TRA I MOTIVI LITIGI NEL BOARD, CHE ORA RESTA IN 10. PROBABILE LA RICOSTITUZIONE A 13 ENTRO L’ASSEMBLEA
di Manuel Follis e Anna Messia
Anche Sabrina Pucci esce dal consiglio di amministrazione di Generali. Una scelta avvenuta per «motivi personali», si legge nella comunicazione della compagnia. Ma l’uscita di Pucci, professoressa all’Università di Roma Tre e da nove anni nel board della compagnia, è la terza che si registra a Trieste in poco più di 15 giorni. Il primo a fare un passo indietro, con pesanti accuse alla governance di Generali, è stato Francesco Gaetano Caltagirone, che della compagnia detiene l’8,04% (ma che potrebbe essere salito ulteriormente) e che assieme a Leonardo del Vecchio (6,6%) e alla Fondazione Crt ha sottoscritto un patto, pronto a presentare una lista alternativa a quella cui sta lavorando il board, sostenuto da Mediobanca (17%), in vista dell’assemblea del 29 aprile che definirà il nuovo consiglio. Dopo qualche giorno dalle dimissioni di Caltagirone, che era anche vicepresidente vicario della compagnia, è stata la volta di Romolo Bardin, ad di Delfin e rappresentare in cda di Del Vecchio, anch’egli uscito in polemica sulla governance. Ora è la volta di Pucci, consigliere indipendente ma considerata vicina a Crt, anche se l’ente piemontese ha più volte precisato che «nessun consigliere di amministrazione di assicurazioni Generali è riconducibile alla Fondazione». Già nei giorni scorsi Pucci aveva deciso di fare un passo indietro dal comitato nomine che in queste settimane sta svolgendo un compito cruciale, visto che sta lavorando proprio alla messa a punto della lista del cda in vista dell’assemblea di primavera. Tra i motivi «personali» che avrebbero portato la docente universitaria a lasciare il consiglio, secondo quanto ricostruito da MF-Milano Finanza, potrebbe esserci anche uno screzio tra consiglieri d’amministrazione, che Pucci avrebbe anche messo nero su bianco in una mail, che qualcuno fa risalire a fine dicembre, indirizzata al presidente Gabriele Galateri. In quella comunicazione l’ormai ex membro del board avrebbe spiegato a Galateri di non essere d’accordo in particolare con la condotta di un membro del cda; tale contrasto avrebbe prima portato al passo indietro dal comitato nomine e ieri dal consiglio.
A questo punto c’è da capire che cosa avverrà al cda, i cui componenti sono rimasti in 10. Lo statuto della compagnia fissa la soglia minima a 13 consiglieri e i legali di Generali sono già da giorni al lavoro sul dossier per capire se sia necessario cooptare i membri mancanti per tornare a 13 o se sia invece possibile arrivare all’assemblea di aprile con l’attuale assetto. Una situazione resa evidentemente più critica dalla mossa di Pucci e alla fine, benché, secondo queste interpretazioni, la legge non preveda alcun obbligo, la decisione sarebbe quella di riportare i membri a 13. In che modo? I consiglieri uscenti nell’assemblea di tre anni fa erano stati tutti nominati all’interno della lista di maggioranza di Mediobanca e quindi il consiglio, nonostante la spaccatura che si è venuta a creare tra gli azionisti, avrà mano libera sull’indicazione dei membri da cooptare. Ma nominare consiglieri esterni, destinati ad arrivare a scadenza in appena tre mesi, non sembra facile. Per questo si fa spazio l’ipotesi che il consiglio possa pescare all’interno della lista long list del board, composta oggi da 28 nomi, che è stata votata dal consiglio nei giorni scorsi e all’interno della quale saranno poi scelti i 13 membri che, secondo il board, dovrebbero costituire il nuovo consiglio. Un modo per far iniziare a conoscere la compagnia ai nuovi possibili consiglieri già prima di aprile. Una riunione del cda per l’ordinaria amministrazione, è già stata fissata per il 2 febbraio e proprio quella potrebbe essere l’occasione giusta per riportare a 13 i consiglieri. Mentre, fanno notare alcune fonti, la long list, se si presentasse altri candidati di livello, potrebbe ancora mutare. (riproduzione riservata)
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