NELLA LEGGE DI BILANCIO 31 MILIARDI EURO FRA SPESA SOCIALE E PREVIDENZIALE E PUBBLICO IMPIEGO
di Antonio Giancane
La manovra arriva in porto (legge n. 197/2022 in Gu del 29 dicembre) dopo un passaggio parlamentare molto rapido, che ne ha in parte modificato i contenuti. L’analisi aggregata, realizzata da ItaliaOggi Sette sulla base dei dati disponibili, delle misure della manovra consente di valutarne l’impatto sul triennio. Per sintesi, riassumiamo le principali novità per la nostra economia.
La manovra risana la finanza pubblica? Più che risanare il governo Meloni ha puntato sullo sviluppo, grazie ad un margine che la Ue ci consentiva sul piano triennale. La manovra è quindi espansiva ed aumenta il deficit di quasi 38 miliardi per il 2023, poi produce progressivamente un minor impatto nel 2024 e un lieve miglioramento nei saldi solo nel 2025. Solo così ha ottenuto il via libera di Bruxelles. Nel complesso gli obiettivi del Documento di finanza pubblica per il triennio sono rispettati: in quel documento era infatti previsto un margine di aumento del fabbisogno per far fronte alla crisi energetica. La commissione Ue dovrebbe emettere quindi un giudizio positivo in concomitanza dei dati di consuntivo 2022, a febbraio. Resta l’incognita dell’andamento dei tassi d’interesse in crescita e delle conseguenze della politica monetaria della Bce, che ha avviato una fase di riduzione dei titoli pubblici in portafoglio, molti dei quali italiani.
Chi guadagna e chi perde. La manovra è favorevole alle famiglie, cui, nel 2023, va un vantaggio netto di 31 miliardi grazie agli stanziamenti per la spesa sociale e previdenziale, oltre al rinnovo dei contratti del pubblico impiego.
Saranno confermati gli incentivi sulle ristrutturazioni edilizie. Alcuni sussidi verranno però meno dal 2024 (sulla base di una prevista “normalizzazione” delle bollette) e lo stesso avverrà per il reddito di cittadinanza, di cui viene avviato il superamento. Nel complesso i vantaggi restano quindi concentrati sul prossimo anno.
Caro energia. Le risorse destinate alle misure contro il caro energia saranno di 21 miliardi di euro e consentiranno di aumentare gli aiuti a famiglie e imprese allargando anche la platea dei beneficiari. Nel dettaglio, confermata l’eliminazione degli oneri impropri delle bollette, rifinanziato fino al 30 marzo 2023 il credito d’imposta per le imprese piccole e le attività come bar, ristoranti ed esercizi commerciali che salirà dal 30% al 35%, mentre per le imprese energivore e gasivore dal 40% al 45%. È invece già prevista dal decreto Aiuti quater la possibilità per le imprese di rateizzare fino a 36 mesi le bollette. Ci sarà anche un contributo straordinario di 400 milioni agli enti locali per pagare le bollette.
Pensioni. Varato un nuovo schema di anticipo pensionistico per il 2023 che consentirà di andare in pensione con 41 anni di contributi e 62 anni di età anagrafica (quota 103). Per chi decide di restare a lavoro rifinanziato il bonus Maroni che prevede una decontribuzione del 10%. Sarà inoltre aumentata la pensione sociale per i più anziani. E’ prorogata per il 2023 “Opzione donna” con modifiche e la misura dell’Ape sociale (“Anticipo pensionistico”) per i lavori usuranti. Prevista una rivalutazione del 120% del trattamento minimo. Calcoliamo un vantaggio totale di circa 2 miliardi nel triennio da queste misure.
Imprese. Le imprese e i lavoratori autonomi si gioveranno di maggiori sgravi contributivi e dell’estensione del regime fiscale forfetario. Per i dipendenti l’aliquota fiscale passerà al 5% per premi di produttività fino a 3.000 euro. Introdotte agevolazioni alle assunzioni a tempo indeterminato in particolare per le donne under 36, nonché per i percettori del reddito di cittadinanza. Prevista la sospensione anche per il 2023 dell’entrata in vigore di plastic e sugar tax, le imposte sui prodotti in plastica monouso e sulle bevande zuccherate. Destinato inoltre 1 miliardo di euro di rifinanziamento per il 2023 del Fondo di garanzia Pmi. Prorogato anche il credito d’imposta per favorire la quotazione delle Pmi in Borsa e riattivata la società per il Ponte sullo Stretto di Messina. Nel complesso, il vantaggio per il sistema imprenditoriale è valutabile in 7 miliardi nel triennio.
Pressione fiscale. Varata la tassa piatta al 15% da applicare alla parte degli aumenti di reddito calcolata rispetto ai redditi registrati nei tre anni precedenti. Maggiori entrate sono previste dal condono: ci sarà la definizione agevolata di diverse fattispecie di debiti tributari, la rideterminazione del contributo straordinario a carico delle imprese del settore energetico ed altre tassazioni una tantum. Secondo i calcoli di ItaliaOggi Sette, la pressione fiscale su cittadini e imprese dovrebbe diminuire dell’1%, in gran parte sul 2023. Il prossimo anno infatti le entrate tributarie dovrebbero calare come conseguenza della manovra di 9 miliardi, imputabili in egual misura alle entrate tributarie e contributive, e di altri 10 miliardi sul biennio successivo.
Spesa pubblica. Le previsioni del governo in questo comparto sembrano piuttosto ambiziose, in quanto stimano in 10 miliardi i risparmi di spesa corrente nel prossimo anno, ed addirittura di altri 39 miliardi nel biennio successivo. Le misure in cantiere riguardano la revisione del meccanismo di indicizzazione delle pensioni per il biennio 2024-2025 (che comporta risparmi per 3,5 miliardi nel 2023, 6,8 miliardi nel 2024 e 6,6 miliardi nel 2023) e l’abrogazione dal 2024 del reddito di cittadinanza e del relativo fondo di finanziamento, con un effetto di risparmio pari a 8,8 miliardi dal 2024 (peraltro parzialmente compensato dall’istituzione dallo stesso anno di un Fondo per il sostegno alla povertà e all’inclusione attiva con uno stanziamento di 7 miliardi annui). La valutazione di chi scrive è di una leggera sovrastima degli effetti di questi provvedimenti.
Deficit. Se tali risparmi non si dovessero concretizzare oppure se dovessero aumentare i tassi del debito pubblico il deficit continuerebbe ad aumentare mettendo in crisi il piano di risanamento. Tale piano prevede già un maggior indebitamento, per il 2023 e il 2024, rispettivamente, per circa 21,1 e 2,3 miliardi e una riduzione (minor deficit) per circa 4,7 miliardi nel 2025. Come dire, al Tesoro dovranno incrociare le dita e sperare che il quadro internazionale non ci danneggi più di tanto. Voto alla manovra? Un 6 e mezzo di stima, se la piena realizzazione del Pnrr confermerà gli investimenti previsti e le riforme attese sul piano fiscale ed amministrativo.
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