Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Distingue frequenter: vale a maggior ragione oggi per il caso Generali e il ruolo delle authority competenti in materia. E’ bene evitare una commistione tra la questione del parere richiesto da Franco Caltagirone a proposito della lista del consiglio di amministrazione da un lato e le successive contestazioni, in sede di dimissioni dalle cariche societarie, dello stesso Caltagirone e di Romolo Bardin dall’altro. Come è noto, per la lista del consiglio, che le Generali hanno deciso di adottare, la Consob ha promosso una consultazione pubblica con la scelta evidente di porre il problema in linea generale, non per una risposta diretta al caso specifico.
Ora è ufficiale: per il mercato auto europeo la crisi dei chip è stata peggio della pandemia. Stando ai dati diffusi dall’Acea, nel 2021 le immatricolazioni nei 30 Paesi del continente sono diminuite dell’1,5% rispetto al 2020, fermandosi a meno di 11,8 milioni di unità. Un dato a dir poco deludente se si considera la base di confronto favorevole e che equivale a una perdita di 4 milioni di vendite rispetto al 2019. Pochi Paesi si sono salvati dal tracollo che in Regno Unito ha portato le immatricolazioni indietro di 30 anni, sui livelli del 1992 e in Germania ha causato un calo del 10% rispetto al già nero 2020
- Generali, la lista dei trenta Soci alla battaglia del rinnovo
Uno per uno, il vaglio di una trentina di nomi di «candidabili» per il prossimo consiglio di amministrazione di Generali: sarebbe bastato già solo questo ordine del giorno perché quello convocato ieri pomeriggio alle 14.30 dal presidente Gabriele Galateri diventasse un board-fiume. E infatti è terminato alle 22:15. Ma c’erano anche due convitati di pietra: i consiglieri dimissionari Francesco Gaetano Caltagirone, azionista all’8% di Generali, e Romolo Bardin, ceo di Delfin, la holding di Leonardo Del Vecchio che ha il 6,6%. Hanno sbattuto la porta a pochi giorni l’uno dall’altro, muovendo critiche pesanti al board, fra l’altro proprio sulle modalità di costituzione di questa «lista del cda» in vista dell’assemblea del 29 aprile: accuse respinte a caldo, in maniera altrettanto netta, da Galateri e ieri anche dagli altri amministratori. In tarda serata, una nota di due righe di Generali: «Nel corso della riunione il consiglio, a maggioranza, ha respinto categoricamente le motivazioni addotte nelle comunicazioni di dimissioni, rimarcandone l’assoluta infondatezza e censurandone il carattere spesso offensivo».
- Cenere e morte Tonga è devastata “Qui un disastro senza precedenti”
Non esiste più nemmeno una casa sull’isola di Mango. Questo piccolo isolotto di appena 60 abitanti, così come le vicine Atata e Fonoifua, è un deserto di cenere e detriti, alberi spazzati dallo tsunami generato dopo la grande eruzione. Tre le vittime accertate finora, ma potrebbero essere molte di più. La stima dei danni, sulle circa 170 isole dell’arcipelago, è ancor più complessa in assenza di comunicazioni. Niente telefoni e internet: per riparare il cavo che corre lungo il Pacifico e collega Tonga con il mondo potrebbero volerci settimane.
- Generali, il consiglio replica a Caltagirone e Bardin “Loro motivazioni offensive”
Il cda di Generali non ci sta a passare per un covo di “ostacolatori” della governance di una tra le maggiori aziende italiane, che gestisce 680 miliardi di risparmi e premi assicurativi. Così, nella lunga riunione iniziata ieri pomeriggio e finita a tarda sera, l’organo di gestione triestino ha respinto le accuse messe per iscritto dal socio ed ex vicepresidente Francesco Gaetano Caltagirone giovedì scorso; e riprese, con meno enfasi, dal consigliere Romolo Bardin con le proprie dimissioni. «Il cda, riunitosi sotto la presidenza di Gabriele Galateri di Genola, ha preso atto delle dimissioni dei consiglieri Francesco Gaetano Caltagirone e Romolo Bardin. Nel corso della riunione il consiglio, a maggioranza, ha respinto categoricamente le motivazioni addotte nelle comunicazioni di dimissioni, rimarcandone l’assoluta infondatezza e censurandone il carattere spesso offensivo». Parole ancor più dure rispetto a quelle della prime due repliche di Galateri alle due dimissioni. Parole che potrebbero preludere a strascichi legali, da una parte o dall’altra. L’espressione «a maggioranza», tra l’altro, sembra indicare il parere contrario del consigliere Paolo Di Benedetto, già altre volte solidale con gli esponenti del patto a tre formato da Caltagirone, Del Vecchio e Fondazione Crt.
- Generali, passo avanti sulla lista Altra uscita dal Comitato nomine
Passo in avanti delle Generali nella composizione della futura lista del consiglio per il rinnovo del board. Ieri in tarda serata il consiglio di amministrazione del gruppo era ancora in corso ma dopo un lungo confronto è riuscito comunque a definire il primo punto all’ordine del giorno: la long list. Ossia l’elenco di candidati, circa una ventina di nomi, dal quale estrarre poi i 13 potenziali consiglieri per il futuro cda da sottoporre all’esame dei soci all’assemblea del prossimo 29 aprile. A mettere il sigillo a questo primo passaggio formale sono stati gli 11 amministratori presenti. Assenti, evidentemente, i due dimissionari Francesco Gaetano Caltagirone e Romolo Bardin, rappresentante di Leonardo Del Vecchio. E anche la questione dell’addio, avvenuto in aperta polemica e sollevando diverse criticità riguardo alle dinamiche di corporate governance, è stato una delle questioni centrali esaminate dal board. Sul tavolo, di fatto, l’ipotesi di intraprendere iniziative dopo le accuse lanciate dall’imprenditore romano nella lettera di dimissioni. Missiva alla quale, nei giorni scorsi, ha già dato in realtà una dura risposta il presidente Gabriele Galateri di Genola.
- Il dossier torna sul tavolo Consob Comporti: «Risposte veloci»
Carlo Comporti dovrebbe prendere servizio in Consob dal 7 febbraio, quando si sarà dimesso Carmine di Di Noia. Ma già ieri ha voluto dare un’anticipazione di come intende interpretare il suo nuovo ruolo in occasione dell’audizione presso la commissione Finanze del Senato, in visto della formalizzazione del provvedimento di nomina. Comporti immagina una Consob la cui collegialità è «da valorizzare«, «snella e al passo con i tempi». Non si è tirato indietro nell’alludere in modo esplicito al caso Generali, uno dei dossier più caldi oggi all’esame della Consob. Comporti ha sottolineato la necessità della «velocità di saper fornire risposte. Fornire un quadro ex ante sufficientemente preciso è molto importante». Comporti ha rilevato anche che «ci sono a volte delle supposte carenze legislative o regolamentari che lasciano spazi anche a dialettica interpretativa e del quale credo che la Consob debba in qualche modo farsi carico di cercare di dare trasparenza e visibilità.
- Pagamento della Rita con tassazione in calo
Gli anni in cui si incassa la Rita sono utili ai fini della riduzione dell’aliquota di tassazione sulla prestazione di previdenza complementare. Questa una delle indicazioni contenute nella consulenza giuridica 956-14/2019 fornita dall’agenzia delle Entrate a fine 2021 in riscontro ad alcuni quesiti presentati da Assoprevidenza nel 2019. La rendita integrativa temporanea anticipata (Rita) consente, agli iscritti a forme di previdenza complementare e al verificarsi di determinate condizioni, di chiedere l’erogazione di una prestazione anticipata, in forma periodica, decorrente dal momento dell’accettazione della richiesta fino al conseguimento del requisito anagrafico previsto per la pensione di vecchiaia.
- Pensione di vecchiaia ancora accessibile con 67 anni di età
la pensione di vecchiaia si ottiene al raggiungimento del requisito anagrafico previsto che, con cadenza biennale, viene adeguato alla speranza di vita. Si tratta di una prestazione previdenziale fruibile con gli stessi requisiti da parte di lavoratori dipendenti, privati e pubblici, nonché autonomi iscritti all’Inps, che abbiano raggiunto, attualmente, almeno 67 anni di età e perfezionato l’anzianità contributiva minima, pari a 20 anni. Per andare effettivamente in pensione occorre cessare l’eventuale rapporto di lavoro dipendente, ma la circolare Inps 89/2009 ha chiarito che il diritto al trattamento di vecchiaia viene conseguito anche nel caso in cui il lavoratore, in possesso dei requisiti, abbia cessato il rapporto di lavoro e si sia successivamente reimpiegato, anche senza soluzione di continuità, presso un diverso datore di lavoro. Nel caso di autonomi e parasubordinati, così come di imprenditori e iscritti alla gestione artigiani, non vi è un obbligo specifico di cessare l’attività lavorativa.
- Due chance per ottenere l’assegno anticipato
L’accesso alla pensione, indipendentemente dall’età anagrafica, può avvenire con il raggiungimento del solo requisito contributivo. Dal 2019 al 31 dicembre 2026, alle lavoratrici sono richiesti 41 anni e 10 mesi di anzianità, mentre per gli uomini il requisito è innalzato di un anno. Gli adeguamenti dei requisiti legati alla speranza di vita sono stati sospesi a opera del Dl 4/2019. L’accesso alla pensione è differito di tre mesi per la presenza della finestra mobile, che non deve essere necessariamente lavorata. Ovviamente, se si proseguisse l’attività fino all’apertura della stessa, il montante contributivo risulterà maggiore per effetto dei versamenti effettuati durante tale periodo.
- Con quota 102 in pensione a 64 anni di età e 38 di contributi
La legge di Bilancio del 2022 non ha prorogato ulteriormente la sperimentazione di quota 100, utilizzabile maturando i requisiti di 62 anni di età 38 anni di contributi tra il 2019 e il 2021. Tuttavia chi ha raggiunto tali valori minimi entro l’anno scorso può accedere alla pensione anche quest’anno o nei successivi. Nel 2022 chi non vuole attendere di compiere i 67 anni di età per accedere al trattamento di vecchiaia o i 41/42 anni e 10 mesi di contributi per l’anticipata ha a disposizione quota 102 che richiede almeno 64 anni di età e 38 anni di contributi, di cui almeno 35 di contribuzione effettiva che esclude quelli per disoccupazione e malattia non integrata dal datore di lavoro, mentre rientrano nel computo i contributi maturati all’estero in Stati dell’Unione europea o comunque convenzionati con l’Italia. La platea degli ammessi a questa pensione anticipata è conseguentemente identificata nei nati entro il 31 dicembre 1958.
- Contributi e Tfr possono fruttare un assegno extra
I fondi pensione in Italia possono assumere esclusivamente la forma del tipo a contribuzione definita a capitalizzazione individuale. Sono tali quelli in cui viene stabilita la contribuzione da destinare al finanziamento del programma previdenziale, mentre la prestazione finale non è garantita, in quanto direttamente commisurata ai contributi versati e ai rendimenti ottenuti dall’investimento del patrimonio accantonato. quindi, quando un lavoratore si iscrive a un fondo pensione, il programma attiva la sua posizione pensionistica personale. Su tale posizione vengono accreditati tutti i contributi versati a suo favore e tutti i rendimenti (al netto delle spese) che l’investimento sul mercato finanziario dei contributi stessi ha generato. Al pensionamento, il fondo eroga una prestazione (sotto forma di capitale, o di rendita o in forma mista, così come stabilito dalla normativa) equivalente in termini economici al totale dei contributi rivalutati accreditati nell’ambito della posizione pensionistica individuale. Quindi aderendo a una forma di previdenza integrativa, giunti al pensionamento si potrà contare su un assegno periodico che si affiancherà alla pensione erogata dal sistema previdenziale obbligatorio, oppure incassare almeno in parte il capitale accumulato in un’unica soluzione.
- Il premio di risultato può diventare pensione
I premi di risultato rappresentano sempre più una voce retributiva di riferimento, questo sia perché è cambiato l’approccio al lavoro, che è più orientato al perseguimento di obiettivi, sia per l’impianto agevolativo previsto dal legislatore a vantaggio del percettore del premio. Come più volte chiarito dall’agenzia delle Entrate, «tutte le somme e i valori in genere, a qualunque titolo percepiti nel periodo d’imposta, anche sottoforma di erogazioni liberali, in relazione al rapporto di lavoro costituiscono reddito da lavoro dipendente». Quindi sia emolumenti in denaro, sia i valori corrispondenti a beni e/o a servizi percepiti dal dipendente in relazione al rapporto di lavoro sono, in linea generale, redditi imponibili e devono concorrere alla determinazione del reddito di lavoro dipendente. Questo significa che la retribuzione, in questo caso, sconta le regole di tassazione ordinaria, recentemente modificate dalla riforma dell’Irpef che ha cambiato gli scaglioni di reddito.
- Sono tassati i rendimenti annuali e le prestazioni