Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

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Sale da tre a sei mesi la durata della mediazione civile, prorogabile per periodi di volta in volta non superiori a un trimestre. Ma se il tentativo di conciliazione è obbligatorio o delegato dal giudice scatta una sola proroga di tre mesi. Il procedimento di alternative dispute resolution (Adr) può essere disposto dal giudice sino alla fissazione dell’udienza di rimessione della causa in decisione, e non più al momento della precisazione delle conclusioni. Si distingue la mediazione in modalità telematica, in cui tutti gli atti sono digitalizzati, dall’opzione degli incontri in collegamento in video. Chi diserta il primo incontro di conciliazione obbligatoria rischia la condanna a una somma determinata secondo equità. Entreranno in vigore sabato 25 gennaio le modifiche apportate al decreto legislativo 4/3/2010, n. 28 dal decreto legislativo 27/12/24 n. 216, il cosiddetto correttivo Cartabia, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 10/01/2025, n. 7.
Conto alla rovescia per l’autoliquidazione Inail 2024/2025. Entro il 17 febbraio va versato il premio assicurativo contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali: il saldo dell’anno 2024 e l’acconto del corrente anno 2025. Nel caso in cui si preveda, nel corso dell’anno 2025, di erogare retribuzioni inferiori rispetto a quelle erogate l’anno scorso, entro lo stesso termine del 17 febbraio va presentata l’istanza di riduzione delle retribuzioni presunte (solo così potrà essere versata un premio in acconto d’importo inferiore). Entro il 28 febbraio, inoltre, va fatto l’invio online della dichiarazione delle retribuzioni erogate nell’anno 2024. A ricordarlo è stato lo stesso Inail nella nota n. 12500 del 24 dicembre 2024, illustrando gli incentivi a favore dei datori di lavoro. Tra l’altro, cala ancora al 4,81% (4,99% nel 2024 e 5,68% nel 2023) lo sgravio a favore delle imprese artigiane.
Indennità di occupazione senza se e senza ma. Se durante lo svolgimento dei lavori di manutenzione dell’edificio condominiale il giardino di proprietà esclusiva di un condomino è “invaso” dai ponteggi dell’impresa appaltante è giustificato il pagamento di un indennizzo. Infatti, il danno deve essere identificato nel fatto stesso dell’occupazione e, quindi, nell’impossibilità di utilizzazione del bene, indipendentemente dalla dimostrazione dell’entità del pregiudizio subito, alla cui determinazione il giudice può procedere in via equitativa, in mancanza di elementi obiettivi da cui desumerne la misura. Lo ha chiarito la seconda sezione civile della Corte di cassazione con la decisione n. 32707, pubblicata lo scorso 16 dicembre 2024, secondo cui la circostanza legittima di per sé il diritto del proprietario al conseguimento di un’adeguata indennità ex art. 843, secondo comma, c.c..

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Il via libera dopo un confronto durato oltre quattro ore e nessun ammorbidimento delle posizioni. Al comitato per gli investimenti delle Generali, che si è riunito ieri pomeriggio, resta l’opposizione di un grande socio come Francesco Gaetano Caltagirone (con il 7% circa della compagnia), presumibilmente affiancato dalla Delfin degli eredi Del Vecchio (con il 9,9%), all’operazione messa in cantiere dal management del Leone che prevede una joint venture alla pari nel risparmio tra Generali investment holding e la francese Natixis. Obiettivo: dare vita a un polo da 2 mila miliardi di masse gestite.

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In Italia solo un’impresa di capitale su cinque ha le spalle finanziariamente abbastanza larghe da poter affrontare gli investimenti necessari per la transizione ecologica senza mettere a rischio la propria stabilità. È questa la conclusione a cui è arrivata Cerved, la società specializzata nella valutazione del merito creditizio delle aziende. La sua analisi ha preso in considerazione 73mila aziende, scelte fra quelle maggiormente esposte al rischio climatico; di queste sono 58mila quelle che devono prestare attenzione alla solidità dei propri conti in vista degli investimenti che dovranno realizzare nei prossimi anni. I settori più a rischio sono l’oil&gas, sia nella componente dell’estrazione e della produzione sia in quello della raffinazione e della commercializzazione, quella della produzione di energia, del cemento, del ferro e dell’acciaio, dei materiali da costruzioni e l’agricoltura. Con l’eccezione di quest’ultima si tratta di alcuni dei comparti più energivori dell’industria italiana che, per di più, presentano già oggi un alto livello di indebitamento.

Oltre 9 miliardi di euro ai valori correnti. Una cifra, per dare un riferimento, pari all’intera capitalizzazione in Borsa del Monte dei Paschi nella quale peraltro Delfin, la cassaforte della famiglia del Vecchio da pochi giorni è salita al 9,8% con un investimento di circa 800 milioni che l’ha resa il primo investitore privato nel capitale di Siena. È questo il valore complessivo delle grandi partecipazioni finanziarie custodite dalla holding presieduta da Francesco Milleri in Unicredit (2,7%), Generali (9,9%), Mediobanca (19,7%) e appunto Mps. Quei 9 miliardi rappresentano circa il doppio di quanto Delfin ha investito nei quattro istituti nel corso degli anni. Alla base, una strategia in linea con quella che ha sempre visto un bilanciamento tra gli investimenti industriali (Essilux, Covivio, 80% del totale) e quelli finanziari (20%), così come aveva immaginato Leonardo Del Vecchio.
Intervista a Marco Dubini Daccò, presidente esecutivo. «Fino a pochi anni fa, la gestione dei rischi climatici era un tema affrontato quasi esclusivamente dalle imprese più sensibili al proprio impatto sull’ambiente, per esempio nell’automotive. Ultimamente, stiamo notando un incremento di aziende che si sta occupando di tali rischi, in particolare tra le pmi. Questa accresciuta consapevolezza è attribuibile ai danni causati dagli eventi climatici estremi, nonché alle riflessioni normative in corso in questi mesi. Basti pensare che l’alluvione in Emilia-Romagna del maggio 2023, secondo il nostro studio annuale, ha prodotto danni per circa 10 miliardi. Le piccole e medie imprese, il fulcro del nostro tessuto industriale, hanno spesso risorse limitate per affrontare questi rischi: sarà essenziale che le istituzioni e i grandi gruppi forniscano un supporto adeguato».
A gennaio 2024, i centenari residenti in Italia erano 22.552, di cui l’83% donne. Un dato in aumento del 30% rispetto a dieci anni fa. E crescono anche gli ultracentenari, gli anziani con almeno 105 anni di età, che sempre a gennaio 2024 erano 844, di cui solo 106 uomini. «Nella corsa verso il traguardo dei cento anni, il reddito pensionistico diventa una variabile cruciale per garantire agli anziani una vita serena e dignitosa, fatta di accesso alle cure mediche e opportunità di svago, con la tranquillità economica necessaria per affrontare gli imprevisti – spiega Andrea Rocchetti, global head of investment advisory di Moneyfarm, piattaforma di consulenza finanziaria indipendente –. L’Italia è tra i Paesi più longevi al mondo, e oggi la pensione non è più solo un traguardo, ma un lungo viaggio che può durare anche quarant’anni. Pianificare per tempo, integrando il sempre più esiguo assegno pubblico con una forma di previdenza complementare, non è solo una scelta responsabile, ma un investimento sulla qualità della propria vita futura. Vivere a lungo dovrebbe essere una conquista, non una preoccupazione economica».
Forte riduzione dei rendimenti reali, compensata dal drastico taglio dei costi a carico degli assicurati che beneficiano così di maggiori somme investite, rispetto agli analoghi contratti diffusi 35 anni fa. Sono i risultati di un confronto, delle polizze vita «rivalutabili», molto diffusi negli anni ‘90 che anticipavano le attuali forme di previdenza complementare come i piani individuali di previdenza e fondi pensione. Con un medesimo fine, quello di accantonare risparmi e costruirsi una pensione di scorta e con la garanzia sul capitale investito. L’analisi confronta i dati pubblicati sul Corriere della Sera il 20 gennaio 1990 di oltre 30 imprese di assicurazione, e l’ultimo Rapporto dell’Ivass (Istituto di vigilanza sulle assicurazioni). Balza agli occhi dal confronto la riduzione di 10 volte dei costi che i risparmiatori subivano su ogni versamento: erano del tutto inespressi mentre ora vanno appositamente indicati.

L’Arbitro era già previsto dal Codice delle assicurazioni (con norme inserite nel 2018 e modificate nel 2020), ma solo ora ha tagliato il traguardo il regomanto operativo (decreto 215 del 2024 del ministero delle Imprese e del made in Italy, che entrerà in vigore venerdì 24 gennaio). L’Ivass dovrà adottare le disposizioni tecniche entro il 24 maggio ed entro i successivi cinque mesi l’Arbitro inizierà a operare: al più tardi, quindi, entro il 24 ottobre. L’Arbitro, spiegano dall’Ivass, avrà sede a Roma e il numero dei collegi sarà determinato dall’Istituto stesso.
Il nuovo Arbitro assicurativo – per la cui operatività occorrerà attendere che l’Ivass adotti le disposizioni organizzative e costituisca il Collegio – sarà chiamato a dare una risposta al crescente numero di reclami che le compagnie assicurative ricevono ogni anno. Nel 2023 sono stati oltre 107mila, in crescita di oltre il 10% rispetto all’anno precedente. Pertanto, mentre il quadro normativo della riforma Cartabia si completa e consolida con l’adozione del correttivo che interviene sulla mediazione e sulla negoziazione assistita dagli avvocati (con il decreto legislativo 216 del 2024, in vigore dal 25 gennaio), il più ampio sistema della giustizia complementare si allarga offrendo alla clientela dei servizi assicurativi un ulteriore e diverso strumento di tipo decisorio.