Da un’indagine di Bankitalia sulla distribuzione della ricchezza delle famiglie italiane è emerso che la metà della ricchezza degli italiani sia rappresentata dalle abitazioni.
Tale percentuale varia tuttavia fortemente in base alla ricchezza: le abitazioni raggiungono i tre quarti della ricchezza per le famiglie al di sotto della fascia centrale, si attestano poco sotto il 70 per cento per quelle della classe centrale mentre scendono a poco più di un terzo per quelle appartenenti alla classe più ricca. Per le famiglie più povere, i depositi sono l’unica componente rilevante di ricchezza finanziaria (17 per cento).
Maggiormente diversificato è invece il portafoglio delle famiglie più ricche, per le quali quasi un terzo della ricchezza è rappresentato da capitale di rischio legato alla produzione
(azioni, partecipazioni e attività reali destinate alla produzione) e un quinto da fondi comuni di investimento e polizze assicurative.
La composizione del portafoglio delle famiglie per classe di ricchezza ha subito significative
variazioni fra il 2010 e il 2022.
In un periodo caratterizzato da una generale flessione dei prezzi degli immobili, il peso delle abitazioni è sceso dal 55,8 al 50,2 per cento a livello aggregato; tuttavia, per le famiglie più povere è cresciuto di quattro punti percentuali. La riduzione del peso dei titoli di debito è stata particolarmente accentuata per il decimo più ricco, con un calo di oltre sette punti percentuali, a fronte di un rilevante aumento del peso di azioni, assicurazioni ramo vita e quote di fondi comuni. L’aumento del peso dei depositi ha accomunato tutte le classi di ricchezza considerate, ma in maniera più forte quella centrale.
Nel 2010 circa la metà del patrimonio abitativo era detenuta dalla classe centrale; nel 2022 tale percentuale era scesa al 45 per cento, soprattutto a vantaggio del decimo più ricco; la quota di abitazioni posseduta dalle famiglie sotto la mediana è rimasta stabile nel tempo attorno al 14 per cento. I depositi sono aumentati di circa il 40 per cento tra il 2010 e il 2022, soprattutto per le famiglie appartenenti al decimo più ricco, la cui quota è salita di sei punti percentuali, raggiungendo la metà del totale; si è invece ridotta in maniera sensibile
la quota di depositi detenuta dalle famiglie sotto la mediana.
Le attività non finanziarie non residenziali, che riguardano investimenti in società di persone di piccole dimensioni, alla fine del 2022 erano possedute per circa due terzi dal decimo più ricco, mentre le famiglie della classe intermedia ne detenevano il 28 per cento. Dal 2010 si sono osservate una riduzione della quota posseduta dalle famiglie più ricche di circa 7 punti percentuali e un rilevante aumento per la classe centrale. In tutto il periodo analizzato, le azioni e altre partecipazioni detenute della classe più ricca rappresentano oltre il 95 per cento del totale, con un massimo di quasi il 98 per cento attorno al 2016.
Sul fronte delle passività, invece, le famiglie sotto la mediana pesavano nel 2022 per quasi un terzo del totale, all’incirca quanto quelle della classe centrale.
Tra il 2010 e il 2016 il valore mediano della ricchezza netta è sceso da quasi 200.000 euro a poco più di 150.000; il calo del valore medio è stato molto più contenuto. Nello stesso periodo l’indice di Gini, una misura sintetica del grado di disuguaglianza della distribuzione, è aumentato da 0,67 a 0,71, e la quota di ricchezza netta posseduta dal cinque per cento più ricco delle famiglie è passata dal 40 al 48 per cento. Vi ha corrisposto un calo delle quote detenute da tutte le altre classi della distribuzione.
Dal 2017 la ricchezza netta mediana è restata sostanzialmente stabile e l’indice di Gini è
leggermente calato. È interessante notare, sia per l’indice di Gini che per la quota di ricchezza detenuta dal cinque per cento più ricco, la lieve crescita nel corso del 2021 e la successiva riduzione nel 2022. Tale andamento è collegato a quello dei prezzi delle attività finanziarie detenute dalle famiglie appartenenti più ricche, in particolare azioni, quote di fondi comuni e riserve tecniche di assicurazione. Alla fine del 2022, il cinque per cento più ricco delle famiglie italiane deteneva il 46 per cento della ricchezza netta complessiva mentre il 50 per cento più povero ne possedeva meno dell’otto per cento.
Confronto internazionale
Nel confronto con gli altri tre maggiori paesi dell’area dell’euro, il rilevante calo della ricchezza netta mediana negli anni successivi alla crisi dei debiti sovrani e il suo mancato recupero nel periodo successivo rappresentano una peculiarità italiana.
Anche in Spagna si è verificata una diminuzione fino all’inizio del 2013, ma in seguito il
valore mediano è cresciuto rapidamente, superando quello dell’Italia. In Francia nel periodo di analisi la ricchezza mediana ha superato ampiamente quella dell’Italia, mentre in Germania la sua crescita ha ridotto da circa 140.000 a 50.000 euro il divario rispetto ai più elevati livelli osservati in Italia.
Complessivamente nell’area dell’euro la ricchezza netta mediana ha raggiunto un minimo di circa 100.000 euro nel 2013 per poi salire gradualmente fino a superare i 140.000 euro nel 2022.
In tutti i paesi si osserva un aumento della disuguaglianza nei primi anni di indagine, seguito da una leggera riduzione. Sulla base dell’indice di Gini, la Germania appare il paese con il maggior grado di disuguaglianza in termini di ricchezza netta. L’Italia si colloca su un livello inferiore a quello dell’area dell’euro, simile a quello della Francia e superiore a quello della Spagna. Il divario rispetto al complesso dell’area riflette la più elevata quota di ricchezza netta detenuta in Italia dalle famiglie al di sotto della mediana (legata soprattutto al possesso di abitazioni), che controbilancia la più ampia quota di ricchezza detenuta dal cinque per cento più ricco (46 per cento alla fine del 2022). In Germania, invece, a fronte di una percentuale simile di ricchezza posseduta dal cinque per cento più ricco (48 per cento nel 2022), è molto più bassa la quota della metà più povera delle famiglie, in parte
per il maggiore ricorso all’affitto della prima casa. Alla fine del 2022 le famiglie italiane sotto la mediana detenevano una ricchezza media di circa 60.000 euro, pari a tre volte quella delle rispettive famiglie tedesche; un divario positivo, seppure più contenuto, si osserva anche nei confronti della Francia. Al contrario, la ricchezza media nelle altre due classi è maggiore per le famiglie francesi e tedesche.