nella Palladio il possibile pivot dell’eventuale cordata. Interpellato a riguardo, un consigliere di amministrazione della società di investimento vicentina ha fornito però un’altra versione dei fatti; Palladio, spiega il consigliere, non avrebbe alcun ruolo di regia ma, in virtù del 2,25% acquistato, sarebbe invece stata contattata per partecipare alla formazione di una cordata capace di mettere assieme una quota importante di FonSai. Si parla di un pacchetto del 20% (secondo altre fonti forse anche del 30%) frazionato tra più soggetti in modo da non dover chiedere l’autorizzazione all’Isvap per il superamento della soglia rilevante del 10%. Un pacchetto inferiore al 42,74% in mano a Premafin e Unicredit (Piazza Cordusio, così come Mediobanca è schierata apertamente con Unipol) ma comunque in grado di ostacolare nell’assemblea di FonSai il progetto di integrazione avanzato dalla compagnia bolognese. Anche se alcuni non si sentono di escludere nemmeno che l’eventuale cordata, se mai si formerà, possa addirittura avere l’intenzione di promuovere un’opa sulla compagnia. Chi sia stato a contattare il vertice di Palladio il consigliere interpellato non ha voluto svelarlo, limitandosi a sottolineare che si tratta di un soggetto italiano e che il vertice della società, almeno per ora, avrebbe deciso di rimanere allo finestra. Che sia stato proprio Arpe? Difficile dirlo. Nonostante l’indiscrezione dell’incontro tra Meneguzzo e l’ex ad di Capitalia non sia stata smentita, non c’è alcuna evidenza del fatto che a tessere le fila dell’operazione possa essere proprio il banchiere milanese. ?? molto probabile, invece, che quest’ultimo, anche alla luce del fatto che Sator Real Estate è ancora in corsa per la sistemazione degli immobili di Sinergia e ImCo (in concorrenza con Hines e IdeaFimit), sia in contatto con Paolo Ligresti e che possa dunque fare leva sull’insoddisfazione del figlio di Salvatore Ligresti per l’accordo raggiunto con la Unipol per arrivare a un ribaltamento del tavolo. Paolo Ligresti si sarebbe inoltre attivato per convincere Alessandro Benetton a scendere in campo con la 21 Investimenti, nel caso la cordata alternativa a Unipol dovesse prendere forma, ma avrebbe ottenuto un cortese rifiuto. Nonostante il diniego di Benetton (anche il fondo Clessidra si sarebbe chiamato fuori), Palladio e Sator non sarebbero comunque gli unici due soggetti ad aver preso posizioni forti sul titolo FonSai. Anche diversi hedge fund avrebbero rastrellato pacchetti rilevanti, ma inferiori al 2%, della compagnia. Pacchetti che, se l’operazione dovesse andare avanti, potrebbero essere rilevati nei prossimi giorni dai componenti della cordata. La discesa in campo di Palladio avrebbe inoltre provocato qualche malumore nell’azionariato della società vicentina. Sembra infatti che sia Veneto Banca sia il Banco Popolare, azionisti rispettivamente con il 9,8% e l’8,6%, non abbiano gradito il blitz realizzato su FonSai. (riproduzione riservata)