Dall’esordio (2007) il volume cumulato di questi strumenti finanziari ha superato quota mille miliardi di dollari. Nel 2021 previsto un controvalore di 350 miliardi di dollari. Italia nella top 10
di Angela Zoppo
Se il 2020 non sarà ricordato solo come l’anno nefasto della pandemia Covid-19, una parte di merito andrà al rally dei green bond: una prestazione senza uguali dal 2007, quando questi strumenti finanziari sono nati con la prima emissione da 807,2 milioni di dollari targata Banca europea degli investimenti.
Secondo i dati di Cbi (Climate bond initiative, il più accreditato termometro del settore), l’anno si è chiuso con volumi superiori ai 329 miliardi di dollari, contro i 265,4 miliardi di dollari del 2019. Brilla su tutte la performance di settembre, che ha totalizzato emissioni per ben 36,8 miliardi di dollari. Fanalino di coda in questo bilancio di fine anno è marzo, il mese che ha coinciso con i lockdown più severi per contenere la diffusione del virus: il controvalore delle emissioni registrate da Cbi è stato di appena 5,4 miliardi di dollari. Da lì in avanti la corsa è stata inarrestabile, e già aprile aveva riportato l’asticella in linea con le attese, risalendo a ben 19,2 miliardi di dollari. Al totale di 329 miliardi di dollari concorrono per 50,1 miliardi le emissione col bollino Cbi, quelle cioè che legano la raccolta sul mercato alla lotta al cambiamento climatico. Altri 172,7 miliardi di dollari appartengono alla categoria comunque considerata allineata ai criteri Cbi, mentre l’ultima fetta di 106,2 miliardi di dollari comprende i green bond più generici.
Una data che rimarrà negli annali del settore è quella del 15 dicembre, quando sempre Climate bond initiative ha annunciato il raggiungimento del trilione. Il volume delle emissioni dal 2007 a oggi ha raggiunto così (e già superato) il controvalore di mille miliardi di dollari. Le attese per il 2021 sono buone, anche alla luce della vittoria di Joe Biden alle presidenziali negli Stati Uniti, che riporterà il Paese nel club degli accordi di Parigi per contrastare il surriscaldamento globale. La stima è che l’anno in corso si chiuda con emissioni per circa 350 miliardi di dollari. Gli Usa sono già leader nei green bond, con volumi cumulati per 211,7 miliardi di dollari, un quinto circa del trilione appena celebrato. Segue la Cina, protagonista di una vera e propria rincorsa, con 127,3 miliardi di dollari, Piazzamento sul podio anche per un paese europeo, la Francia, con ben 115,6 miliardi di dollari grazie anche ai bond sovrani. Seguono a parecchie lunghezze la Germania, con 78,3 miliardi, e l’Olanda, con 52,1 miliardi di dollari. L’Italia è decima, posizione che la fa rientrare comunque nella top ten delle emissioni verdi, con
17,8 miliardi di dollari, dietro a Svezia (40,2 miliardi), Spagna (34 miliardi), Canada (25,9 miliardi), e Giappone (24,2 miliardi). Quanto ai settori, domina ancora l’energia, con una quota del 35%, ma sta crescendo il peso dei trasporti, ormai vicino al 19%. La categoria che detiene il maggior volume di emissioni green è quella delle Financial corporate, banche etc, con 205,6 miliardi di dollari, ma la differenza con le Non-Financial Corporate è ormai davvero minima, avendo queste ultime totalizzato 205 miliardi. Al terzo posto si trovano le banche di sviluppo, come Bei, con 158.8 miliardi di dollari. (riproduzione riservata)
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