Le proiezioni sul cambiamento climatico delineano un quadro allarmante per il futuro dell’Europa, con un significativo incremento dei decessi dovuti al caldo estremo, in particolare nelle aree del Mediterraneo. Entro la fine del secolo, le stime indicano un aumento complessivo di 2,3 milioni di vittime.

È questo il dato principale che emerge dalla ricerca pubblicata sulla rivista Nature Medicine e condotta dalla London School of Hygiene & Tropical Medicine. Per l’Italia vi hanno partecipato l’Università Ca’ Foscari di Venezia, l’Asl Roma 1 e l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra).

Il risultato dello studio è alquanto allarmante, soprattutto per l’Italia che emerge come uno dei Paesi europei più vulnerabili, con diverse grandi città che occupano posizioni critiche nella classifica del rischio.

Tra le dieci città europee col più alto numero di vittime a causa delle temperature in aumento entro la fine del secolo, quattro sono italiane: Roma, con quasi 148mila decessi stimati, è al secondo posto dopo Barcellona che segna la cifra enorme di circa 246mila vittime, seguita da Napoli al terzo posto (oltre 147mila) e da Milano al quinto (poco più di 110mila). Non stanno molto meglio Madrid e Valencia, seguite da Atene, Marsiglia e Bucarest, mentre a chiudere la classifica delle Top 10 troviamo Genova, con oltre 36mila morti dovute al caldo.

Il riscaldamento globale, nonostante eventuali interventi per l’adattamento urbano, rischia di sopraffare le capacità delle città di mitigare gli effetti delle temperature estreme. Solo una rapida e drastica riduzione delle emissioni di CO2 può prevenire il 70% delle morti previste. Pierre Masselot, statistico ed epidemiologo ambientale presso la London School of Hygiene & Tropical Medicine, responsabile dello studio ha sottolineato “l’urgente necessità di perseguire in modo aggressivo sia la mitigazione del cambiamento climatico che l’adattamento all’aumento del caldo. Ciò è particolarmente critico nell’area del Mediterraneo dove, se non si interviene, le conseguenze potrebbero essere disastrose. Intraprendendo un percorso più sostenibile potremmo evitare milioni di morti prima della fine del secolo”.

La situazione “è particolarmente critica nell’area mediterranea, dove senza interventi le conseguenze saranno devastanti”, ha aggiunto Masselot.

Lo scenario italiano si inserisce in un contesto più ampio che coinvolge anche Spagna, Portogallo e Malta. Tra il 2050 e il 2099, il tasso medio di mortalità per caldo potrebbe salire fino a 191,3 decessi ogni 100mila abitanti. Nelle città mediterranee più popolose si prevedono le perdite più gravi.

Anche se alcune città del Nord Europa potrebbero vedere una riduzione dei decessi per freddo, il bilancio complessivo rimarrebbe tragico. Gli studiosi stimano che il calo delle morti per freddo sarà ampiamente controbilanciato dal forte incremento dei decessi per caldo.

Questa analisi mette definitivamente in discussione l’idea che il riscaldamento globale possa avere effetti benefici per le regioni settentrionali. Al contrario, la ricerca evidenzia la necessità di politiche di mitigazione immediate per evitare una crisi sanitaria senza precedenti in Europa.