Il terremoto Tohoku, che ha colpito il nord-est del Giappone lo scorso 11 marzo 2011 ha cambiato il panorama del rischio sismico nel Paese del Sol Levante.
A sostenerlo è AIR Worldwide, società specializzata nella realizzazione di modelli predittivi delle catastrofi, che ha recentemente pubblicato un rapporto che analizza gli effetti del sisma.
Gli scienziati di AIR hanno condotto un’analisi dettagliata sulla possibilità che la pressione rilasciata dal terremoto sia stata trasferita su faglie localizzate nelle vicinanze di Tokyo. AIR ha calcolato che la probabilità di un terremoto di intensità superiore ai 6,7 gradi della scala Richter nella pianura di Kanto, dove si trova appunto la capitale, potrebbe essere aumentata dal 72% al 93%.
I danni subiti dal Giappone in seguito alla catastrofe sono derivati perlopiù dall’azione distruttiva dello tsunami, le cui onde hanno raggiunto in alcune zone della costa un’altezza di 30 metri. Tuttavia, secondo le stime di AIR, lo tsunami ha inciso solo per il 30% sulle perdite assicurate. I danni conseguenti alle scosse del sisma sono stati infatti molto più diffusi. E sarebbero stati molto più ingenti anche nelle zone successivamente colpite dallo tsunami, hanno ricordato gli esperti di AIR.
Nel rapporto viene discussa anche l’efficacia dell’attuale modello predittivo per i terremoti in Giappone.