ANIA pubblica i risultati di un’indagine conoscitiva realizzata con l’intenzione di approfondire la conoscenza sull’impatto che la pandemia ha esercitato e si prevede eserciterà sul settore assicurativo, concentrandosi sugli aspetti più distintivi del suo modello di business
La crisi sanitaria ed economica che ha seguito lo scoppio della pandemia Covid-19 non ha avuto eguali nella storia moderna. Il contraccolpo sull’economia della preclusione quasi totale dal consumo di beni e servizi prodotti da questi settori e del conseguente crollo della produzione nei moltissimi comparti interessati è stato immediato e durissimo. La caduta dell’attività economica – la più profonda dal dopoguerra – ha interessato in modo trasversale tutti i settori economici e istituzionali, a livello nazionale, europeo e globale.
Il settore assicurativo, pur rientrando nella categoria dei settori “essenziali”, non è stato risparmiato dalle conseguenze della crisi. Attraverso diversi canali, la situazione ne ha influenzato gli andamenti da molteplici punti di vista. La caduta del reddito disponibile, la ridotta mobilità, la crescita dell’impiego delle piattaforme digitali sono solo alcuni fenomeni che direttamente e indirettamente hanno avuto un impatto immediato sull’attività ordinaria e straordinaria delle compagnie di assicurazione ed è prevedibile che, superata la crisi, alcune di queste pratiche adottate durante l’emergenza finiranno con il consolidarsi nel modello di gestione assicurativo.
A quasi due anni dal suo inizio non si può ancora affermare che la pandemia sia alle nostre spalle, ma si può certamente dire che l’assetto sociale ed economico globale e nazionale si stia progressivamente posizionando verso una nuova normalità.
All’indagine ANIA hanno aderito 52 imprese associate, che rappresentano il 40,5% del totale dei premi raccolti nel 2020. 16 di queste imprese (26,1% dei premi totali) operano nel settore vita, 29 nel settore danni (4,3% dei premi) e 7 in entrambi i macrosettori (10,1%).
L’impatto complessivo della pandemia
Il settore assicurativo italiano, pur avvertendo in modo netto le forti sollecitazioni indotte dalle misure di contenimento del contagio adottate dall’inizio della pandemia, ha sofferto un impatto relativamente meno pesante rispetto ad altri settori. Tenendo conto degli effetti diretti e indiretti, dal lato della domanda e dell’offerta, dal punto di vista dell’organizzazione del processo produttivo, del clima generale, solo il 6% delle imprese che hanno aderito all’indagine riportano un impatto immediato (orientativamente fino alla fine dell’estate 2020) “gravemente negativo”.
Il 58% ha avvertito un impatto moderatamente negativo, mentre per il restante 37% l’impatto è stato poco rilevante. La distribuzione dimensionale delle imprese nelle risposte rivela un impatto molto negativo percepito solo tra le imprese piccole e medie; quasi tutte le medie e grandi imprese riportano conseguenze moderatamente negative o poco significative. Come accennato in precedenza l’attività del settore, che rientrava tra quelli considerati essenziali, non ha dovuto interrompere le sue attività ordinarie, fatte salve le misure adottate per limitare la mobilità e i contatti interpersonali, come l’impiego dello smartworking e l’utilizzo di piattaforme di comunicazione a distanza. Le ripercussioni si sono dunque fatte sentire solo in modo indiretto, attraverso la riduzione dell’attività economica generale e con effetti di segno opposto.
In quasi due anni di pandemia si sono susseguiti momenti di allentamento dell’emergenza a nuove ondate di contagi e chiusure. I diversi comparti produttivi hanno avuto modo di adattarsi, entro certi limiti, al nuovo contesto e mitigarne successivamente le conseguenze negative. A questo riguardo, i risultati dell’indagine descrivono il settore assicurativo piuttosto reattivo, capace di adattare al nuovo contesto i processi d’impresa lungo tutta la catena del valore in modo soddisfacente o più che soddisfacente.
Il giudizio sembra non risentire della dimensione d’impresa, che rispecchia nelle risposte quella rappresentata nel totale del campione. Il giudizio sul posizionamento del settore assicurativo nel contesto post emergenziale, quando cioè si sarà affermata una “nuova normalità”, è moderatamente ottimista per la maggioranza delle imprese rispondenti. Solo un quarto del campione ritiene che il superamento della crisi offrirà poche o nessuna nuova opportunità di business in termini di ampliamento mercati, innovazione prodotti, nuove tecnologie.
Le prospettive sugli andamenti futuri
Il cauto ottimismo rispetto al futuro espresso nella risposta alla domanda precedente si riflette nelle risposte ai quesiti dedicati alle prospettive nel breve-medio periodo del settore contenuti nella seconda parte. Per quanto riguarda il business vita, infatti, il 68% delle imprese che vi esercitano prevede un aumento dei premi, sebbene si debba tenere conto che alla base dell’incremento vi è il dato fortemente negativo registrato durante la pandemia.
Per quanto riguarda le uscite – sinistri e riscatti – solo una minoranza li vede in aumento; un andamento simile è previsto per l’incidenza dei costi operativi. Vi sono differenze sostanziali nell’outlook relativo al settore danni. Una maggioranza – meno pronunciata rispetto a quanto osservato per il settore vita – prevede sia un aumento dei premi sia un aumento dei sinistri. Ciò è facilmente spiegabile tenendo presente la natura stessa del business danni, i cui andamenti tecnici sono fortemente collegati con il ciclo economico. L’andamento dei costi operativi è visto in aumento solo da una minoranza di imprese.
Una quota largamente maggioritaria vede la domanda di polizze in aumento nei settori retail e business, quest’ultimo trainato soprattutto dall’aumento della domanda da parte dei comparti del terziario e, secondariamente, del manifatturiero. Nel settore agricolo-estrattivo non sono previsti cambiamenti significativi. La pandemia ha interessato in modo più rilevante alcune classi di prodotti assicurativi – come, ad esempio, le coperture sanitarie, interruzione dell’attività produttiva, assicurazioni viaggi, polizze vita, prodotti Cyber.
In una domanda di questa sezione viene chiesto alle imprese come prevedono che evolvano nel prossimo biennio le caratteristiche di queste classi di prodotti. La quasi totalità delle imprese che hanno risposto si aspetta una forte attività di innovazione di prodotto generata dalle sollecitazioni esercitate dall’emergenza. Oltre il 60% prevede che, oltre alle revisioni e le modifiche ai prodotti esistenti, ne verranno introdotti nel mercato di completamente innovativi. Nello specifico, quasi la metà delle imprese che introdurranno nuove soluzioni nella propria offerta commerciale prospettano un maggior utilizzo dei canali digitali, mentre poco meno di un quinto prevede la creazione di prodotti bespoke e l’offerta di garanzie addizionali specifiche contro il Covid-19.
Tra i cambiamenti nel modo di operare delle imprese di assicurazione durante l’emergenza, le strategie di gestione patrimoniale hanno occupato un ruolo di sicuro rilievo. Nei primi mesi della crisi, i mercati finanziari hanno infatti registrato profonde flessioni, seguite da ampie fluttuazioni che si sono protratte fino ad ora. L’indagine ha chiesto alle imprese in che misura le strategie implementate, nate per fronteggiare l’emergenza, si consoliderebbero anche quando si potrà dire superata questa crisi. Oltre tre quarti delle imprese del campione ha risposto che in buona parte queste nuove pratiche verranno adottate anche oltre questo periodo di emergenza. A questo proposito, oltre il 60% delle imprese riporta che vi saranno cambiamenti persistenti nelle strategie di Asset-Liability Management utilizzate per raggiungimento degli obiettivi di solvibilità previsti dalla normativa Solvency II.
Organizzazione interna
L’emergenza pandemica ha forzato tutte le realtà produttive a rivedere, spesso in modo radicale, i modelli di gestione interna. Nel settore assicurativo i cambiamenti hanno riguardato diversi ambiti del modello gestionale. Il distanziamento sociale indotto dalle misure di contenimento e dai comportamenti individuali ha infatti inciso sulla natura dei rapporti tra rete distributiva assicurativa e clienti, favorendo l’interazione a distanza a scapito di quella interpersonale. Oltre il 70% delle imprese del campione, distribuite in modo omogeneo per dimensione, ritiene che molte di queste soluzioni continueranno ad essere adottate anche in futuro. In modo del tutto analogo, l’esigenza di limitare il più possibile i contatti interpersonali ha influito sul modello organizzativo interno delle compagnie di assicurazione, nello specifico sono state adottate massicciamente piattaforme per il lavoro a distanza (smartworking). L’adozione di questo tipo di soluzioni ha fatto emergere criticità, ma anche opportunità. Tutte le imprese del campione hanno dichiarato che il lavoro a distanza entrerà nella normale organizzazione produttiva, sebbene la maggioranza ritenga che nella nuova normalità vi saranno alcuni aggiustamenti.
Più nel dettaglio, è stato chiesto alle imprese in che misura proseguirà nel prossimo futuro l’utilizzo di piattaforme di interazione a distanza in diversi ambiti organizzativi. Queste soluzioni continueranno ad essere adottate moderatamente o molto per oltre il 50% delle imprese nei processi interni (gestione sinistri, rapporti con i fornitori, risk-management), per quasi l’80% nell’organizzazione del lavoro (presidi di sicurezza, trasferte, presenze), per oltre il 90% nell’ambito dello smartworking (piattaforme, formazione del personale, sicurezza informatica) e nello stato di salute del personale (giorni di malattia, sicurezza).
Dall’indagine ANIA sull’impatto a lungo termine della crisi Covid-19 sulle assicurazioni italiane emerge un settore che ha saputo reagire con prontezza alle conseguenze immediate della pandemia, dimostrando flessibilità e capacità di adattamento. Secondo l’opinione delle imprese che hanno partecipato all’iniziativa, il prossimo futuro potrebbe offrire, al netto del clima di incertezza che ancora prevale, opportunità di espansione del business attraverso l’innovazione di prodotto, l’apertura di nuovi mercati e l’adozione di nuove tecnologie. La crisi, pur nella sua gravità, può rappresentare un’occasione per modernizzare i modelli di gestione delle compagnie ad ogni livello della catena della creazione del valore assicurativo