Per Tommaso Corcos (Assogestioni), credito d’imposta e maggiori benefici sul capital gain possono rilanciare i Pir alternativi. La vera sorpresa del 2021 potrebbe essere il ritorno dell’inflazione negli Usa
di Andrea Cabrini

Investimenti nell’economia reale pronti a decollare, raccolta ancora forte, mercati sostenuti dalla politica fiscale. È ottimista Tommaso Corcos, Presidente di Assogestioni e ad di Fideuram Intesa Sanpaolo Private Banking, sulle prospettive per i mercati e l’industria del risparmio. In questa intervista a ClassCnbc (video sul sito MilanoFinanza.it) anticipa trend e obiettivi per l’anno.
Domanda. Come è partito il 2021 per il risparmio gestito ?
Risposta. Arriviamo da un 2020 chiuso molto bene. A novembre la raccolta è stata di 24 miliardi, portando le masse gestite nel mondo Assogestioni a 2.400 miliardi, nuovo record. Stando ai primi segnali, anche dicembre è stato un mese forte. Se si considerano le difficoltà legate al Covid ciò testimonia nuovamente la solidità dell’industria. Sul 2021 si può essere ottimisti.
D. Su cosa punterà Assogestioni ?
R. Continuiamo a lavorare con il governo su iniziative per accrescere il mercato dei capitali, anche nell’ottica della Capital Market Union. Altro elemento che ci sta molto a cuore e che ha segnato la sfida di Assogestioni in questi anni è la corporate governance, fortemente associata alla credibilità di un mercato: l’adozione di best practice migliora la reputazione ma anche il costo del capitale del Paese.
D. Che impatto si attende da questa crisi di governo?
R. Le crisi politiche fanno parte del nostro sistema e il mercato oggi considera due scenari. Quello a cui si attribuisce il 90% di probabilità è una soluzione condivisa con la maggioranza Conte2 e un governo che riparte con alcuni cambiamenti. Viceversa, l’alternativa sono le elezioni. Queste potrebbero far crescere la volatilità. In entrambi i casi, il contesto è addomesticato dalla politica fiscale e monetaria, forti supporti che non muteranno.
D. Secondo Bankitalia il tasso di risparmio è più che triplicato in questa crisi rispetto alle precedenti. Da tempo l’industria promette strumenti per veicolare parte della liquidità verso l’economia italiana, ma gran parte della raccolta va a finire su fondi globali.
R. L’accumulo di liquidità sui conti è un fenomeno europeo. Oltre alla prudenza delle famiglie e all’impossibilità di consumare nei lockdown, ci sono due fattori. Da una parte la volatilità sui mercati, dall’altra un fenomeno di sostituzione: soldi che passano dal reddito fisso alla liquidità. Bisogna fare un ulteriore sforzo nel processo d’educazione finanziaria: tenere oltre il 30% del patrimonio in liquidità non fa bene né alla ricchezza della famiglia né a quella del Paese, che potrebbe utilizzare questo motore come crescita.
D. Per farlo serve anche l’offerta. L’industria è in ritardo su questo fronte ?
R. Dalle gestioni patrimoniali ai contenitori assicurativi, sono stati creati negli ultimi anni diversi prodotti basati su meccanismi di accumulo differiti nel tempo. Era il vecchio meccanismo dei Pac. Prodotti di questo tipo potrebbero aiutare a navigare meglio in un contesto di mercati volatili e attenuare l’emotività che porta l’investitore a ritrarsi dopo aver perso il 2/3%.
D. In manovra è entrato un meccanismo di credito d’imposta che protegge in parte da eventuali perdite sui Pir. Sarà la molla per farli ripartire?
R. Me lo auguro e faremo di tutto perché ciò accada. Il credito d’imposta, oltre all’estensione del beneficio sul capital gain, sarà di stimolo per una raccolta positiva sul mondo dei Pir alternativi. Sono strumenti di finanziamento paralleli al sistema bancario, che creano anche una molteplicità di specialisti di settore e finanziatori in determinate nicchie di mercato. Se l’America è tale, lo è anche grazie a un mercato di capitali che ha portato a finanziare una serie di settori che difficilmente in Europa sarebbero decollati.
D. Che anno sarà questo 2021 per chi investe?
R. Il mercato è partito bene, soprattutto sui risultati elettorali in Georgia. Questo fa sperare in un nuovo round di aiuti dalla politica fiscale. Quella monetaria, infatti, è da tempo relegata alla compressione dei rendimenti e può far poco per stimolare l’economia. Biden ha promesso un nuovo maxi intervento e questo farà la differenza. Rileggendo anche l’ultimo documento di Larry Summers sull’importanza del ruolo della politica fiscale, sembra che il mercato legga in maniera giusta questa considerazione.
D. Tutte le previsioni di ripresa andranno però riviste. Siamo di nuovo in zona rossa e dagli Usa alla Gran Bretagna l’emergenza Covid non molla.
R. Tutti stanno rivedendo le stime di crescita del primo trimestre, ma c’è stata un’accelerazione nell’acquisizione dei vaccini e ci sono esempi di campagne di vaccinali, come quella in Israele, che possono essere riproposte in Europa e negli Usa. Accelerare questa fase velocizzerà anche la crescita economica.
D. I mercati azionari sembrano avere già scontato queste previsioni. Fino a dove può arrivare il boom delle Borse?
R. Il mercato ha incorporato tanti fenomeni positivi. Ci saranno correzioni auspicabili nelle prossime settimane, ma è ancora impostato bene. Ovviamente ci sono rischi che restano legati al Covid, ma l’effetto delle politiche fiscali potrebbe spingere quei settori dell’economia reale rimasti più indietro sulle valutazioni.
D. Quale sarà la sorpresa dell’anno?
R. Alcuni indicatori che segnalano un’attesa di ripresa dell’inflazione hanno rialzato la testa, quantomeno negli Usa. Li, secondo me, ci stiamo riavvicinando a un tasso di inflazione vicino a 1,8-2%. (riproduzione riservata)

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