di Sonia Ciccolella Centro StudiRicerche Anasf
La Commissione Europea ha incaricato le Autorità di Vigilanza Eba, Eiopa ed Esma (ESAs) di fornire un loro parere sui rischi di greenwashing che si verificano nel settore finanziario europeo e indicazioni sulle azioni intraprese per limitare tali rischi, alla luce della crescente domanda e offerta di prodotti legati alla sostenibilità e della rapida evoluzione della normativa in materia. Il greenwashing è una strategia di comunicazione o di marketing perseguita da imprese, istituzioni ed enti che presentano come ecosostenibili le proprie attività, cercando di occultarne l’impatto ambientale negativo.
Il lavoro delle Autorità si è concentrato sulle seguenti aree principali: definizione del fenomeno, delle sue dimensioni e dei potenziali rischi correlati; implementazione della legislazione in materia di finanza sostenibile e prime sfide per le parti interessate e le autorità di regolamentazione; risposta di vigilanza e adeguatezza da un punto di vista sia giuridico che pratico; raccomandazioni sulla base dei risultati ottenuti nelle aree definite.
Le ESAs prima di predisporre il documento per la Commissione hanno aperto una consultazione, chiusa il 10 gennaio 2023, per raccogliere le evidenze delle parti interessate. Anasf ha partecipato inviando le sue osservazioni.
L’Associazione ritiene che tutta la catena del valore, dal produttore al cliente finale, sia potenzialmente a rischio di greenwashing. Nel parere inviato Anasf, come richiesto dalle Autorità, ha fornito alcuni esempi di greenwashing verificatosi in Italia. Un primo caso di dominio pubblico è stato quello di una nota marca di acqua italiana che affermava di utilizzare bottiglie a “impatto zero”, per il fatto che compensava la CO2 emessa nell’atmosfera nel processo industriale con la creazione di nuove foreste, ossia destinando una somma alla riforestazione. La comunicazione di tale società è stata ritenuta ingannevole dall’Autorità italiana perché lasciava intendere al consumatore che la produzione di acqua minerale fosse interamente compensata. La riforestazione si riferiva invece solo alla quantità di emissioni di anidride carbonica relative alle bottiglie utilizzate, escludendo le altre emissioni inquinanti collegate al processo produttivo. È stata decisa dall’Autorità competente la censura del messaggio pubblicitario e l’adeguamento della sentenza entro 120 giorni.
Un altro caso sempre di dominio pubblico di greenwashing, indicato da Anasf alle Autorità, è stato quello di una nota società di produzione e commercializzazione di carburante italiana che è stata sanzionata per “pratica pubblicitaria ingannevole” per aver utilizzato uno spot in cui un prodotto commercializzato dalla società veniva descritto come biologico, green e rinnovabile. Nello specifico, i messaggi pubblicitari utilizzati sono stati ritenuti idonei ad indurre nei destinatari la confusione tra il prodotto pubblicizzato e una sua specifica componente, nonché ad attribuire al prodotto, nel suo complesso, caratteristiche sostenibili ambientali ascritte a tale componente, alcune delle quali risultate poi infondate. Oltre al pagamento della sanzione, la società ha provveduto all’interruzione della diffusione della comunicazione promozionale relativa al prodotto in questione.
Per Anasf i principali fattori di rischio di greenwashing sono originati da interpretazioni divergenti del quadro normativo, dal desiderio di migliorare il proprio profilo di sostenibilità a livello di entità/prodotto o servizio per attirare la clientela, dalla mancanza di dati affidabili e dalla mancata corrispondenza tra le aspettative degli investitori retail e la capacità dei partecipanti al mercato di produrre un impatto sul mondo reale.
Rispetto alla richiesta delle Autorità di indicare iniziative del settore che potrebbero essere utili per affrontare il greenwashing, l’Associazione ha indicato il paper “Greenwashing e finanza sostenibile: rischi e risorse di contrasto” del Forum per la Finanza Sostenibile che fornisce linee guida concrete su questo fenomeno e che potrebbe essere utile per i lavori delle ESAs e della Commissione Europea.
Per quanto riguarda infine i meccanismi di mercato che possono contribuire a mitigare i rischi di greenwashing l’Associazione ritiene che siano necessari parametri definiti che possano aiutare le autorità di vigilanza nella supervisione.
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