Il Centro studi e ricerche Itinerari previdenziali, guidato da Alberto Brambilla ha pubblicato il suo ultimo rapporto sul bilancio del sistema previdenziale relativo al 2022, scattando una fotografia di un sistema che rischia di non essere più sostenibile.
Nel 2022 la spesa pensionistica relativa a tutte le gestioni previdenziali è ammontata a 247.589 milioni di euro (238.271 milioni nel 2021), con un aumento del 3,9% che
dipende in minima parte dalla rivalutazione delle rendite all’inflazione e per buona parte
dall’aumento dei pensionati dovuto alle misure di anticipazione (Quota 102 e altre). A questo importo vanno aggiunti 41,83 miliardi della GIAS (Gestione Interventi Assistenziali) sulle prestazioni IVS erogate dagli enti previdenziali, per un totale di 289,42 miliardi.
Il 96% circa della spesa e delle entrate contributive di sistema è gestito dall’INPS cha a seguito di vari provvedimenti legislativi succedutisi negli ultimi trent’anni ha incorporato quasi tutte le gestioni previdenziali. La quota residua è gestita dalle Casse previdenziali privatizzate.
Le entrate contributive, dopo il disastroso 2020 (195.400 milioni di euro) nel 2021 si sono attestate a 208.264 milioni di euro per salire infine a 224.943 milioni di euro nel 2022; di conseguenza, il saldo tra contributi e prestazioni ha presentato nel 2022, come accade da molti anni, un risultato negativo di 22.645 milioni peraltro migliore dei meno 30.006 milioni del 2021.
I beneficiari delle prestazioni pensionistiche e assistenziali sono in totale 16.131.414 pensionati, aumentati a causa dei vari provvedimenti di anticipo pensionistico di 32.666 unità, a cui sono corrisposte 22.772.004 prestazioni pari a 1,4117 prestazioni per ogni pensionato (ogni testa).
In conclusione, i dati del 2022 evidenziano un certo miglioramento rispetto al 2021 ma non va dimenticato che quelli del 2021 a loro volta rappresentavano un netto miglioramento rispetto a dati del 2020 che avevano subito un vero e proprio tracollo a causa della pandemia, delle misure di lockdown e del conseguente rallentamento delle attività produttive e di servizi con pesante riduzione dell’occupazione.
Il numero di prestazioni in pagamento per ogni pensionato. Nel 2022 il numero delle prestazioni in pagamento, a causa delle numerose anticipazioni ma soprattutto dell’aumento delle prestazioni assistenziali, sono aumentate di 13.207 unità (+ 41.677 unità 2021 su 2020) portandosi a 22.772.004.
Pertanto il rapporto tra il numero dei pensionati e il numero di prestazioni indica che ogni
pensionato (ogni testa) riceve in media 1,411 prestazioni, il livello più basso dal 2006.
Il rapporto tra numero di prestazioni in pagamento e popolazione: nel 2022, considerando anche la riduzione della popolazione residente pari a 179.133 abitanti (-274.878 il 2021 sul 2020), è in pagamento una prestazione ogni 2,584 abitanti, in riduzione rispetto agli anni precedenti e sui livelli del 2012. In pratica è in pagamento una prestazione per ogni famiglia, il che indica quanto siano sensibile i cittadini all’argomento pensioni/prestazioni assistenziali. A queste prestazioni va poi aggiunto il RdC e i sussidi di Comuni, Province e Regioni che, in assenza di una banca dati dell’assistenza, non sono note; la stima è di una prestazione ogni 2,1 abitanti.
Gli importi della pensione media: nel 2022 l’importo medio effettivo del reddito pensionistico passa da 19.442,67 a 19.975,5 euro annui, con un aumento del 2,74% (+1,36% nel 2021, + 2,22% e 2,28% nel 2020 e 2019), pari a 1.536,53 euro al mese per 13 mensilità, uno stipendio maggiore di quello di molti lavoratori attivi.