L’aumento di capitale Fondiaria-Sai dovrebbe prendere il via a maggio, dopo che il cda, presumibilmente a marzo, avrà deciso il prezzo di emissione delle nuove azioni. Malgrado i tempi siano ancora lunghi, alcuni azionisti forti potrebbero essere in fase di riposizionamento in vista dell’operazione. Andrebbe letto in questo modo il recente movimento di Amber Capital, mentre non sembrano da mettere in conto limature da parte di Unicredit, che ha il 7% della compagnia e che con Mediobanca sta mettendo a punto i dettagli delle nozze con Unipol (il direttore generale di Fonsai nonché ex manager di Piazza Cordusio, Piergiorgio Peluso, è particolarmente attivo su questo fronte).
Secondo le comunicazioni Consob di ieri, Amber è scesa dal 2,1 all’1,654 per cento. Si tratta dell’unico operatore che in occasione dell’aumento di luglio di Fonsai aveva avuto l’ardire di entrare con una quota sopra il 2% (Dimensional Fund Advisors Lp aveva invece colto l’occasione per uscire). Il movimento di Amber è datato 23 gennaio, giorno dal quale in Borsa, tuttavia, le azioni Fonsai hanno guadagnato oltre il 30 per cento. Soltanto nelle ultime tre sedute la compagnia assicurativa ha messo a segno un rialzo a doppia cifra dietro l’altro: ieri ha preso il 13% a 0,882 euro, il giorno prima il 10,24% e quello ancora precedente il 12,38 per cento.
A prescindere dalla tempistica, la mossa di Amber, che tra l’altro potrebbe avere giocato un ruolo di primo piano nell’indurre la famiglia Ligresti a fare un passo indietro in Fonsai, potrebbe essere interpretata come un riposizionamento in attesa dell’aumento di capitale fino a 1,1 miliardi atteso per maggio. In sostanza la speranza del fondo, che potrebbe essere orientato a mantenere una partecipazione oltre il 2% anche nella nuova società assicurativa che dovrebbe nascere dalla fusione con Unipol, potrebbe essere quella di vendere ora per potere comprare in un secondo momento a prezzi più convenienti. La possibilità sarebbe tanto maggiore quanto maggiore dovesse essere lo sconto sui prezzi di Borsa, stabilito per i titoli di nuova emissione. Tuttavia sembra che l’idea di massima, tanto per l’aumento di capitale di Unipol quanto per quello di Fonsai, sia quella di fissare uno sconto tra il 20 e il 30% (inferiore al 43% scelto da Unicredit, che ha da poco chiuso una ricapitalizzazione da 7,5 miliardi).
Ieri intanto, in una audizione al Senato, il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, ha spiegato che non è ancora stato presentato il quesito formale per l’esenzione dall’Opa su Fonsai da parte di Unipol, tra le condizioni poste per procedere con l’aggregazione.
Quanto alle polemiche sollevate dalle correzioni apportate nel weekend all’impianto dell’operazione, dietro consiglio dello stesso Vegas, il presidente ha precisato che «il compito dell’Autorità è quello di controllare il mercato, ma il controllo del mercato non si fa solo quando i polli sono scappati. L’Autorità incontra chi chiede di essere incontrato per esporre dei programmi». Per quanto riguarda invece le modifiche apportate al piano, «la seconda proposta avanzata (da Unipol, ndr) sembra escludere, da coloro che se ne avvantaggiano, l’originaria famiglia di Premafin e Fonsai (Ligresti, ndr). Capisco che ci possano essere lagnanze per questa cosa – ha chiosato Vegas – ma personalmente non me ne dolgo».