Le attività estrattive in cave hanno origini consolidate nel nostro Paese. I materiali estratti sono principalmente la ghiaia, la sabbia, l’argilla e il caolino, nonché le pietre ornamentali e da costruzione, il calcare, la pietra da gesso, la creta e l’ardesia. Le estrazioni si svolgono in luoghi caratterizzati da una forte variabilità ambientale: le modalità operative dipendono dal materiale estratto e, talvolta, anche dall’esperienza e dalle tradizioni minerarie locali.
Il fattore ambientale risulta essere pertanto determinante per l’organizzazione e la gestione delle misure di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Secondo la codifica Istat Ateco 2007 delle attività economiche, quelle di estrazione di pietra, sabbia e argilla, vengono identificate nel gruppo B 081; l’estrazione di pietre ornamentali e da costruzione nella classe B 0811 mentre l’estrazione di ghiaia, sabbia, argilla e caolino nella classe B 0812.
Dal punto di vista infortunistico si può notare che nel quinquennio 2015-2019, le denunce nella divisione B 08 – Altre attività di estrazione di minerali da cave e miniere (2.309) risultano essere concentrate per circa l’87% (2.008) nella classe B 081 mentre il 13% (286) ha riguardato i lavoratori nell’estrazione di minerali da cave e miniere (B 089). Entrando nel dettaglio del gruppo B 081, gli infortuni si distribuiscono equamente poi nei due filoni: estrazione di pietre (971 casi) e nell’estrazione di ghiaia e sabbia, argille e caolino (976).
In merito ai casi mortali, nel quinquennio considerato, 26 sono stati i decessi avvenuti nella B 08, di cui 22 casi hanno coinvolto lavoratori della B 081: 15 nella B 0811 e 5 casi nella B 0812.
Oltre l’88% (1.777 casi) delle denunce complessive del gruppo B 081 risultano accertati
positivamente (una percentuale molto più alta rispetto all’intera gestione Industria e servizi, 66,3%) e di questi la quasi totalità (1.674) si sono verificati durante lo svolgimento dell’attività lavorativa.
Considerando i soli casi riconosciuti in occasione di lavoro, uno su quattro ha riguardato gli operai addetti alla cava: il cavatore, l’escavatorista e il manovale di cava; il 10% circa gli autotrasportatori, sia delle autobetoniere che degli autocarri. Quasi il 90% sono riconducibili ad infortuni che hanno determinato contusione (27,0%), frattura (22,6%), lussazione (oltre il 20%) e ferita (19,2%). Circa un terzo delle contusioni hanno riguardato gli arti superiori in particolare la mano, a seguire gli arti inferiori (23,2%) e la testa (oltre il 20%). Per gli eventi con esito mortale, è la frattura la principale causa del decesso in particolare del cranio e della parete toracica.
Nei 5 anni considerati, un infortunio su tre è avvenuto nel Centro del Paese (559), seguono poi il Nord-Ovest con il 23,0% (386) e il Nord-Est con il 22,0% (368), la parte residuale (Mezzogiorno) riunisce il 21,6% (361) del totale. Le regioni maggiormente colpite sono la Toscana (395 casi) e la Lombardia (254) proprio per la presenza di numerose cave attive produttive, in particolare quelle di marmo nella provincia di Massa Carrara e di sabbia e ghiaia e di giacimenti minerari, nelle province di Brescia e Bergamo. Numerosi sono anche i giacimenti di pietra calcarea nella provincia di Brescia.
A Massa Carrara spetta il triste primato degli infortuni mortali riconosciuti in occasione di lavoro nel gruppo B 081 estrazione di pietra, sabbia e argilla (7 nel quinquennio) con età media 50 anni, esattamente la metà rispetto ai quattordici verificatisi nell’intera gestione Industria e servizi per la stessa provincia, a testimonianza di un comparto in cui la gravità delle conseguenze risulta essere molto alta.
Sono molti i modi in cui si può morire durante le lavorazioni nelle cave di marmo: schiacciati dai blocchi o dagli escavatori in manovra, sommersi dalla frana di un versante, colpiti dalle perline del filo diamantato dei macchinari che tagliano il materiale.
Si può notare inoltre che se nell’intera gestione Industria e servizi, le menomazioni permanenti hanno rappresentato circa l’8% degli indennizzi per infortuni avvenuti nel quinquennio, nelle attività estrattive B 081, il dato sale addirittura al 14,9%, più alto anche di quello delle Costruzioni (13,3%).
Anche l’incidenza degli indennizzi ai superstiti dei lavoratori deceduti, nelle attività estrattive nei cinque anni, risulta essere molto più alta (0,9%) rispetto a quella delle Costruzioni (0,3%) e all’intera gestione Industria e servizi (0,1%).
Sul fronte delle malattie professionali, in particolare i cavatori e gli escavatoristi hanno un rischio piuttosto elevato di sviluppare affezioni della colonna vertebrale in particolare dorso-lombari. Tali lavoratori sono inoltre esposti anche al rumore dei macchinari utilizzati che con il tempo può essere motivo di malattie come l’ipoacusia da rumore.
Le tecnopatie manifestatesi e denunciate nel quinquennio 2015-2019 per i lavoratori dello stesso gruppo dell’estrazione di pietra, sabbia e argilla, sono state 753 con un andamento altalenante nel corso dei cinque anni. In particolare circa l’80% ha interessato complessivamente le malattie osteo muscolari e del tessuto connettivo e quelle dell’orecchio.
Alta è anche la diffusione nell’ambiente di polveri come la silice, a causa di alcune attività quali la perforazione, l’esplosione delle cariche sul fronte di scavo e il successivo prelievo della roccia con escavatori e pale meccaniche che a lungo termine può essere causa di malattie dell’apparato respiratorio.
Fonte: INAIL