di Giorgio Rizzo
La Cina è cresciuta del 2,3% nel 2020, uscendo da una contrazione storica nei primi mesi dell’anno per diventare l’unica grande economia mondiale a crescere in quello che è stato un anno devastato dalla crisi sanitaria.
La capacità della Cina di crescere, nel contesto della lotta per controllare una pandemia furiosa che ha ucciso più di due milioni di persone nel mondo, sottolinea il successo del Paese nel controllare la diffusione del coronavirus all’interno dei suoi confini e consolida ulteriormente il suo status di economia dominante in Asia. L’economia cinese, la seconda più grande al mondo, ha chiuso l’anno in modo positivo. Il prodotto interno lordo è aumentato su base annua del 6,5% nel quarto trimestre, secondo i dati diffusi lunedì dal National Bureau of Statistics.
I risultati hanno superato le aspettative. Gli economisti intervistati dal Wall Street Journal prevedevano una crescita del 6,1% annuo nel quarto trimestre e un’espansione del 2,2% per l’intero anno. Registrando una crescita del 6,5% nell’ultimo trimestre, l’economia cinese ha recuperato la traiettoria di crescita che aveva seguito prima che il coronavirus iniziasse a diffondersi nella città di Wuhan circa un anno fa.
La Cina festeggia nel 2020 il record di 100 mila miliardi di yuan (12.700 miliardi di euro) di prodotto interno lordo.
Il gigante asiatico ha, però, recentemente segnalato un nuovo focolaio locale di Covid-19. I numeri riportati sono ancora bassi, ma le autorità hanno risposto con forza isolando le regioni. Sebbene i rischi siano aumentati, la Cina ha ancora buone possibilità di contenere l’epidemia.
Di conseguenza la politica economica ritirerà con cautela parte del suo sostegno e la normalizzazione delle politiche implicherà probabilmente una riduzione del deficit fiscale ufficiale al 3% circa.
Poiché in precedenza la People Bank of China si era basata principalmente su strumenti quantitativi, l’offerta di moneta sarà la prima a rallentare», afferma Christoph Siepmann, senior economist di Generali Investments.
L’esperto non si aspetta «un primo aumento dei tassi prima della fine di quest’anno mentre, su scala più ampia, la politica riprenderà il derisking, in particolare nel settore immobiliare, aumentando il sostegno alla tecnologia e accelerando le riforme strutturali e lo sviluppo green.
Nell’insieme, continuiamo ad aspettarci una crescita del pil pari al 7,8% nel 2021». (riproduzione riservata)
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