di Anna Messia
Durante la prima ondata della pandemia i fondi sanitari hanno fatto a gara tra di loro per offrire ai propri aderenti coperture assicurative legate al Covid, con le più disparate offerte: da chi rimborsava i tamponi, inizialmente rari e costosi, a chi ha scelto di pagare giornaliere in caso di ricovero ma anche semplicemente di risarcire per lo stop lavorativo legato all’isolamento domiciliare, anche in caso di lavoratore dipendente.
Nell’ultimo trimestre di quest’anno, a causa dell’esplosione dei contagi con l’ondata di Omicron le richieste di rimborso sono però lievitate oltre ogni previsione, con le polizze sottoscritte dai fondi che sono finite in malus (come avviene in caso di incidenti Rc Auto). Così praticamente tutti i fondi, con lo scadere dell’anno, hanno deciso di non rinnovare più quelle coperture anche perché il paradosso era di offrire rimborsi soprattutto a chi ha scelto di non vaccinarsi. Persone che, in caso di contagio, hanno in media convalescenze più lunghe con un rischio maggiore di subire un ricovero ospedaliero. La nuova strategia che stanno seguendo alcuni fondi, indirettamente legata al covid, è invece di aumentare le coperture per la prevenzione e le visite mediche. Con il ritorno dell’emergenza sanitaria stanno infatti di nuovo diminuendo le prestazioni sanitarie legate alle altre malattie e diversi fondi stanno pianificando coperture per tentare di coprire queste carenze della sanità pubblica monitorando i rischi dei propri iscritti e aumentando li controlli, con una prevenzione mirata, come sta per esempio pensando di fare il Fasdac, il fondo di assistenza sanitaria dei dirigenti delle aziende commerciali, utilizzando anche la telemedicina. (riproduzione riservata)
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