Ivass ha pubblicato il quaderno “Donne, board e imprese di assicurazione”, che analizza la presenza femminile nei board delle compagnie di assicurazione dal 2015 al 2019
L’analisi delle compagnie italiane rivela che un numero significativo di imprese ha consigli di
amministrazione privi di presenza femminile, i ruoli apicali di amministratore delegato e presidente sono in larghissima parte rivestiti da uomini, le consigliere rappresentano, in media, meno di un quinto dei membri del board.
L’adozione di misure, anche di natura regolamentare, a sostegno della presenza
femminile nei board delle imprese di assicurazione italiane non solo potrebbe rappresentare una spinta a riequilibrare la composizione di genere di tutte le compagnie – soprattutto quelle non quotate, per le quali la sotto-rappresentazione delle donne è particolarmente accentuata – ma potrebbe anche costituire una leva determinante per affrontare con successo le prossime sfide strategiche per il settore.
L’analisi quantitativa condotta utilizza le informazioni desumibili dagli archivi dell’IVASS sugli esponenti aziendali (data di nomina, ruolo ricoperto, età) dei board delle imprese di assicurazione. Si riferisce alle date del 31 dicembre 2015 e del 31 dicembre 2019, così da includere tendenzialmente un ciclo di rinnovi completo degli esponenti aziendali, riferito a un periodo di tempo in cui non si erano manifestati gli effetti della pandemia COVID, in modo da evidenziare il trend della presenza femminile ancora in assenza di circostanze eccezionali che avrebbero potuto influenzarne l’andamento.
La rilevazione ha riguardato 122 imprese di assicurazione per il 2015 e 108 per il 2019, numeri che rappresentano, rispettivamente, tutte le compagnie attive in Italia alle medesime date.
In lieve crescita la presenza femminile nei board
Nel complesso l’analisi mostra che, nel periodo esaminato, la presenza femminile nei consigli di amministrazione delle imprese, pur in mancanza di interventi specifici a sostegno della diversità di genere nel comparto assicurativo, è lievemente aumentata, probabilmente per effetto della pressione sociale verso un settore finanziario più inclusivo, resasi più evidente negli ultimi anni.
A fronte di un numero medio di componenti dei consigli, che resta sostanzialmente costante, la percentuale femminile nel 2019 è pari in media al 17% con un incremento pari a 7 punti percentuali rispetto al 2015, anno in cui le donne rappresentavano il 10% del totale dei componenti i board. Riguardo alla distribuzione delle imprese in termini di presenza femminile, nel 2019 circa un terzo dei consigli è composto da soli uomini, un valore elevato ancorché in calo rispetto al 2015, quando la presenza femminile mancava del tutto in più della metà dei consigli. Raggiungono o superano la quota del 33% della presenza femminile, l’8% delle imprese nel 2015 e il 18% nel 2019, percentuali queste che includono le quotate normativamente obbligate a raggiungere detta soglia entro il 2019.
I ruoli rivestiti dalle donne all’interno dei consigli
Considerando i ruoli rivestiti dalle donne all’interno dei consigli, Ivass rileva che la percentuale di donne tra le figure apicali (presidente e amministratore delegato) è complessivamente in miglioramento, sebbene in modo assai contenuto: i presidenti donna sono stabili al 5% sia nel 2015 sia nel 2019; un leggero incremento si registra per gli amministratori delegati (dal 5% del 2015 si passa al 7% del 2019). Una diminuzione nella presenza femminile interessa invece il ruolo del direttore generale: dal 9% del 2015 al 7% del 2019. Il ruolo in cui la presenza femminile è più rilevante è quello di consigliere: le donne rappresentano nel 2015 il 13% e nel 2019 il 21% del totale dei consiglieri (esclusi quindi amministratore delegato e presidente).
I dati disponibili non consentono di differenziare tra amministratori esecutivi e non esecutivi: il numero di imprese di assicurazione che dichiara di essersi dotato di un comitato esecutivo – composto quindi da amministratori che, così come l’amministratore delegato, possono essere definiti esecutivi – è limitatissimo e non consente analisi significative.
La presenza femminile nelle società quotate e non quotate
Considerando le sole imprese di assicurazione italiane quotate (5 società nel 2015 e 4 nel 2019), alle quali come noto si applica la soglia obbligatoria della Legge Golfo-Mosca (33% nel periodo di riferimento dell’analisi), si osservano percentuali di presenza femminile nei consigli molto più elevate, con riferimento sia al 2015 sia al 2019. In particolare, la quota di donne è pari al 27% nel 2015 e al 36% nel 2019, valori che replicano quelli legislativamente prescritti.
Nonostante la presenza delle donne nei board delle non quotate sia, in media, raddoppiata nel periodo in esame, i bassi livelli di partenza rendono il gap di rappresentanza femminile da colmare molto significativo. Nello stesso periodo di riferimento le società quotate hanno visto crescere ulteriormente la componente femminile, in media anche oltre la soglia obbligatoria minima loro applicabile nel 2019.
Un dato significativo – in controtendenza rispetto all’aumento della presenza femminile tra i componenti dei board – riguarda la carica di amministratore delegato, presidente o direttore generale nelle assicurazioni quotate: per entrambi i periodi considerati nessuna donna è stata nominata nei ruoli apicali.
Questa circostanza fa supporre che la resistenza alla nomina delle donne nei board – che le ridotte percentuali di presenza femminile nelle imprese non interessate da previsioni prescrittive sul numero minimo di donne confermano – si traduce nell’ambito delle società quotate in una ancora maggiore impenetrabilità del cd. soffitto di cristallo, che non consente alle donne di raggiungere i livelli apicali della scala gerarchica aziendale. Nelle non quotate, dove la presenza femminile sembra essere espressione di una scelta convinta della base sociale, la progressione delle donne ai vertici dell’azienda – pur restando limitata – appare numericamente più apprezzabile. La presenza di un soffitto di cristallo particolarmente resistente è confermata da alcune peculiarità che il settore assicurativo storicamente presenta in termini occupazionali e di genere: a fronte di un buon equilibrio nella fase di accesso, diverse analisi evidenziano difficoltà nelle fasi di progressione della carriera.
Età, istruzione e background professionale
L’analisi delle caratteristiche dei componenti, in termini di età, di istruzione e di background professionale, consente di rilevare alcune differenze legate al genere. In particolare, le donne consigliere sono mediamente più giovani dei consiglieri uomini: nel 2015 l’età media dei componenti dei board di sesso maschile era di 58 anni, di 8 anni superiore a quella delle consigliere (50 anni); nel 2019 questo gap si è ridotto poiché, a fronte di un’età media rimasta stabile a 58 anni per i consiglieri, quella delle donne si è innalzata a 54 anni. Analizzando poi i curricula dei componenti i consigli delle imprese di assicurazione quotate (dati riferiti al 2019), per i quali tali informazioni sono disponibili, emergono altre importanti differenze.
Sul piano dell’istruzione, il 93% delle consigliere – a fronte del 68% dei consiglieri – ha una laurea in materie attinenti all’attività svolta dalle imprese di assicurazione (economico-finanziarie, giuridiche, statistico-attuariali).
Per quanto riguarda il background professionale, la gran parte delle consigliere proviene da esperienze professionali esterne alle imprese di assicurazione, soltanto una donna proviene dalla carriera manageriale interna, a fronte del 26% dei consiglieri uomini che hanno un percorso professionale interamente riferito ad imprese del settore. Per una donna, dalle evidenze emerse, è più facile arrivare ai vertici delle imprese se si proviene da carriere quali la consulenza o l’accademia. In sintesi, dall’analisi sulle caratteristiche qualitative dei componenti i board emerge che le donne sono, in media, più giovani dei colleghi uomini ed è più probabile che le consigliere abbiano una preparazione accademica superiore agli uomini per titoli posseduti e che abbiano un curriculum professionale più diversificato, con maggiori esperienze esterne alle imprese di assicurazione. Anche a queste caratteristiche (età e background professionale) della componente femminile dei board delle imprese di assicurazione, trasversali a tutto il settore, potrebbe essere ricondotta la limitata presenza di donne nelle cariche apicali: l’esperienza pratica come responsabile di un’unità organizzativa che genera profitti – ruolo in cui è ancora assai limitata la presenza delle donne – è spesso considerata un prerequisito per l’assunzione della guida del business (amministratore delegato, direttore generale).
Il confronto con la situazione delle società quotate, anche non regolamentate, sembra confermare questa supposizione. Le analisi condotte sulle quotate (Profeta et al, 2018) rilevano il medesimo fenomeno di un incremento rilevante della presenza femminile nei consigli (anche al di là delle soglie obbligatorie) accompagnato da un miglioramento del livello di istruzione – riferito anche alla componente maschile – e da un abbassamento dell’età media. Nelle quotate (non assicurative) a questi mutamenti corrisponde anche un incremento – sia pure contenuto – nel numero di donne che rivestono il ruolo di presidente o amministratore delegato, fenomeno questo non rilevabile per le imprese di assicurazione quotate.