Di Cinzia Meoni
Da operazione di salvataggio a scalata dell’anno. O meglio, a terreno di scontro tra poteri forti con possibili ribaltamenti degli ordini finora costituiti. Insomma la vicenda Premafin-FonSai è, ancora una volta, destinata a fare storia. Sul gruppo Ligresti si sono infatti scatenati gli appetiti del mercato, e quella che doveva essere una partita tesa a evitare il ko di uno dei principali gruppi assicurativi italiani si è trasformata in un risiko ad alta tensione. Ma, a giudizio degli esperti, chiuso almeno in apparenza il rastrellamento per acquisire posizioni sull’(ex?) scacchiera dell’impero dei Ligresti, la partita sulle occasioni imperdibili di acquisto potrebbe già essersi chiusa. Salvo imprevisti all’ultimo minuto.
Nella generalità dei casi infatti le poche banche d’affari che continuano a coprire i titoli coinvolti nelle danze (molti broker hanno ricevuto mandati dalle parti coinvolte e quindi si sono tirati fuori dalla mischia) consigliano prudenza. D’altro canto FonSai da inizio anno è voltata in alto del 137% e Premafin del 246%, «guadagni ovviamente riconducibili al solo profilo speculativo e che non trovano giustificazione sui multipli attuali pur considerando uno scenario macro sensibilmente migliorato rispetto a pochi mesi fa», commenta un gestore che preferisce l’anonimato. «Il rischio su questi livelli inizia a essere particolarmente elevato», sostiene Giulio Baresani Varini, responsabile wealth management presso Millennium sim, per poi aggiungere: «Si consideri poi che qualunque progetto di ristrutturazione dovrà passare da una ricapitalizzazione con evidente rischio di diluizione. Magari, con la ripresa dei titoli di Stato e il miglioramento atteso del solving, si tratterà di un aumento di importo più modesto rispetto alle stime attuali. Ma la ricapitalizzazione è comunque inevitabile. E in quella fase potrebbero emergere occasioni di acquisto, anche perché va sempre sottolineato che FonSai è leader nell’Rca auto e che potrebbe avvantaggiarsi delle recenti riforme legislative». Non ora però. Anche perché al di là della lotta per il potere in atto un dato appare chiaro: finora nessuno dei diversi protagonisti che si sono affollati sulla scena nell’ultimo anno (da Groupama a Sator-Palladio) per conquistare la galassia Ligresti ha mai accennato a un’eventuale Opa a cascata, che passando appunto dal mercato amplierebbe il numero di beneficiari dell’operazione. Anzi. Finora il leit motiv delle diverse operazioni presentate è stata la richiesta alla Consob dell’esenzione di Opa motivata dalla necessità di ristrutturazione. «Un’esenzione che forse, viste le recenti polemiche seguite allo scontro in atto, potrebbe non essere così scontata da ottenere», evidenzia Baresani. Secondo il quale in attesa della definizione della situazione, «è meglio starne fuori ed eventualmente privilegiare investimenti sui titoli risparmio di Milano Assicurazioni e FonSai, azioni più difensive a livello patrimoniale».
Quanto a Unipol invece: «Potrebbe avvantaggiarsi qualora il costoso piano di fusione a quattro con il gruppo Ligresti non andasse a buon fine. E in questo caso preferirei i titoli privilegio», conclude l’esperto. E questo al di là delle parole ufficiali. Come quelle utilizzate dalla cordata Sartor-Palladio nel presentare la propria offerta vincolante (fino all’8 marzo) da 450 milioni di euro su Premafin. A giudizio infatti dell’inedita coppia la progettata fusione tra Unipol e FonSai, diretta da Mediobanca e presentata lo scorso 29 gennaio, «non appare congrua rispetto allo stato di crisi del gruppo stesso e di FonSai in particolare. Tra l’altro, appare potenzialmente lesiva degli interessi degli azionisti di minoranza di FonSai». Palladio e Sator in poco tempo hanno messo al sicuro l’8% di FonSai (anche se, secondo indiscrezioni di mercato, potrebbero essersi spinti ben oltre, vicini addirittura al 20% del capitale) e si sono proposti di mettere sul piatto 400 milioni di euro per entrare in Premafin (a cui fa capo il 35% di FonSai) con un aumento di capitale riservato volto ad arrivare al 60% del gruppo, lasciando agli attuali azionisti della holding (il 50,1% è in mano ai Ligresti, il 20% ai due trust off-shore riconducibili comunque alla famiglia e il 5% a Vincent Bolloré) la possibilità di sottoscrivere l’aumento per altri 50 milioni. L’operazione sarebbe comunque garantita dal consorzio di Banca Profilo (Sator). Ma il progetto è subordinato a una serie rilevante di condizioni: ovviamente al via libera alla ricapitalizzazione da parte degli organi preposti di Premafin; poi all’ottenimento di tutte le autorizzazioni necessarie, all’esenzione da parte della Consob dell’obbligo di un’offerta pubblica di acquisto su Premafin, FonSai e Milano Assicurazioni, e all’approvazione da parte delle banche finanziatrici (che, per la holding, sono essenzialmente Unicredit e Mediobanca) del piano di ristrutturazione del debito. Non ultima condizione, l’assenza di fusioni, scissioni, aumenti di capitale o altre operazioni che possano contrastare con l’offerta, incluso il progetto di integrazione con Unipol. Su posizioni divergenti Mediobanca, regista della fusione con il gruppo Unipol, che darebbe vita a un nuovo campione nazionale. E intanto all’orizzonte si intravvede la francese Axa, probabilmente interessata a singoli asset.