Nella prima metà del 2020 le passività delle imprese italiane sono aumentate di circa 19 miliardi, guidate principalmente dai flussi positivi di prestiti (28,4 miliardi di euro). Mentre nel primo trimestre l’aumento dei prestiti ha riguardato sia quelli a breve sia quelli a medio-lungo termine, nel secondo trimestre si è registrata una ricomposizione delle scadenze, a favore di quelle più lunghe. È quanto si legge nella nota di Banca d’Italia su «I conti economici e finanziari durante la crisi sanitaria del Covid-19» nella quale si precisa che nel complesso del semestre il flusso negativo dei prestiti a breve termine, pari a 16,2 miliardi, è stato più che compensato da quello positivo dei prestiti a medio-lungo termine, pari a circa 44,6 miliardi.
Sempre sul lato delle passività, sono stati registrati flussi negativi di emissioni di titoli e azioni e partecipazioni nel primo semestre per 1,8 e 18,4 miliardi di euro, rispettivamente.
Infine, anche per effetto delle proroghe fiscali previste dagli interventi governativi, le imprese italiane hanno registrato un aumento degli altri conti passivi pari a circa 2,5 miliardi di euro.
«L’andamento complessivo delle passività e attività dei conti finanziari (in particolare la crescita dei depositi delle imprese) mostra che la difficoltà nel far confluire i fondi delle famiglie nell’economia reale non è riconducibile né a difficoltà di canalizzazione del risparmio, né a limitazioni nella raccolta di finanziamenti», recita il documento, di Via Nazionale, «all’accreditamento netto del settore hanno presumibilmente concorso sia l’esigenza di accrescere le riserve finanziarie a fronte della perdurante incertezza sia il rinvio forzoso degli investimenti reali dettato dalle restrizioni all’esercizio delle attività produttive».
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