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Pensionarsi nell’anno 2024? Più arduo che nel passato. Infatti, bisogna lavorare di più, rinviando di qualche mese l’epoca del riposo, rispetto alle mille opportunità di pensionamento offerte negli ultimi anni. Questo perché dalla Manovra 2024 è arrivata una stretta ai “prepensionamenti”, cioè a quelle strade che permettono di anticipare l’accesso alle due pensioni ordinarie, la pensione di “vecchiaia” (a 67 anni d’età) e la pensione “anticipata” con poco meno di 43 anni di lavoro.
La regolamentazione dell’intelligenza artificiale passa dalla valutazione dei livelli di rischio. Acceso il faro su rischi correlati alla sicurezza, diritti fondamentali e salute. La struttura di classificazione del rischio si fonda sullo scopo previsto del sistema di intelligenza artificiale e varia in base alla funzione specifica del sistema e alle modalità d’uso. L’8 dicembre scorso, i rappresentanti del parlamento europeo e del consiglio dell’Unione europea all’interno del trilogo hanno siglato l’accordo politico che delinea la forma e i contenuti del regolamento europeo sull’intelligenza artificiale (AI Act) definendo le linee guida per la prima legislazione sull’intelligenza artificiale a livello mondiale.
Porte spalancate alle richieste di danni non patrimoniali in seguito a incidenti informatici: si può chiedere il risarcimento anche per il fatto di patire il timore che un cybercriminale utilizzi i propri dati sottratti a un’impresa o a un ente pubblico. Grazie a questa regola, affermata dalla Corte di Giustizia dell’Unione europea (Cgue) nella sentenza del 14/12/2023, resa nella causa C-340/21, la mera sola esposizione a un pregiudizio può essere monetizzata. Se, poi, l’attacco informatico con esfiltrazione dei dati è stato subito da una grande organizzazione che ha un gran numero di clienti, consumatori e utenti e/o che conserva un gran numero di dati, gli interessati, anche per il tramite delle loro associazioni, possono pensare a class action e azioni rappresentative.
Pugno duro della Corte di giustizia Ue sulle sanzioni privacy, anche a costo di far sfumare le garanzie di difesa dei soggetti incolpati delle violazioni. Basta, infatti, ordinare la realizzazione di una applicazione elettronica, indicando come deve funzionare, per diventare titolare del trattamento e, quindi, essere esposti, anche senza avere visto un solo dato personale, al rischio di pagare le sanzioni privacy per illeciti commessi dal fornitore: peraltro, così si rischia di avallare forme di responsabilità per la sola ideazione/pianificazione di un eventuale illecito.
La colpa per le violazioni privacy ricade sull’organizzazione (impresa, ente privato o pubblico), chiamata a pagare le sanzioni, anche se non è identificata la singola persona (ad esempio il dipendente), che ha materialmente commesso la violazione. Questo il principio applicato dalla Corte dei giustizia dell’Unione europea, con la sentenza del 5 dicembre 2023, resa nella causa n. C-807/21, la quale responsabilizza direttamente le organizzazioni nel loro complesso come titolari/responsabili del trattamento. Persone giuridiche, associazioni ed enti, infatti, sono essi stessi destinatari delle norme sanzionatore in via diretta e non in via di solidarietà (cioè garanti del pagamento della sanzione irrogata all’autore della condotta).
Bisogna attendere la fine dell’anno appena cominciato e l’inizio del prossimo per vedere risalire la curva prestiti (salvo altri shock geopolitici o finanziari). Nel 2023, infatti, il credito bancario al settore privato è oggetto di una contrazione (-1,9%). Segno meno anche per i prestiti alle imprese (-5,1%). Al contrario, nel 2024, si attende un +1,1% per il credito (che potrà ulteriormente salire al +2,5% nel 2025) e un +1,4% per i finanziamenti alle imprese. Sono le cifre contenute nell’EY European Bank Lending Economic Forecast 2023, analisi della congiuntura creditizia europea, secondo cui, però, il quadro non è del tutto a tinte fosche. Se, infatti, il settore dei mutui è in stagnazione, è anche vero che non si prevede ci possano essere rischi per il mercato immobiliare. Inoltre, un altro segmento vitale è il credito al consumo, stimato in crescita del 4,5% nel 2023.

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Nel 2023 i risparmi degli italiani hanno percorso strade nuove, marcando una netta differenza rispetto agli anni precedenti: il denaro in uscita dai conti correnti ha in buona parte abbandonato la via dei fondi comuni e del risparmio gestito per dirigersi verso le obbligazioni, con una preferenza per i Btp. Anche il tanto amato investimento nel mattone ha subìto qualche contraccolpo. Dietro a questi movimenti si celano responsabili ben precisi: i tassi di interesse, saliti su livelli mai visti nell’area dell’euro, nell’ambito della lotta della Bce contro l’inflazione. Così, i risparmiatori hanno attinto ai depositi, a novembre diminuiti a 1.736 miliardi dai 1.850 del dicembre 2022, sia per far fronte al carovita sia per ricercare quella remunerazione, indotta appunto dal costo del denaro più elevato, che i conti correnti non hanno saputo offrire.

Il 2024 per il risparmio si candida a essere un anno meno turbolento, dopo la crisi caratterizzata dal rialzo dell’inflazione e dei tassi. Certo nessuno conosce il futuro e ogni previsione va presa con la dovuta cautela. Anche perché oltre ai timori di una recessione, le questioni geopolitiche (la guerra Russia e Ucraina e tra Israele e Palestina) avranno un peso sull’andamento dei listini, sia azionari che obbligazionari. Inoltre, sarà un anno segnato dalla politica. L’acquisizione di Kairos da parte di Anima Holding ha assunto un significato particolare per due motivi: ha dato vita a un grande polo italiano nel campo del risparmio e probabilmente aprirà il risiko delle sgr. È stato un periodo difficile per l’industria del risparmio gestito che rischia di chiudersi con riscatti superiori ai 50 miliardi di euro. E questo nonostante l’effetto mercato positivo, quantificato a novembre in un robusto +3%, continui a far salire il patrimonio delle associate. Secondo quanto certificato da Assogestioni, associazione di categoria dell’asset management guidata da Carlo Trabattoni, il mese di novembre ha mostrato riscatti superiori ai sette miliardi, che si confrontano con gli 8,1 di ottobre e portano il totale da inizio anno a 49,5 miliardi. Nulla però di clamoroso. Tutto ciò grazie al comportamento degli italiani. Non si è infatti assistito a una fuga dal risparmio. Certamente c’è stato un aumento dei riscatti, ma nessun crollo. Un’eventualità che non era così scontata.

Le novità introdotte dalla legge di Bilancio 2024 (legge 213/2023, articolo 1, commi 16 e 17) sulla disciplina dei fringe benefit e la revisione dei costi chilometrici delle auto aziendali assegnate ai lavoratori in uso promiscuo fanno sì che l’inizio di quest’anno si presenti subito impegnativo per l’intensa attività collegata all’adeguamento dei valori imponibili di questi benefit. Per le auto, la revisione degli importi dovrà innanzi tutto tenere conto dei dati contenuti nelle tabelle Aci pubblicate lo scorso 22 dicembre («Gazzetta ufficiale» 298 del 22 dicembre 2023, si veda Il Sole 24 Ore del 3 gennaio): sarà dunque necessario effettuare una verifica sulla corretta modalità di calcolo utilizzata per i diversi veicoli, in particolare per quelli tornati in flotta.