di Andrea Di Biase
Sator e Palladio Finanziaria alzano il tiro e si candidano ufficialmente a contendere a Unipol il controllo di Fondiaria-Sai con un piano di salvataggio alternativo a quello predisposto dai bolognesi e appoggiato da Mediobanca e Unicredit. Un piano alternativo, quello messo a punto da Matteo Arpe e Roberto Meneguzzo, che prevede una ricapitalizzazione fino a 450 milioni di Premafin senza tuttavia procedere, come invece previsto nei progetti di Unipol, ad alcuna fusione con la controllata assicurativa. Al termine di una giornata ricca di colpi di scena, con la Consob che ha individuato i legami tra Salvatore Ligresti e i due trust off-shore azionisti di Premafin e con la vista del numero uno di Axa Henri De Castries all’ad di Piazzetta Cuccia Alberto Nagel, è arrivata la controproposta del fondo guidato da Matteo Arpe (proprio ieri sentito in Consob anche dai funzionari dell’Isvap) e della finanziaria capitanata da Roberto Meneguzzo. Le due società, che finora hanno rastrellato l’8% di FonSai ma che secondo indiscrezioni avrebbero messo insieme una cifra più consistente (si dice vicina al 20%), si accingono a presentare a Premafin un’offerta, che scade l’8 marzo, con un impegno a mettere sul piatto 400 milioni per un aumento di capitale loro riservato, lasciando agli attuali azionisti della holding (il 50,1% è in mano alla famiglia Ligresti, il 20% fa capo ai due trust off-shore e un 5% è in mano a Vincent Bollorè) la possibilità di non diluirsi eccessivamente sottoscrivendo una tranche dell’aumento per altri 50 milioni. L’obiettivo è arrivare al 60% di Premafin, cui fa attualmente capo il 35% di FonSai, e di ristrutturarne il debito attraverso un accordo con le banche, guidate da Unicredit, ridefinendo inoltre l’indebitamento subordinato della compagnia assicurativa «al fine di garantire una più equa ripartizione degli oneri relativi al piano di salvataggio del gruppo». Un messaggio a Mediobanca, alla quale Sator e Palladio chiedono in sostanza di convertire in azioni il bond subordinato da oltre 1 miliardo vantato verso la compagnia. Ma che Piazzetta Cuccia rimanda al mittente. A differenza del piano di Unipol, che prevede un aumento di Premafin da 400 milioni, il progetto di Arpe e Meneguzzo non contempla la fusione con FonSai. Sator e Palladio ritengono che la loro proposta sia «migliorativa », rispetto a quella di Unipol, sia per gli azionisti di Premafin sia per quelli di Fondiaria-Sai in quanto porterebbe una maggiore dotazione di risorse finanziarie a disposizione della holding per ricapitalizzare la controllata assicurativa, la quale potrebbe inoltre essere chiamata a effettuare un aumento inferiore a quello da 1,1 miliardi attualmente prospettato «per effetto dei benefici sul margine di solvibilità conseguenti al venir meno della prospettata operazione di fusione» dell’indebitata Premafin in FonSai. Il vantaggio per gli azionisti di minoranza delle due società, secondo Sator e Palladio, sarebbe inoltre legato alla possibilità di «realizzare una più equa ripartizione degli oneri connessi alla ristrutturazione del debito Premafin e alla ricapitalizzazione di FonSai tra le banche finanziatrici » della holding (in primo luogo Unicredit) e tra i creditori subordinati della compagni assicurativa (Mediobanca). Così come il piano di Unipol, che lo scorso 30 gennaio ha siglato un accordo vincolante con Premafin per procedere all’integrazione con FonSai, anche quello annunciato ieri da Sator e Palladio è condizionato al fatto che la Consob conceda l’esenzione dal promuovere un’opa su Premafin e, a cascata, su Fondiaria-Sai e Milano Assicurazioni. L’operazione studiata da Arpe e Meneguzzo è inoltre condizionata all’approvazione da parte delle banche creditrici di Premafin di un nuovo piano di ristrutturazione del debito «a termini e condizioni ritenuti soddisfacenti» dagli stessi Sator e Palladio. Senza l’ok di Unicredit, i cui vertici si sono spesi da tempo per la proposta Unipol, l’operazione disegnata dai due investitori potrebbe dunque difficilmente concretizzarsi. E se Mediobanca sembra sia già pronta a mettersi di traverso, dicendo di no alla richiesta conversione di parte del prestito subordinato, a Bologna si ragiona con attenzione sui dettagli del piano di Sator e Palladio. I vertici di Unipol, che nei prossimi giorni presenteranno all’Isvap il piano industriale, che dovrebbe comportare sinergie per circa 500 milioni grazie proprio alla fusione, sembrano essere sicuri che, alla fine, la valenza industriale del loro progetto, possa avere la meglio. Ieri, intanto, si è riunito il cda della Milano Assicurazioni, che ha approvato i risultati preliminari del 2011, che evidenziano una possibile perdita a livello consolidato 490 milioni. Il margine di solvibilità a fine gennaio è aumentato a circa il 136%. (riproduzione riservata)