Nella fascia di età 16-74 anni, la quota di italiani che dispone di competenze digitali almeno di base si attesta al 45,7%, valore stabile rispetto al 2021, ma che resta sotto la media europea del 55,5%.
E’ quanto rileva l’Istat nel suo report 2023 su cittadini e Ict, ricordando che l’obiettivo target UE fissato per il 2030 è che l’80% di cittadini (utenti di Internet negli ultimi tre mesi e tra i 16 e i 74 anni) possegga competenze digitali almeno di base.
In Italia e in molti paesi europei, le competenze digitali sono caratterizzate da forti divari associati alle caratteristiche socio-culturali della popolazione, afferma l’istituto. Nel 2023 il 61,7% dei ragazzi di 20-24 anni residenti in Italia che ha usato Internet ha competenze digitali almeno di base. Tale quota decresce rapidamente con l’età per arrivare al 42,2% tra i 55-59enni e ad attestarsi al 19,3% tra le persone di 65-74 anni.
Questo livello di competenze risulta caratterizzato da una forte disparità a favore degli uomini, che nel nostro Paese è di 3,1 punti percentuali. Va però evidenziato che almeno fino ai 34 anni di età si registra un vantaggio femminile per poi invertire il segno a partire da 45 anni.
Le competenze digitali sono ancora prerogativa delle persone con titolo di studio elevato. Infatti, il 77,6% delle persone di 25-54 anni con istruzione terziaria ha competenze digitali almeno di base. La quota scende al 26,4% sempre in riferimento alle persone della stessa coorte ma con titolo di studio basso (fino alla licenza media).
Il divario tra gli occupati che hanno competenze digitali di base rispetto a chi è in cerca di occupazione è di 18 punti percentuali. Inoltre, osservando la posizione professionale degli occupati, emerge come gli operai presentino i livelli più bassi di competenza digitale, con una distanza di circa 34 punti percentuali rispetto a quella riscontrata tra direttivi, quadri e impiegati (71,6% contro 37,9%).
Dall’analisi delle singole regioni italiane emerge un forte gradiente tra Centro-nord e Mezzogiorno, con l’eccezione della Sardegna che si attesta attorno al valore medio.
Le regioni in migliore posizione in questo ambito sono la Provincia Autonoma di Trento (56,5%), la Lombardia (53,1%), il Lazio (51,4%) e l’Emilia Romagna (51,3%). In fondo alla graduatoria si collocano la Calabria (32,2%) e la Campania (32,3%).