L’età pensionabile in Italia è destinata ad aumentare di tre mesi a partire dal 2027. A confermarlo è un documento della Ragioneria Generale dello Stato, analizzato dal Centro Studi di Unimpresa, che lega questa decisione all’aumento della speranza di vita registrato nel 2023. Lo stesso documento prevede un ulteriore incremento di tre mesi nel 2029.
Tuttavia, la questione ha scatenato polemiche, soprattutto dopo che il simulatore dell’Inps ha anticipato questi adeguamenti, facendo emergere il rischio di ulteriori cambiamenti nel sistema pensionistico. Sindacati, governo e opposizione sono ora impegnati in un acceso dibattito, mentre le preoccupazioni tra i lavoratori crescono.
Il meccanismo dell’aumento dell’età pensionabile è stato introdotto con la riforma Fornero e collega l’uscita dal lavoro alla speranza di vita: più viviamo a lungo, più tardi andiamo in pensione. Questo adeguamento, congelato durante la pandemia di Covid-19, tornerà in vigore nel 2027, portando l’età per la pensione di vecchiaia oltre i 67 anni.
Secondo il Centro Studi di Unimpresa, queste modifiche sono inevitabili se i dati demografici confermano l’allungamento della vita media. Tuttavia, per evitare ulteriori aumenti, sarà necessaria una legge specifica.
Il “giallo” è scoppiato quando il simulatore dell’Inps, utilizzato dai cittadini per calcolare la propria data di pensionamento, ha previsto l’aumento di tre mesi ancor prima che fosse ufficialmente confermato. Questo ha scatenato reazioni sia nella maggioranza che nell’opposizione, con il presidente della Commissione di controllo sugli enti previdenziali, Alberto Bagnai, che ha chiesto chiarimenti all’Inps.
I sindacati, dal canto loro, accusano il governo di non aver mantenuto la promessa di superare la riforma Fornero e di non aver avviato un confronto sul tema da oltre un anno. Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, chiede una revisione completa del sistema, tenendo conto della gravosità delle mansioni lavorative.
Per i cittadini, l’aumento dell’età pensionabile comporta una permanenza più lunga nel mondo del lavoro. Ciò può rappresentare una sfida per chi svolge mansioni usuranti o per chi si avvicina all’età della pensione con preoccupazioni economiche. Inoltre, resta aperto il tema dei giovani, che spesso entrano tardi nel mercato del lavoro e rischiano di accumulare contributi insufficienti per una pensione dignitosa. La richiesta dei sindacati di introdurre una pensione di garanzia per i giovani e di riconoscere il lavoro di cura domestico punta a rendere il sistema più equo.
Unimpresa sottolinea come queste modifiche non siano ancora definitive: servirebbero interventi legislativi per bloccare eventuali nuovi adeguamenti. Il dibattito, però, si allarga anche alla necessità di riformare l’intero sistema previdenziale, rendendolo più sostenibile e adatto alle esigenze dei lavoratori di oggi. Per i cittadini, resta fondamentale tenersi informati e valutare soluzioni integrative per garantire una maggiore serenità economica in vista della pensione. La questione, infatti, non riguarda solo il futuro delle pensioni, ma anche la qualità della vita lavorativa e post-lavorativa per milioni di italiani.