di Luca Carrello
Mobilità sempre più elettrica, veicoli tecnologici e connessi, pazienza crescente sulle tempistiche di consegna dilatate e grande fiducia nelle concessionarie. Sono le principali tendenze che emergono dal Global Automotive Consumer Study 2023, che Deloitte conduce ogni anno su oltre 26mila consumatori in 24 Paesi. «L’industria automobilistica sta affrontando una delle fasi più complesse della propria storia», spiega Franco Orsogna, automotive leader di Deloitte Central Mediterranean, «per vincere la sfida della transizione elettrica i player del settore dovranno ottimizzare i costi operativi e produttivi, sfruttando le efficienze derivanti dall’innovazione e dall’aumento dei volumi».
Il cammino verso la mobilità elettrica, comunque, continua spedito, trainato dalle nuove tecnologie e da normative ambientali più stringenti. In Italia -si legge nello studio- si registra una delle percentuali più elevate di veicoli alternativi a benzina o diesel (ibridi o full-electric), che insieme salgono dal 69% al 78%. Il dato supera quello di Paesi come Germania (49%), Cina (55%) o Corea del Sud (62%). Ma la diffusione delle auto ecologiche potrebbe essere rallentata dalle preoccupazioni dei consumatori sull’accessibilità economica, l’autonomia delle batterie e le tempistiche di ricarica dei mezzi.
Sulla scelta del veicolo influisce anche la qualità del prodotto. «In Italia ne tiene conto il 64% dei rispondenti rispetto al 54% della Germania e al 48% della Cina», spiega Deloitte. A pesare sono inoltre le funzionalità avanzate della vettura, che rivestono un’importanza decisiva per il 45% degli italiani rispetto al 32% e al 31% di tedeschi e cinesi. Così come rimane alto l’interesse per mezzi sempre più connessi e digitalizzati. «In Italia, i servizi più apprezzati sono quelli che forniscono aggiornamenti relativi alla manutenzione o stato di salute del veicolo (69%) e al miglioramento della sicurezza stradale (69%), seguiti dalla manutenzione predittiva e dagli update su traffico e congestione stradale (64%)», rivela Deloitte. Servizi che la maggior parte dei consumatori predilige remunerare con un costo basato sull’utilizzo effettivo (61%), seguito da un cost premium incluso nell’investimento d’acquisto iniziale (32%). Ovunque, infatti, è nettamente minoritaria la quota di chi sceglierebbe una modalità in abbonamento attraverso canone mensile: in Italia solo il 7% rispetto al 16% della Germania o al 20% degli Usa.
Altra novità, diminuisce la rilevanza dei tempi di consegna della vettura, complici i ritardi causati dai rallentamenti della supply-chain. Un italiano su tre (33%) è disposto ad aspettare dalle 5 settimane in su e all’estero la pazienza è ancora maggiore: 47% in Germania, 57% in Giappone. A non cambiare è il ruolo della concessionaria. «Per la maggior parte degli intervistati la customer relationship più significativa riguarda il proprio rivenditore, a conferma del ruolo che ancora rivestono nella catena del valore e nel presidio della relazione diretta col cliente», chiarisce lo studio. La tendenza è marcata in Italia, dove solo il 14% si fida della casa produttrice rispetto al 36% dei cinesi, al 27% degli americani e al 24% dei tedeschi. (riproduzione riservata)
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