«Il risparmio e le esportazioni sono la base del benessere del Paese. Le buone informazioni aiutano le performance del mercato e lo sviluppo». Paolo Savona, presidente Consob, sarà tra gli ospiti, lunedi 31 gennaio, della giornata speciale di ClassCnbc dedicata al futuro del risparmio, in occasione del lancio di «Missione Risparmio», la nuova linea di informazione per il mondo degli investimenti e della consulenza. Milano Finanza anticipa la sua intervista, che si potrà seguire in diretta a partire dalle ore 10.00.
Domanda. Presidente Savona, come risparmiano gli italiani dopo due anni di pandemia?
Risposta. Il primo motivo di soddisfazione è che gli italiani continuano a risparmiare, nonostante le difficoltà. Questo è importante perché il risparmio è la forza motrice dell’economia del Paese, ma anche perché, come diceva uno dei miei grandi maestri, Franco Modigliani, il reddito delle famiglie passa attraverso un ciclo vitale. Nel periodo di formazione si accumula risparmio. In questo modo ci si mette al riparo dalle avversità. Cosi, quando si va in pensione, in un sistema che fatica a seguire i ritmi dell’invecchiamento e su cui pesa l’onere previdenziale, si crea un motivo di serenità di vita e di tenuta sociale. A condizione che questo risparmio si indirizzi verso la produzione e quindi, anche implicitamente, verso l’occupazione.
D. Al momento è parcheggiato in gran parte sui conti correnti.
R. La ringrazio di questa domanda perché ho da tempo una precisazione sulla punta della lingua. Non si devono attaccare i risparmiatori per la scelta della liquidità: è la reazione all’andamento della epidemia, ai problemi sanitari, ai rischi. Vi è un contesto tale che spinge gli investitori a dirigersi razionalmente verso i depositi. Il miglioramento della situazione avrebbe portato al deflusso di queste risorse, ma a questo punto diventa importante il buon funzionamento delle borse e del mercato finanziario. Su questo, governi e autorità di vigilanza svolgono un ruolo molto importante. Gli intermediari dovrebbero dedicarsi a canalizzare verso lo sviluppo anche queste risorse.
D. Solo una frazione del nostro risparmio entra nel circolo della economia reale. La maggior parte viene investito all’estero. Come si può cambiare rotta?
R. Accrescendo la fiducia nell’economia italiana. Bisogna intanto remunerare il risparmio che si sposta su investimenti a rischio. Il problema è mandare il messaggio che il risparmio è protetto. Questo messaggio non è ancora arrivato. È importante comunque che si esca fuori dal mondo degli interessi prossimi a zero o negativi e si entri in un’area in cui la remunerazione è l’incentivo all’investimento. E qui le banche centrali con le loro politiche monetarie avranno un ruolo molto importante. Oggi stanno procedendo con grande cautela. Se lo facessero in modo aggressivo, come hanno deciso di fare gli americani, si creerebbero altre conseguenze dal lato del debito pubblico e dei rapporti di cambio. Per cui, oggi l’esercizio è molto difficile. Non vorrei essere nei panni di chi deve prendere queste decisioni.
D. E’ stato un gennaio molto negativo e volatile per i mercati.
R. L’andamento delle borse in questa fase indica che le incertezze ci sono, e non solo legate alle vicende politiche. Oggi abbiamo venti di guerra ed eventi economici come l’inflazione. Gli investitori temono il rischio. Quelli che hanno piccoli risparmi e che ogni mese mettono da parte pochi soldi con sacrificio vogliono un pò più di serenità e la garanzia che i risparmi siano protetti. Garanzia che nessuno può dare. Dobbiamo educare le persone a capire come funziona l’economia. Non credo che ancora ci siamo: è stato fatto molto, ma non è sufficiente.
D. Che cosa dovrebbero fare gli intermediari secondo lei?
R. Devono acquisire fiducia. Devono non solo preoccuparsi di far firmare i documenti alla clientela, ma educare a tutti i livelli e operare con criteri maggiormente oggettivi.
D. Oggettivi come?
R. Passando da scelte prevalentemente basate su criteri soggettivi, quello che una volta si chiamava il fiuto del banchiere, a formule oggettive, come l’uso di algoritmi di intelligenza artificiale in grado di dimostrare che le decisioni, pur nelle incertezze, sono state fatte al meglio, considerando tutti gli elementi. A quel punto, avremmo compiuto un passo avanti molto importante.
D. La fiducia si crea anche con le regole. Mifid 2 prometteva di aumentare trasparenza e ridurre i costi per i risparmiatori. Alcuni pensano che abbia solo aumentato le firme per sollevare gli intermediari dalle responsabilità.
R. Ho un giudizio positivo sui regolamenti europei, penso siano andati bene. Poi, per la tutela sostanziale del risparmio si deve far sapere: «guardate che io seguo criteri oggettivi, cioè algoritmi che mi consentono di leggere meglio la realtà di quanto non possa il cervello umano». Questo perché una volta c’erano un paio di variabili da tenere in considerazione, mentre oggi ce ne sono centinaia, se non migliaia. E questo può farlo solo una macchina intelligente, che potenzia i risultati dei ragionamenti di investimento che possono fare gli intermediari e che i risparmiatori possono capire.
D. A proposito di macchine ed algoritmi. L’ultimo rapporto Consob segnala che crescono interesse e curiosità verso i cripto asset.
R. Non basta la curiosità, non basta l’innovazione: è meglio attendere che arrivi la regolamentazione, perché altrimenti può accadere di tutto. Noi, anche insieme a Banca d’Italia, abbiamo avvertito il cliente: «Attenti, sono estremamente rischiosi, non ve li possiamo proibire perché non abbiamo il potere di farlo». Alcuni Stati lo hanno fatto, altri, come gli Stati Uniti, li assecondano. L’Europa sta cercando faticosamente di arrivare a una soluzione, per non uccidere il bimbo in fasce ma consentirgli invece di crescere in un modo corretto, per andare anch’esso al servizio dello sviluppo.
D. La borsa dovrebbe essere il canale che mette in contatto risparmio e aziende. In Italia la capitalizzazione di Piazza Affari è al 43,1% del pil, e il numero di quotate sul listino principale non cresce. Cosa si aspetta dalla nuova gestione di Euronext?
R. Intanto, teniamo la transizione sotto esame. In Borsa italiana c’è la parte sana e produttiva del Paese, che attraverso le esportazioni ha dimostrato una capacità competitiva che ci veniva negata fino a pochi anni fa. E ha una posizione leader nel mercato del debito pubblico, mantenuta anche nel passaggio di proprietà. Perciò il ruolo della borsa sarà un riferimento, un appiglio concreto rispetto al resto dei problemi dell’economia, parte dei quali devono essere ancora affrontati. E li stiamo affrontando. (riproduzione riservata)
Fonte: