Il 5% delle famiglie italiane più ricche possiede circa il 46% della ricchezza netta totale. È quanto emerge da un’indagine di Bankitalia sulla distribuzione della ricchezza nelle famiglie italiane, secondo cui i principali indici di disuguaglianza sono rimasti sostanzialmente stabili tra il 2017 e il 2022, dopo essere aumentati tra il 2010 e il 2016. La composizione del portafoglio è molto eterogenea tra le diverse categorie di famiglie: in Italia quelle meno abbienti detengono principalmente abitazioni e depositi, mentre quelle più ricche, come logico, hanno la possibilità di diversificare maggiormente, detenendo anche quote significative di azioni, partecipazioni e attività reali destinate alla produzione. A questi asset si affiancano inoltre altri strumenti finanziari complessi.
I mezzi di trasporto in sharing sono il presente e soprattutto il futuro della mobilità. Basta lasciar parlare i numeri: il valore del business dello sharing è cresciuto in Italia del 77% rispetto al 2019 e la quota degli spostamenti in mezzi condivisi passerà dall’8% attuale al 23% entro il 2030 a livello globale, stima Bearing Point. A trainare questi dati sono soprattutto «i giovani che sono interessati al servizio offerto dallo sharing e dalla possibilità di movimento continua 24 ore su 24 e sette giorni su sette, senza però dover acquistare un mezzo di proprietà con i conseguenti costi di mantenimento e di circolazione». Questa la fotografia scattata per MF-Milano Finanza da Luigi Licchelli, fondatore e presidente di Assosharing, la prima associazione degli operatori di mobilità condivisa.
Nel risparmio si iniziano a tirare le somme del 2023. Anima H. e B.Mediolanum hanno aperto le danze pubblicando ieri i risultati commerciali dello scorso dicembre, che chiude 12 duri mesi per l’asset management, tra tassi di interesse in rialzo e la concorrenza del Btp. In settimana sono attesi i dati delle altre big del settore (Finecobank, B.Generali e Azimut H.).
Poste Italiane sta avorando al progetto per realizzare un veicolo a guida autonoma che possa consegnare pacchi e lettere ai clienti. Una sperimentazione che il gruppo guidato da Matteo Del Fante farà partire a breve, con il bando di gara per l’affidamento del progetto che si chiuderà il 22 gennaio. Per ora non si prevede la circolazione del veicolo su strada che sarà dedicato alla consegna di merci nell’ambito dei processi logistici di ultimo miglio, ma la sperimentazione potrebbe evidentemente avere diverse ricadute per rendere più efficiente la distribuzione.
Focus sugli incidenti in Sicilia e la sicurezza stradale. Le cattive condizioni del manto al centro dei ragionamenti necessari da fare, emerge dall’inchiesta di AutoScout24, il principale portale di annunci auto in Italia e in Europa. Oltre un quarto del campione intervistato ha causato o subito nella sua vita almeno un incidente. Il 70% alla guida non rispetta i limiti di velocità e la distrazione è la prima causa di incidenti. Tra le principali paure durante la guida, si segnalano gli altri automobilisti e le buche sconosciute. Chi ha causato un sinistro lo ha fatto principalmente per distrazione (64%). Pessimo primato per Catania, prima in classifica in regione sia per numero di incidenti sia in relazione alla popolazione residente.
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Già partner della prima squadra maschile, sponsorizza la squadra femminile As Roma per la stagione calcistica 2023/24.
Secondo l’osservatorio di Facile.it sono oltre 765.000 gli automobilisti che quest’anno vedranno aumentare il costo dell’Rc auto e peggiorare la propria classe di merito a causa di un sinistro con colpa dichiarato nel 2023. Sebbene la quota di automobilisti che hanno dichiarato un sinistro con colpa sia diminuita del 7% rispetto allo scorso anno, le tariffe Rc auto continuano a crescere, con effetti negativi anche per gli assicurati virtuosi; a dicembre 2023 per assicurare un veicolo a quattro ruote occorrevano, in media, 618,55 euro, vale a dire il 35% in più rispetto a dodici mesi prima. Toscana, Liguria e Sardegna le regioni in cui, in percentuale, è stato registrato il maggior numero di denunce di sinistri con colpa; Trentino-Alto Adige, Basilicata e Friuli-Venezia Giulia quelle con meno denunce.
Immobili rifugio della ricchezza della classe media, ma diminuisce il valore. Nel 2010 deteneva circa la metà del patrimonio abitativo, ma nel 2022 la percentuale è scesa al 45%, soprattutto a vantaggio del decimo più ricco. La quota di abitazioni posseduta dalle famiglie meno benestanti è rimasta stabile nel tempo al 14%. In questo contesto, le abitazioni rappresentano il 70% della ricchezza della classe media, i tre quarti della ricchezza per le famiglie meno abbienti, mentre scendono a poco più di un terzo per quelle appartenenti alla classe più ricca. Un patrimonio che permette all’Italia di collocarsi su un livello inferiore di disuguaglianza rispetto agli altri paesi dell’area euro. È quanto emerge dai dati pubblicati della Banca d’Italia. Per quanto riguarda la ricchezza finanziaria, per le famiglie più povere, i depositi sono l’unica componente rilevante (17%). Maggiormente diversificato è invece il portafoglio delle famiglie più ricche, per le quali quasi un terzo della ricchezza è rappresentato da capitale di rischio legato alla produzione (azioni, partecipazioni e attività reali destinate alla produzione) e un quinto da fondi comuni di investimento e polizze assicurative.
Circa 250 miliardi di dollari di perdite a livello globale nel 2023 per le catastrofi naturali. A certificare la cifra, monstre, è Munich Re che ha messo in fila tutti gli eventi estremi che lo scorso anno hanno sconvolto il pianeta. La somma, di fatto quasi uguale a quella del 2022, comprende 95 miliardi di dollari di perdite assicurate (l’anno precedente erano state 125 miliardi) contro una media degli ultimi cinque anni di 105 miliardi di dollari. Se si allarga lo sguardo agli ultimi trent’anni quella stessa somma scende a 57 miliardi: in altre parole, e ciò è avvenuto soprattutto negli ultimi tre lustri, il passivo per il comparto è praticamente raddoppiato. Un new normal, quello delle maxi spese legate ai fenomeni climatici estremi, che siano alluvioni, terra che brucia, grandine o tifoni, con il quale il settore assicurativo, volente o nolente, ormai deve fare i conti. E i primi effetti già si possono vedere, in maniera netta, sul trend delle tariffe negli Stati Uniti, soprattutto sui prezzi di polizze auto e casa.
Inizio d’anno vivace per i corporate bond italiani con i grandi gruppi che ieri, approfittando di una favorevole finestra di mercato, sono tornati a bussare alla porta degli investitori istituzionali. Insieme al gruppo guidato da Claudio Descalzi si sono mossi, come detto, altri big, a partire da Generali e Mediobanca. Il colosso assicurativo di Trieste ha collocato due nuove obbligazioni senior con scadenza rispettivamente gennaio 2029 e gennaio 2034, emesse entrambe nel contesto del proprio programma Emtn in formato “green” ai sensi del “Green, Social &Sustainability Bond Framework”. In fase di collocamento sono stati raccolti ordini complessivi per più di 2 miliardi sulle due serie di titoli da oltre 80 investitori istituzionali internazionali altamente qualificati. L’emissione da 500 milioni, con scadenza 2029, paga una cedola annua del 3,212% con un rendimento di 65 punti base sulla curva mid swap. L’altra tranche da 750 milioni, a 10 anni, conta invece una cedola del 3,547% e uno spread di 95 punti base. «Si prevede che, entro la fine del 2024, i bond in formato “green” e “sustainable” rappresenteranno circa il 40% di tutto il nostro debito finanziario in essere», ha detto il group cfo di Generali, Cristiano Borean.
Responsabilità civile dell’hosting provider attivo e risarcimento danni determinato secondo il criterio del “prezzo del consenso”. Ai sensi dell’articolo 14 della direttiva E-commerce (e dell’articolo 16 del Dlgs 70/2003), nell’ambito della prestazione di un servizio, consistente nella memorizzazione di informazioni fornite da un destinatario del servizio (hosting), il prestatore non è responsabile delle informazioni memorizzate, a condizione che: 1 non sia effettivamente al corrente del fatto che l’attività o l’informazione è illecita e, per quanto attiene ad azioni risarcitorie, non sia al corrente di fatti o di circostanze che rendono manifesta l’illegalità dell’attività o dell’informazione; 2 non appena al corrente di tali fatti, agisca immediatamente per rimuovere le informazioni o per disabilitarne l’accesso. Tuttavia, il regime di favore stabilito dall’articolo 14 della direttiva citata (e trasfuso all’interno dell’articolo 16 Dlgs 70/2003), vale soltanto per l’hosting provider cosiddetto passivo. A confermarlo è stata la Corte di cassazione che, con sentenza 7708/2019 (v. caso Rti Spa vs. Yahoo) ha sancito un importante principio di diritto in tema di responsabilità dell’hosting provider, chiarendo, altresì, la differenza tra la figura di hosting attivo e la figura di hosting passivo, per come già definita dalla Corte di giustizia europea.
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