In italia il 2020 si è chiuso con un calo del 28% delle vendite
A dicembre il mercato è sceso del 15% a meno di 120 mila vetture. In controtendeza Fca (+1,1%). Nel 2021 attesa una ripresa grazie al rinnovo degli incentivi per l’acquisto di veicoli elettrici e non
di Francesco Bertolino
La pandemia ha cancellato oltre un quarto del mercato auto italiano. L’anno scorso si è infatti concluso con un calo di 535 mila immatricolazioni, scese da oltre 1,9 milioni nel 2019 a meno di 1,4 milioni nel 2020 (-28%), un livello da anni ‘70. Colpa prima dell’emergenza sanitaria che ha impedito l’accesso ai concessionari e poi della crisi economica che sta spingendo i consumatori a rimandare gli acquisti di veicoli se non a rinunciarvi del tutto.
Con il tracollo del 2020 il fatturato delle immatricolazioni di autovetture in Italia, secondo le stime del Centro Studi Promotor, ha subito una contrazione di 12,17 miliardi di euro rispetto al 2019, mentre il gettito Iva è calato di 9,97 miliardi.
Numeri che accomunano tutti i mercati europei in una crisi che fornisce una ragione in più ai costruttori per aggregarsi in realtà più solide e capaci di investire sulla trasformazione tecnologica e sulla transizione verde dell’industra automobilistica globale.
Il mese di dicembre ha peraltro confermato la tendenza del 2020 con 119.454 unità immatricolate (-15%) contro le 140.448 dello scorso anno. In controtendenza Fca che ha aumentato le vendite in Italia dell’1,1% a 31.370 a unità, per una quota del 26,3%, grazie soprattutto ai risultati di Lancia (+20%). Secondo Adolfo De Stefani Cosentino, Presidente di Federauto, «i dati di dicembre mostrano la realtà del mercato auto in epoca Covid-19: senza incentivi la propensione agli acquisti si riduce drasticamente, mettendo in crisi una intera filiera, la filiera che più incide sulla crescita economica del Paese».
Grazie proprio al rinnovo degli incentivi per le auto elettriche e per i motori termici di nuova generazione, comunque, per i primi mesi del 2021 gli operatori si attendono una riprese delle immatricolazioni. «Guardiamo al 2021 con fiducia», ha osservato il Presidente di Anfia, Paolo Scudieri, «grazie alle misure entrate in vigore con l’inizio del nuovo anno che, oltre a sostenere la domanda, favoriranno la ripartenza della produzione industriale di autoveicoli e componenti a beneficio dell’intera filiera automotive, con ricadute positive sui livelli occupazionali e sugli investimenti per la transizione green e digitale». Quanto alle prospettive più a lungo termine, ha sottolineato Michele Crisci, presidente di Unrae, «Il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) non potrà prescindere dall’auto e dalle innovazioni alle quali da tempo lavorano i costruttori, senza dimenticare le necessarie infrastrutture pubbliche idonee ad agevolare la diffusione di nuove tipologie di vetture. Inoltre, al fine di non perdere competitività con le concorrenti imprese europee, che godono di particolari agevolazioni fiscali, auspichiamo che in Italia possa finalmente essere rivisto il sistema di detraibilità e deducibilità per i veicoli aziendali». (riproduzione riservata)
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