Il Texas ha intentato una causa contro Allstate, accusando la compagnia assicurativa di raccogliere illegalmente dati sui conducenti attraverso software nascosti in app mobili e di utilizzare tali informazioni per aumentare i premi assicurativi degli automobilisti texani. La denuncia, riporta Insurance Journal, sostiene che Allstate, insieme alla sua affiliata Arity, avrebbe creato il più grande database mondiale sui comportamenti di guida, raccogliendo dati da oltre 45 milioni di clienti negli Stati Uniti.
Secondo il procuratore generale del Texas, Ken Paxton, Allstate e Arity avrebbero utilizzato i dati per orientare la loro politica di sottoscrizione e per venderli a terzi, inclusi altri assicuratori motor. Questi dati sarebbero stati impiegati per giustificare l’aumento dei premi, negare la copertura assicurativa o addirittura escludere alcuni clienti dalle polizze.
“Allstate viola la legge sulla privacy del Texas raccogliendo e vendendo dati sensibili senza il consenso degli utenti,” ha dichiarato Paxton. “La nostra indagine ha rivelato che hanno pagato milioni di dollari per integrare il loro software di tracciamento in app di terze parti come Life360, GasBuddy e Fuel Rewards.”
Secondo la denuncia Allstate avrebbe raccolto dati tramite app mobili, tra cui informazioni sulla posizione (geolocalizzazione), velocità, movimento, e persino dettagli tecnici come l’altitudine e la direzione. Recentemente, Allstate avrebbe poi acquistato anche dati direttamente dai produttori di veicoli, tra cui Toyota, Lexus, Mazda, Chrysler, Dodge, Jeep e altri, per superare i limiti della tracciabilità basata sui movimenti degli smartphone.
A sua difesa, Allstate ha dichiarato che la raccolta dei dati avviene con il consenso degli utenti e in piena conformità con le leggi: “Arity aiuta i consumatori a ottenere il prezzo più accurato per la loro assicurazione auto, in modo trasparente e conforme a tutte le normative”.
Cobun Zweifel-Keegan, direttore della International Association of Privacy Professionals, ha sottolineato che questa causa potrebbe essere il primo caso legale importante secondo una legge sulla privacy statale. “Le accuse mostrano come le aspettative sul consenso dei consumatori stiano evolvendo con le nuove leggi,” ha detto Zweifel-Keegan, aggiungendo che le norme sulla privacy stanno rafforzando le leggi generali a tutela dei consumatori, chiarendo cosa costituisca una pratica sleale.
Questa causa si inserisce in un contesto di crescente attenzione alla protezione dei dati: solo l’anno scorso il Texas ha citato in giudizio General Motors per pratiche simili, accusandola di raccogliere e vendere dati sui conducenti senza consenso. Se confermate, le accuse contro Allstate potrebbero rappresentare un punto di svolta per il rispetto della privacy dei consumatori, spingendo le aziende ad adottare pratiche più trasparenti e rispettose delle normative. Con l’aumento dell’uso dei dati per finalità commerciali, questo caso potrebbe avere implicazioni di vasta portata per il settore assicurativo e tecnologico.