Un’altra giornata calda in borsa con i titoli del gruppo Ligresti ancora in forte rialzo Geronzi: fantasie le richieste a Meneguzzo
di Andrea Di Biase
La decisione di Roberto Meneguzzo di rastrellare attraverso la Palladio Finanziaria il 5% di Fondiaria-Sai e di fare asse col fondo Sator di Matteo Arpe (per ora la 3%) per bloccare l’aggregazione con Unipol, benedetta da Mediobanca e Unicredit, si sta riflettendo, per ora solo da un punto di vista mediatico, sul vertice delle Generali e in particolare su Giovanni Perissinotto. Da alcuni giorni più di un quotidiano ha infatti sottolineato i legami esistenti tra il group ceo del Leone e il numero uno della Palladio (che è azionista di Generali tramite i veicoli Ferak e Effeti), adombrando anche che l’azione di disturbo messa in atto da Meneguzzo sulla fusione Unipol-FonSai, possa essere tra l’altro finalizzata a impedire la nascita di un polo delle polizze capace di fare concorrenza allo strapotere della compagnia triestina. Ricostruzioni di fronte alle quali non si è fatta attendere la replica stizzita dello stesso Perissinotto. «La nostra estraneità rispetto a iniziative assunte dai nostri singoli azionisti è ovvia e totale», ha dichiarato il numero uno del Leone nella giornata di martedì. Ma nonostante questa presa di posizione di Perissinotto, anche ieri nelle redazioni sono rimbalzate le voci secondo cui la mossa della Palladio, unica tra i grandi soci privati di Generali ad avere fatto affari col Leone (il riferimento è agli investimenti della compagnia nei fondi di private equity della società vicentina), abbia riacceso il malcontento tra gli altri importanti azionisti di Trieste. Nessuno, come nella migliore tradizione, esce allo scoperto, ma ai giornali che seguono la vicenda vengono suggeriti spunti per evidenziare come la gestione di Perissinotto, anche dopo l’uscita di scena di Cesare Geronzi, sia piuttosto deficitaria: dai report di quegli analisti che ritengono la compagnia a corto di patrimonio e suggeriscono aumenti di capitale fino al dato più ovvio, ma anche più doloroso, per chi, come Caltagirone, De Agostini, Del Vecchio, Fondazione Crt e la stessa Palladio, ha investito nelle Generali, ovvero la performance del titolo del Leone in borsa. Argomentazioni che, almeno nei resoconti della stampa, erano state momentaneamente accantonate, ma che probabilmente torneranno a riempire le pagine dei giornali, di qui alla prossima primavera, quando si terrà l’assemblea di bilancio delle Generali. A uscire apertamente allo scoperto è stato invece l’ex presidente Geronzi per rispondere a quanto pubblicato ieri da La Stampa. Secondo il quotidiano torinese nel febbraiomarzo del 2011 il banchiere romano si sarebbe rivolto a Meneguzzo per proporgli di acquistare il 10% di Mediobanca e puntellare così il proprio ruolo a Trieste facendo asse con i soci francesi guidati da Vincent Bolloré. Palladio, secondo La Stampa, avrebbe tuttavia fatto mancare la propria disponibilità. «Questa ricostruzione», fa sapere Geronzi, «quel che concerne una presunta sollecitazione che avrei rivolto, lo scorso anno, a Roberto Meneguzzo per acquistare con Palladio un 10% di Mediobanca, è del tutto priva di fondamento e frutto di pura fantasia». Del blitz di Palladio su FonSai e dei riflessi che questo potrebbe avere sulle Generali si sarebbe parlato, tra l’altro, in un incontro svoltosi a martedì a Roma, tra l’ad di Mediobanca, Alberto Nagel, e Francesco Gaetano Caltagirone. I due vicepresidenti della compagnia triestina si sarebbero trovati allineati esprimendo perplessità sulla mossa di Meneguzzo e Arpe. (riproduzione riservata)